Organismi Geneticamente Modificati

Un fattore, spesso trascurato, di declino e di estinzione di molte specie è l'introduzione in un territorio di specie alloctone, cioè di specie che sono originarie di altre aree geografiche e che, quindi, non si sono adattate, attraverso il processo di selezione naturale, all'ambiente nel quale vengono immesse.

Un fattore, spesso trascurato, di declino e di estinzione di molte specie è l'introduzione in un territorio di specie alloctone, cioè di specie che sono originarie di altre aree geografiche e che, quindi, non si sono adattate, attraverso il processo di selezione naturale, all'ambiente nel quale vengono immesse. È importante tenere presente che le specie non solo si sono evolute nel corso di milioni di anni, ma si sono coevolute, ovvero si sono adattate reciprocamente in maniera da coesistere all'interno di determinati territori caratterizzati da specifiche condizioni fisiche, chimiche, climatiche, vegetazionali. L'introduzione di specie alloctone rappresenta sempre un pericolo.

È stato valutato che circa il 20% dei casi di estinzione di uccelli e mammiferi è da attribuirsi all'azione diretta di animali introdotti (soprattutto mammiferi). Ciò può essere dovuto a diverse cause: alla competizione per risorse limitate, alla predazione da parte della specie introdotta e alla diffusione di nuove malattie e parassitosi. Inoltre non bisogna trascurare i danni che molte specie introdotte possono arrecare alla vegetazione naturale, alle coltivazioni e alla zootecnia. Purtroppo in Europa il problema delle introduzioni di specie alloctone è stato trattato in passato con molta superficialità. Due casi sono emblematici: quello della vongola verace orientale, o vongola filippina (Tapes philippinarum), che ha portato in molte zone alla scomparsa della specie autoctona (Tapes decussatus), e quello dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), di importazione nordamericana, che sta soppiantando lo scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris).

Un ulteriore problema per la conservazione della biodiversità è rappresentato dall'introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Un organismo geneticamente modificato (OGM) o transgenico è un organismo nel cui corredo cromosomico è stato introdotto, tramite le tecniche dell'ingegneria genetica, un gene estraneo prelevato da un organismo donatore appartenente a diversa specie vivente, anche molto distante dal punto di vista della classificazione tassonomica dalla specie "ospite". Per tale via si conferisce all'organismo la caratteristica desiderata, come ad esempio nel caso dei vegetali, la resistenza agli erbicidi o a determinati insetti nocivi.

Questa tecnica viene applicata correntemente per molte specie coltivate (quali soia, mais, patate, tabacco, cotone) e per alcune specie forestali (pioppi ed eucalipti). I primi vegetali transgenici sono stati immessi sul mercato americano intorno alla metà degli anni '90 e nel 1996 hanno fatto il loro ingresso anche sul mercato europeo. Mentre nel 1996 l'area globale occupata da colture transgeniche era soli 1,7 milioni di ettari, nel 2000 era già di 39,9 milioni di ettari. Il 71% di quest'area era occupata da colture resistenti agli erbicidi (una caratteristica che permette di ridurre i costi della manodopera in quanto gli erbicidi vengono spruzzati su larga scala), il 22% da piante che producono un insetticida naturale (una caratteristica che evita di dovere spruzzare insetticidi chimici) e il rimanente 7% da varietà di cotone e grano che hanno ambedue le proprietà.

C'è un acceso dibattito politico e scientifico relativo ai rischi e ai benefici, sia sanitari sia ambientali, legati alla diffusione degli OGM. In particolare, oltre agli effetti temuti sulla salute umana (quali gli aumenti di allergie), si teme che l'ambiente possa risentirne notevolmente in termini di inquinamento genetico di specie naturali, di trasmissione ad erbe infestanti della resistenza agli erbicidi, di evoluzione di parassiti più resistenti, di permanenza di tossine nel terreno, di aumento dell'uso di erbicidi, di scomparsa di alcune specie di insetti e, quindi, di riduzione della biodiversità. Il rischio è, quindi, legato al fatto che vengano prodotti e liberati nell'ambiente organismi viventi "nuovi", che in natura non avrebbero mai potuto evolversi (si pensi alle piante modificate con geni provenienti da vegetali di specie diverse, o addirittura da animali) e che perciò l'ambiente non è preparato ad accogliere.

Per i sostenitori degli OGM, invece, i benefici derivanti dall'uso di alimenti transgenici consisterebbero nella riduzione dell'uso di pesticidi chimici, nell'aumento della produttività dei raccolti, nel più facile controllo delle erbe infestanti e, quindi, in un significativo miglioramento ambientale. Inoltre, gli OGM potrebbero venire impiegati per migliorare la salute umana attraverso l'aumento del contenuto di vitamine e minerali nell'alimentazione di base, l'eliminazione dei più comuni allergeni, lo sviluppo di proteine di alta qualità e l'inserimento di vaccini negli alimenti. Fino ad ora non esistono evidenze scientifiche che mostrano chiaramente gli effetti a lungo termine dell'uso degli OGM, ma, d'altra parte, questi effetti potrebbero essere visibili solo tra qualche anno quando potrebbe essere troppo tardi per porvi rimedio.