Rigenerazione

E’ questa una proprietà esistente tanto nelle piante che negli animali, in base alla quale si ha una reintegrazione o un rinnovamento di parti asportate, come pure una produzione di parti diverse da quelle asportate. La rigenerazione sostanzialmente va riguardata come il potere di costituire porzioni di organi od interi organi per opera di tessuti adulti.

Tale potere è più accentuato nelle specie dei tipi inferiori; esso, tuttavia, è estremamente variabile anche nell’ambito delle specie affini. Notevole è la rigenerazione nelle Planarie (Platelminti Turbellari), nei Lombrichi (Anellidi), in Cerebratulus (Nemertino); in questi animali anche da un frammento molto ridotto é possibile ottenere la rigenerazione di un organismo completo.

Peraltro è ben noto il fenomeno della scissione, per cui quando uno de¬gli individui viene tagliato trasversalmente in due parti, quella che ha la parte cefalica rigenera la caudale e quella cha ha la caudale la cefalica. Negli Echinodermi Asteroidei si può verificare che un singolo braccio rigeneri un individuo completo, per cui si passa attraverso uno stadio in cui è possibile costatare la cosiddetta forma a cometa, nella quale cioè detto braccio porta attaccate le altre quattro braccia ma di dimensioni molto più ridotte.

In alcune specie di Granchi, come pure di Oloturoidei, si ha il fenomeno della autotomia, cioè della amputazione volontaria ai fini soprattutto della difesa; le parti amputate poi vengono rigenerate. Se i Granchi di solito staccano le zampe, le Oloturie si liberano del sacco dei visceri, fenomeno che è denominato eviscerazione.

Nei Vertebrati capacità, rigenerative esistono nei Pesci, negli Anfibi e in qualche Rettile. Classico è l’esempio della rigenerazione della coda della Lucertola, la quale per autotomia la stacca se viene afferrata bruscamente proprio per essa. Negli Uccelli e nei Mammiferi sono scarse dette capacità; queste sono piuttosto limitate alla “cicatrizzazione” ed alla “saldatura”, cicatrizzazione, e quindi riparazione, di soluzioni di continuo di tessuti, fra cui in primo luogo di  quelli che compongono il tegumento, saldatura di porzioni ossee che si sono fratturate. In verità fra processi cicatriziali e processi rigenerativi veri e propri sussiste una sorta di antagonismo, nel senso che una cicatrizzazione piuttosto accelerata può impedire sul posto la rigenerazione.

Distinzione va fatta fra rigenerazione per omorfosi e rigenerazione per eteremorfosi; la prima dà luogo a parti corrispondenti a quelle staccatesi; la seconda a parti che sono diverse. Ovviamente la seconda rappresenta una sorta di eccezione, riscontrabile, ad esempio, nella Aragosta, che può rigenerare una antenna in luogo di un occhio asportato unitamente al suo ganglio. Le due forme di rigenerazione in ogni caso vengono operate grazie all’azione di un cosiddetto blastema di rigenerazione, che è dato appunto dai tessuti aventi, oltre alla intensa capacità proliferativa, anche quella del differenziamento citologico. Detto blastema è molto più attivo quando i tessuti sono giovani; altresì gli stessi tessuti sono più prolifici se sono rappresentati da elementi labili; lo sono di meno se da elementi stabili, non lo sono affatto se da elementi perenni.

Si ha anaplasia quando delle cellule riprendono l’attività moltiplicativa, previo il loro differenziamento come effetto di una loro intima modificazione; si ha ipertrofia quando le cellule aumentano di volume; si ha iperplasia quando le cellule aumentano di numero. Di solito le cellule ipertrofiche, cessata la causa, che tali li ha rese, tornano allo stato normale. Il termine neoplasia, infine, viene abitualmente indicato per designare i tumori, cioè quelle manifestazioni abnormi degli organismi caratterizzate soprattutto dal fatto che cellule (cellule neoplastiche) con protoplasma diverso da tutte le altre sono soggette ad un inarrestabile processo moltiplicativo.

I tumori, come e noto, vanno distinti in benigni e maligni; nei primi le cellule non sono radicalmente modificate rispetto a quelle da cui si sono originate, non invadono, distruggendoli, altri tessuti, e, se asportati chirurgicamente, non danno recidiva; nei secondi le cellule sono profondamente modificate rispetto alle originarie, invadono, distruggendoli, altri tessuti, e l’asportazione chirurgica deve essere totale, altrimenti una sola cellula residua può riformarli. Altresì i tumori maligni tendono a dare le cosiddette metastasi, costituite da frammenti di essi, che staccatisi e portati in giro dai tessuti liquidi (sangue o linfa), danno origine, in punti diversi di un organismo, a formazioni tumorali.

 

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