Edema
Perché non si modifichi il volume del liquido extracellulare ci dev’essere un equilibrio tra entrata ed uscita di liquido nei capillari. I parametri che regolano questo processo sono le pressioni idrostatiche e colloido-osmotiche di sangue e liquido extracellulare.
Perché non si modifichi il volume del liquido extracellulare ci dev’essere un equilibrio tra entrata ed uscita di liquido nei capillari. I parametri che regolano questo processo sono le pressioni idrostatiche e colloido-osmotiche di sangue e liquido extracellulare.
La pressione idrostatica nelle arteriole si aggira intorno ai 30 mmHg mentre nelle venule essa è di circa 8/10 mmHg. La pressione osmotica è invece determinata dalle proteine del plasma che si oppongono all’uscita di plasma. La differenza di pressione colloido-osmotica tra interno ed esterno è di circa 18/20 mmHg.
Nella parte arteriolare la pressione idrostatica è maggiore di 18 mmHg e perciò l’acqua tende ad uscire. Il contrario avviene nella parte venulare. Al netto vi è una piccola parte di liquido che esce in eccesso ma esso è drenato dal sistema linfatico.
Nell’infiammazione acuta si verificano due eventi:
1. aumento di flusso con conseguente aumento della pressione idrostatica. Questo si verifica anche in caso di un arrossamento non infiammatorio ed in questo caso il sistema linfatico sarebbe perfettamente in grado di drenare il liquido extravasato;
2. la permeabilità alle proteine si modifica. Le giunzioni tra le cellule endoteliali si allentano lasciando passare proteine plasmatiche: così anche la differenza di pressione colloido-osmotica tra capillari ed interstizio si affievolisce
L’edema non è un evento esclusivo del processo infiammatorio ma si caratterizza per la ricchezza in proteine del liquido extravasato perché l’infiammazione varia la permeabilità dei capillari alle proteine plasmatiche.
L’edema ha una funzione importante nel processo della guarigione perché:
· l’aumento di liquido nella zona extracellulare tende a diluire qualsiasi sostanza tossica ivi presente;
· l’aumento di permeabilità alle proteine permette ad alcune di queste, come le Ig o le proteine del complemento, di raggiungere il sito di infiammazione;
· l’aumento di flusso permette che nella zona arrivi una maggiore quantità di sostanze utili per rigenerare i tessuti danneggiati;
· aumento di flusso attraverso i vasi linfatici fa sì che più facilmente gli antigeni provenienti dalle zone infiammate raggiungano i linfonodi.
Si può valutare il processo infiammatorio dal tipo di proteine che extravasano: tanto maggiore è l’insulto infiammatorio tanto più marcata sarà la contrazione delle cellule endoteliali e tanto più grandi sono le proteine che raggiungono il liquido interstiziale.
Oltre alla contrazione può darsi che un ruolo nell’edema possa essere ricoperto dall’aumento della transcitosi.
Se l’endotelio viene danneggiato tanto che anche eritrociti possono passare nel liquido interstiziale allora si parla di infiammazione emorragica.
Meccanismo Biochimico della Vasodilatazione:
1. Attivazione di recettori da parte di agenti come l’istamina (recettori H1) accoppiati a G proteine con subunità aq nelle cellule endoteliali. Di recettori per l’istamina ce ne sono di diversi tipi. Gli H2 sono espressi nella mucosa gastrica. Inibitori selettivi del recettore H2 sono usati nel trattamento delle gastriti o delle ulcere della mucosa gastrica e duodenale;
2. si attiva la fosfolipasi C che idrolizza il PIP2, con produzione di IP3 e DAG;
3. l’IP3 induce il rilascio di calcio dal reticolo endoplasmatico;
4. aumenta la concentrazione di calcio nel citoplasma;
5. A) In alcune cellule:
o il calcio si lega alla calmodulina ed il complesso Ca-Calmodulina attiva la NO sintetasi di tipo costitutivo. Di NO sintetasi ne esistono varie isoforme. Quella di tipo endoteliale è simile a quella neuronale (molto importante perché si ritiene sia implicata nei meccanismi della memoria). Una terza famiglia è la NO sintetasi inducibile (ovvero la cui espressione genica, più che l’attività, è modulata) che è presente per esempio nei macrofagi;
o produzione di NO (messaggero 1);
o l’NO, diffuso verso le cellule muscolari liscie sottostanti, si lega alla guanilato ciclasi NO dipendente con produzione di cGMP;
5. B) In altre cellule:
o si ha attivazione da parte del complesso Ca-Calmodulina della fosfolipasi A2 con produzione di acido arachidonico;
o sintesi a partire dall’acido arachidonico, ad opera delle cicloossigenasi, di prostacicline, di prostaglandine e di trombossani e, ad opera delle lipoossigenasi, di leucotrieni (messaggeri 2);
o i messaggeri 2, diffusi verso le cellule muscolari liscie sottostanti, si legano ad uno specifico recettore associato ad una proteina Gs con conseguente attivazione dell’adenilato ciclasi;
o l’attivazione dell’adenilato ciclasi porta alla produzione di cAMP;
6. il cAMP (o il cGMP in alcuni tessuti) attiva la PKA (o PKG) che fosforila la chinasi della catena leggera della miosina inattivandola.
I due meccanismi (quello che coinvolge il messaggero 1 e quello che invece coinvolge i messaggeri 2) sono in alternativa e avvengono in cellule diverse.