Sensibilità Dolorifica
Negli animali vengono valutati due tipi di sensibilità dolorifica:
SENSIBILITA’ DOLORIFICA SUPERFICIALE, La sensibilità dolorifica superficiale consiste nella percezione cosciente che la cute viene pizzicata o punta. La sensibilità dolorifica profonda consiste nella percezione cosciente della stimolazione dei recettori dolorifici più profondi presenti all’interno del corpo, come quelli associati al periostio.
Per valutare la sensibilità cutanea, viene utilizzata in tutte le specie una tecnica di pizzicamento in due tappe:
• All’inizio stringere leggermente una piccola area di cute tra le brache di un emostato
• Fermarsi fino a quando l’animale si calma
• Stringere forte per stimolare la reazione indicante la percezione cosciente di questo stimolo, per esempio, vocalizzazione o veloce orientamento della testa verso l’area stimolata, L’intera superficie cutanea innervata da un singolo nervo è chiamata dermatomo, o zona autonoma per quel nervo. Per determinare quali nervi periferici siano coinvolti in un processo patologico è importante stimolare solo le zone autonome ad essi relative. Man mano che la gravità della lesione del sistema nervoso aumenta, viene perduta prima la percezione del dolore superficiale e poi quella del dolore profondo.
IPERESTESIA: Si definisce iperestesia un’aumentata sensibilità alla stimolazione. Il termine è comunemente usato per descrivere una condizione in cui determinate aree del corpo appaiono dolenti in maniera inusuale quando vengono palpate manipolate. Il risconto di un’area di iperestesia permette spesso di localizzare una lesione a livello di un’area midollare ristretta. Un dolore vertebrale esteso, tuttavia, è più indicativo di una malattia diffusa, come la meningite. L’iperestesia associata leggera pressione delle zampe è indicativa di poliradicolo-neurite.
Le lesioni dei nervi sensitivi periferici invece è associata a riduzione della sensibilità
SENSIBILITA’ DOLORIFICA PROFONDA, La presenza o l’assenza della sensibilità dolorifica profonda (dolore evocato dalla pressione sul periostio) è importante poiché in corso di gravi lesioni midollari è l’ultima funzione ad essere perduta. La completa perdita della sensibilità dolorifica profonda si verifica solo in conseguenza di una resezione anatomica o funzionale completa. Il dolore profondo è valutato esercitando una crescente pressione con un emostato o uno strumento simile sul dito o sulla regione della pastoia dell’arto interessato e valutando la presenza di vocalizzazione, tentativi di mordere l’esaminatore o l’immediato orientamento del corpo verso l’area da cui proviene lo stimolo. Se ciò non avviene, il dolore profondo è assente. Se l’animale si limita a retrarre l’arto dallo stimolo, non bisogna concludere che la percezione del dolore profondo è presente.
Tale retrazione è una pura azione riflessa e sarà presente anche in un animale il cui midollo spinale è totalmente resecato cranialmente al livello che si sta testando. Per concludere che l’animale conserva la sensibilità dolorifica profonda, deve essere chiaramente osservata una risposta comportamentale cosciente (vocalizzazione, tentativo di mordere o un immediato orientamento del corpo verso l’area della stimolazione).