Diabete Insipido

Deficit dell’azione dell’ADH, caratterizzato da poliuria, vale a dire dal passaggio di una gran quantità di urina molto diluita. Come conseguenza della disidratazione, si periferica un incremento dell’osmolalità plasmatici, che stimola il meccanismo della sete ed induce polidipsia.

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Cause del diabete insipido e suddivisioni

A seconda delle cause che portano questo tipo di diabete, distinguiamo altre tipoloie:

Diabete insipido neurogeno

  • da difetto della secrezione ormonale conseguente a lesioni flogistiche, neoplastiche, vascolari traumatiche interessanti la regione ipotalamica anteriore o la neuroipofisi.
  • familiare: raro (trasmissione autosomica recessiva o dominante)
  • idiomatico: si manifesta nella tarda infanzia, nell’adolescenza e talvolta nell’adulto. (riduzione numero di fibre nervose contenenti ADH)

Diabete insipido da ipofisectomia

  • da difetto di sintesi ormonale per anomalie congenite del SNC che possono interessare anche l’adenoipofisi dando luogo a sindromi molto complesse
  • da difetti su base genetica degli osmocettori, la cui soglia di sensibilità risulta abnormemente elevata. In questi casi la liberazione di ADH è ottenibile con stimolazione nicotinica.

Diabete insipido nefrogeno

Mancata risposta renale all’azione fisiologica dell’ADH → normali o ↑ livelli ADH:

  • sindrome ereditaria legata al cromosoma X, spesso associata a ritardo mentale. In questi casi, la stimolazione delle cellule tubulari con ADH non è seguita dalla liberazione del secondo messaggero (cAMP)
  • forma acquisita iatrogena conseguente generalmente alla somministrazione di sali di litio (inibisce la sensibilità del tubulo renale all’ADH → attività inibitoria sull’adenilato ciclasi ADH-sensibile
  • forma acquisita conseguente a nefropatie croniche
  • ipokaliemia
  • ipercalcemia

Diabete insipido gestazionale

Deficit di ADH che si sviluppa in gravidanza a causa di una produzione eccessiva di attività vasopressinasica placentare che degrada rapidamente la vasopressina.

Polidipsia primaria

Riduzione ADH → ↑ introduzione di H2O. Difetto primitivo dei meccanismi osmoregolatori della sete oppure può far parte di un difetto cognitivo generalizzato associato a schizofrenia o ad altri disturbi mentali, dando luogo ad una sindrome, che è stata definita polidpsia psicogena o “patomania”.

Diagnosi differenziale (distinzione fra i vari tipi di diabete insipido)

  • Osmolalità plasmatica ed urinaria: prelievo simultaneo di plasma ed urine per valutare l’osmolalità ed il sodio. In entrambi i tipi di diabete insipido, il problema principale è un’inappropriata eliminazione di acqua, l’urina sarà meno concentrata del plasma. Nelle polidipsia psicogena il plasma e l’urina saranno entrambi diluiti.
  • Privazione di acqua: si proibisce l’assunzione di acqua per 12-18h. Ogni 2h vanno valutati peso corporeo, diuresi, peso specifico urinario ed osmolalità plasmatica. Il test va sospeso se il peso scende più del 3%. Un aumento dell’osmolalità urinaria sopra i valori di quella plasmatica indicano una polidipsia psicogena. Un peso specifico urinario inferiore a 1005 indica un diabete insipido sia neurogeno che nefrogenico.
  • Dosaggio dell’ADH: per distinguere la forma di ADH-sensibile (neurogeno) da quella insensibile (nefrogenica). Livelli normali o alti di ADH indicano un diabete insipido nefrogenico.
  • Test con vasopressina: somministrazione di 5 unità di vasopressina o desmopressina acetato per via sottocutanea e successiva misurazione della dell’osmolalità urinaria e plasmatica. Un aumento dell’osmolalità urinaria superiore al 50% a quello dell’osmolalità plasmatica indica un diabete insipido neurogeno; un mancato aumento dell’osmolalità urinaria indica un diabete insipido nefrogenico.

Terapia per diabete insipido neurogenico

Diabete insipido neurogenico: desmopressina acetato, un analogo sintetico della vasopressina. La somministrazione viene fatta per via intranasale , con frequenza variabile a seconda del paziente.

Terapia per diabete insipido nefrogenico

Diabete insipido nefrogenico: se possibile, trattare le malattie a monte del disturbo. L’obiettivo è di mantenere il paziente in una condizione di modica deplezione di sodio e ridurre il carico dei soluti a livello renale, incrementando così il riassorbimento tubulare prossimale.

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