Macroglobulinemia di Waldenström

La Macroglobulinemia di Waldenström (MW), prende il nome dal suo scopritore ed essa rappresenta una neoplasia monoclonale caratterizzata dalla proliferazione di cellule B. In questa patologia vi è la presenza di un infiltrato plasmacellulare a livello del midollo osseo e, nel plasma, la presenza di una componente M dovuta alla iperproduzione di una gammaglobulina appartenente alla classe delle IgM. In questa tipologia di macroglobulinemia mancano le lesioni osteolitiche e la manifestazione clinica preponderante è la sindrome da iperviscosità.

L’MW è dunque un tipo di Linfoma Linfoplasmocitico (LPL) caratterizzato dalla presenza nel midollo ematopoietico di elementi Linfoplasmocitoidi che producendo un tipo di IgM sono i responsabili di molti dei sintomi riferiti dai pazienti. Si tratta di una rara malattia  a progressione molto lenta che colpisce persone molto anziane. Attualmente l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la classifica tra i linfomi a basso grado di malignità. Colpisce maggiormente i maschi sopra la sesta decade di età.

EZIOLOGIA: L’eziologia della macroglobulinemia è sconosciuta, ma sono stati individuati alcuni fattori di rischio come la presenza nell’anamnesi di malattie autoimmuni, epatite, infezione da HIV e da Rickettsie.

Sintomi: Nella maggior parte dei casi la malattia non mostra alcun sintomo per molti anni durante il suo progredire; ma se presenti i sintomi sono in genere: astenia, cefalea, disturbi visivi, vertigini, tutti sintomi causati dalla iperviscosità del sangue e dalla formazione di aggregati di eritrociti.

In seguito possono essere presenti sintomi come: emorragia, epatomegalia, linfoadenomegalia, o sintomi che fanno sospettare una neuropatia periferica.

DIAGNOSI:

Anamnesi;

Esame obiettivo: pallore cutaneo, petecchie, ecchimosi, linfoadenomegalie ed organomegalie;

Esami di laboratorio: emocromo, funzionalità renale ed epatica; HBV, HCV; LDH e Beta-2-microglobulina;

Elettroforesi delle sieroproteine;

Immunofissazione;

Ricerca e dosaggio della proteinuria di Bence Jones nelle urine delle 24 ore;

Agoaspirato midollare e biopsia osteo-midollare;

Ecografia addome;

Radiografia del torace;

Tomografia computerizzata (TC) del torace-addome e pelvi.

TERAPIA: plasmaferesi, agenti alchilanti, Inibitori del Proteasoma, Analoghi delle purine, Anticorpi monoclonali, Inibitori della Bruton Tirosin Kinasi, Trapianto di Cellule staminali ematopoietiche.

PROGNOSI: la sopravvivenza media varia da 5 a 7-10 anni.

 

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