Malattie Cerebrovascolari
Le malattie cerebrovascolari sono la prima causa di morte nei paesi occidentali, mentre nei paesi in via di sviluppo vi sono altre patologie che rappresentano la prima causa di morte tipo le malattie infettive oppure le neoplasie.
La prevalenza della patologia cerebrovascolare varia in base all’età, è bassa fino ai quarant’anni e si eleva con l’avanzare dell’età. In generale la prevalenza è di un ictus ogni 63 abitanti ed è ovviamente più alta nella fascia di età al di sopra dei 60. Il decennio più colpito è quello tra i 75 e 84 anni, 300 mila ammalati per milione, quindi una prevalenza piuttosto alta.
L’incidenza dell’ictus, ovvero i nuovi casi registrati per anno, nella fascia dai 70 agli 80 anni, è di un ictus ogni 290 abitanti, e 563 casi al giorno, un caso ogni tre minuti. L’ictus è tra le cause più frequenti di accesso al pronto soccorso.
Le due principali manifestazioni sono:
- l’ictus, causato da ischemia cerebrale dalla durata tale da determinare la comparsa di segni e sintomi focali che non scompaiono entro le 24 ore.
- il TIA, attacco ischemico transitorio, che consiste nell’improvvisa comparsa di segni e sintomi focali, che scompaiono entro le 24 ore.
Le principali cause sono la formazione di placche aterosclerotiche a livello delle carotidi, embolie a partenza dal cuore, disordini ematologici, displasie fibromuscolari e vasculiti.
DIAGNOSI
Per la diagnosi è fondamentale un’anamnesi accurata, che identifichi sia il periodo d’insorgenza che la durata dei sintomi e i fattori di rischio per l’ictus. L’ictus emorragico presenta una insorgenza più catastrofica e acuta rispetto all’ictus ischemico, anche se entrambi tendono a insorgere improvvisamente. La TAC encefalica o la RMN possono distinguere tra ictus ischemico ed emorragico, guidando perciò le decisioni per il trattamento urgente.
Tra gli eventi patologici oltre al primo ictus c’è anche il reictus. Il rischio che l’ictus recidivi è piuttosto alto nel primo anno, piuttosto basso tra il secondo ed il quarto, per elevarsi successivamente dopo il quinto anno, ciò è dovuto al fatto che entro il primo anno si completa un processo che era stato già innescato col primo ictus: per esempio, c’è una placca friabile sull’arteria carotide interna che ha rilasciato dei frammenti trombotici che sono diventati embolici ed ha determinato l’ictus, tale placca resta instabile e quindi per un annetto può continuare a rilasciare frammenti. Dopodiché, finito questo bisogna aspettare che un’altra placca, dopo un po’ di tempo, diventi di nuovo friabile e si possa rimettere in gioco un meccanismo analogo. Questa è la spiegazione del perchè il rischio sia più elevato nel primo anno e poi più basso negli anni successivi per poi rielevarsi.
PROGNOSI
La prognosi a sei mesi è piuttosto severa, considerato che:
– 40% a sei mesi muore;
– 10% dei pz ha una vita indipendente;
– 20% torna a casa ma ha una vita da disabile, e deve essere aiutato nelle attività quotidiane
– 30% vive in istituzioni.
TERAPIA
La scelta della terapia più appropriata dopo un episodio di ictus dipende, prima di tutto, dal tipo di ictus stesso (ischemico o emorragico) e, in secondo luogo, dall’area cerebrale coinvolta e dalla causa scatenante. Nei casi di ictus ischemico, si somministrano farmaci anti-trombotici e anti-coagulanti (come l’aspirina), mentre, ai pazienti con ictus emorragico si danno farmaci coagulanti.