Prevenzione del Tumore alla Mammella

Il tumore della mammella è la prima causa di morte nel sesso femminile. Spesso si parla di prevenzione di tumore al seno ma impropriamente, in quanto i programmi di prevenzione prevedono tutta una serie di strategie che hanno come obiettivo la diagnosi del tumore mammario in una fase iniziale.

Sarebbe più corretto parlare di “Prevenzione dei danni del cancro mammario”. In realtà, con il termine di prevenzione si intendono tutta una serie di raccomandazioni e consigli al fine di ridurre la mortalità legata alla malattia, cercando di formulare la diagnosi di cancro mammario nella sua fase più precoce, il che consente di attuare tutte le strategie terapeutiche possibili e migliorare le percentuali di “guarigione”.

Il cancro mammario ha un’elevata incidenza, ma è giusto sottolineare che non tutti i noduli mammari sono maligni e che va sempre fatta una accurata diagnosi differenziale. Nell’età giovanile dai 20 ai 30 anni prevalgono i noduli benigni e spesso sono “fibroadenomi”, dai 35-40 anni, invece, aumenta progressivamente il rischio di ammalarsi di ca mammario.
In generale, le malattie benigne della mammella presentano un’elevata incidenza e comprendono quadri clinici correlati in realtà a situazioni fisiopatologiche di fibrosi, adenosi, formazioni cistiche, ossia spesso condizioni di “normalità”.

Le malattie benigne sono influenzate nella loro evidenza clinica dal ciclo mestruale e spesso l’incidenza è sottostimata: può interessare il 50-75% della popolazione generale. L’ampia variabilità delle percentuali è dovuta a diagnosi sempre più precise e al riscontro di situazioni al limite tra il “fisiologico” e il “patologico” che non sarebbero nemmeno evidenziate se non ci fossero i programmi di screening e di prevenzione che, conseguentemente, portano ad un maggior numero di esami strumentali. L’età media di insorgenza è tra 18 e 67 anni con un’età media di 39 anni.

Anche per le lesioni benigne possono essere individuati fattori di rischio riconosciuti all’anamnesi in disturbi mestruali, cicli irregolari, aborti spontanei, non uso di contraccettivi orali, familiarità per lesioni mammarie. Il ruolo dei contraccettivi orali è molto discusso: l’uso a lungo termine riduce il rischio di patologia mammaria benigna e avrebbe anche un effetto protettivo: è ampiamente dimostrato, inoltre, che non esiste nessuna correlazione con il rischio neoplastico.

Dal punto di vista anatomo-patologico, le lesioni mammarie vengono differenziate in base alle loro caratteristiche proliferative più o meno presenti comprendendo nelle forme di iperplasia epiteliale duttale e lobulare con atipie le vere “precancerosi”, ossia situazioni sulle quali nel tempo potrebbero svilupparsi cellule cancerose; per tutte le altre lesioni benigne non esiste nessuna correlazione con il rischio di neoplastico. Il cancro della mammella è il tumore maligno più frequente ed è la prima causa di morte nel sesso femminile anche se nell’1% dei casi può interessare anche il sesso maschile.

Ha un’elevata incidenza, un decorso clinico eterogeneo variabile e una lunga storia naturale. Non conosciamo le vere cause, ma molto sappiamo dei meccanismi biologici, dei fattori di rischio, della storia naturale e della efficacia della terapie. Alcune caratteristiche demografiche e fisiologiche del cancro mammario vengono correlate all’età, allo stato socioeconomico proprio delle popolazioni occidentali, alle classi socioculturali più agiate, alle popolazioni migrate nei Paesi più ricchi in età prepuberale o puberale.

L’età di insorgenza si è progressivamente estesa sia alle donne più anziane, per aumento della vita media, sia alle donne più giovani per cause non ancora note. Vengono descritti anche fattori ambientali come favorenti la trasformazione neoplastica: le radiazioni ionizzanti, le terapie ormonali in menopausa. Una dieta ricca di grassi, la scarsa attività fisica, un consumo eccessivo di alcool, la dieta povera di frutta e verdura o di fitoestrogeni.

I fattori dietetici possono, per un eccesso di sostanze oncogene, favorire i processi cancerogenetici, così come un difetto di sostanze protettive non interverrebbero a riparare i danni.
Molto dibattuto è l’uso dei contraccettivi orali e degli estrogeni in menopausa. Infatti i contraccettivi assunti per lungo tempo senza periodi di intervallo nelle donne molto giovani e gli estrogeni, nell’età adulta nel periodo perimenopausale potrebbero costituire uno stimolo abnorme alla proliferazione cellulare e in alcuni casi alla trasformazione tumorale.
Importante è anche la familiarità neoplastica generica o specifica per precedenti diagnosi di neoplasie della sfera ginecologica.

Tutte queste caratteristiche nel tempo sono state etichettate come “fattori di rischio”, utili a selezionare gruppi di donne che probabilmente si ammaleranno nel corso della loro vita, e quindi da sottoporre a controlli clinici e strumentali in maniera continua. Il concetto di rischio va differenziato da quello di “causa”: il rischio equivale alla probabilità elevata di ammalarsi, diverso da situazioni in cui possono essere escluse altre possibili cause, come il fumo per il tumore polmonare, vera e propria causa “diretta”.

Nel cancro mammario la causa o le possibili cause non sono ancora completamente note e sicuramente non possono confondersi con i fattori di rischio che descrivono caratteristiche più frequenti nelle donne che si ammalano. La diagnosi precoce è senza dubbio un’arma vincente in questa malattia: scoprire un tumore nella sua fase iniziale consente di attuare interventi conservativi psicologicamente più accettabili.

È giusto distinguere il concetto di “diagnosi precoce” del tumore, ossia in una fase precoce del suo sviluppo clinico in paziente sintomatica, dalla “diagnosi preclinica” del tumore ossia nella fase precoce, non visibile, del suo sviluppo biologico non evidente clinicamente in paziente asintomatica. Il tumore cresce lentamente con una crescita esponenziale, per cui un nodulo di 1 cm presente nella mammella ha una vita di circa 8-10 anni.

 

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