Tra gli strumenti più comuni di protezione individuale, Primi tra tutti i guanti, il cui impiego serve a ridurre la possibilità di contaminazione del prodotto per contatto e nello stesso tempo a proteggere l’operatore. I guanti devono calzare perfettamente la mano.
Non devono essere considerati sterili poiché l’operatore è a contatto sia con prodotti sterili che non sterili e la contaminazione della superficie dei guanti è pertanto inevitabile.E’ opportuno, durante l’attività, procedere ad una frequente disinfezione con alcool al 70% sterile per ridurre il “bioburden”.
Alto rischio: I guanti non devono essere considerati un sostituto ad una corretta manipolazione asettica, così come quest’ultima non può prescindere dal corretto impiego dei guanti. Quando si opera con prodotti ad elevato rischio è opportuno prendere alcune precauzioni:
• indossare un doppio paio di guanti ed operare frequenti cambi per evitare contaminazioni della pelle;
• il primo paio di guanti deve essere al di sotto del polsino del camice, il secondo paio di guanti deve essere al di sopra del polsino;
• rimuovere sempre il paio di guanti esterni ed eliminarli ogni qualvolta si tolgono le mani dal piano di lavoro o si verifica uno spargimento di materiale.
Sfilarsi i guanti, La procedura di sfilamento dei guanti è un’altra operazione importante:
• afferrare la parte esterna del guanto sovrastante sinistro con la mano destra e tirarlo in modo da rovesciarlo sino a formare una palla nella mano destra;
• infilare le dita della mano sinistra sotto il polsino del guanto sovrastante della mano destra e tirare il guanto sino a ricoprire il precedente guanto tirato a palla, facendo attenzione a non contaminare entrambi i due guanti sottostanti;
• afferrare la superficie interna del guanto sottostante, che è ora diventata la superficie esterna del guanto appallottolato che trattiene la contaminazione, ed eliminarlo nell’apposito contenitore.
Tra i diversi strumenti di protezione, in uso nei nostri laboratori, troviamo la maschera facciale, gli occhiali protettivi e il copricapo.
Tutti e tre pensati e studiati per difenderci da eventuali contaminazioni dirette ad uno dei punti più esposti e vulnerabili del nostro corpo, ma anche per prevenire contaminazioni “di prodotto”.
Il copricapo: serve per la protezione del prodotto (il materiale su cui stiamo lavorando) e del personale ed ha lo scopo di prevenire la caduta di capelli, squame, batteri sul piano di lavoro. Il problema esiste anche per i calvi in quanto anch’essi sono soggetti a desquamazione. Perché il copricapo sia efficace deve coprire bene tutti i capelli. Spostare i capelli dal viso al retro è, anche se difficilmente ci si fa caso, un gesto abituale per molti di noi, che però può trasferire contaminazioni da ed ai capelli stessi.
Occhiali protettivi: Gli occhiali, dotati anche di protezione laterale, s’indossano con l’obiettivo di prevenire che schizzi di materiale potenzialmente infetto o pericoloso possano raggiungere le mucose oculari e/o danneggiare la vista dell’operatore.
Maschera facciale: Questo dispositivo di protezione individuale serve per proteggere l’operatore da bio-aerosol e da eventuali schizzi; inoltre serve ad evitare che la fuoriuscita di goccioline di saliva, che si generano durante il parlare, il tossire, lo starnutire, possa contaminare il materiale sul quale stiamo lavorando. La maschera deve essere ben fissata e coprire completamente naso, mento e barba. Deve essere eliminata immediatamente dopo l’uso in appositi contenitori a tenuta poiché rappresenta una fonte concentrata di agenti potenzialmente infetti.
Così come, nella quotidianità, ci siamo abituati a considerare come parte del nostro “equipaggiamento protettivo” camice, maglietta, calzoni e zoccoli di tipo ospedaliero, spesso dimentichiamo una serie di piccoli accorgimenti pensati per migliorare l’efficacia di tali mezzi di protezione individuale.
Il camice: Il camice è fondamentale per la protezione del prodotto, inteso come materiale sul quale si opera, dell’operatore e dell’ambiente. Il camice, infatti, evita l’emissione di particelle da parte degli indumenti e della pelle esposta dell’operatore nell’area di lavoro. Al tempo stesso è indubbia la sua utilità nel proteggere l’operatore sanitario da sostanze pericolose. Anche se nella maggior parte dei laboratori d’analisi, grazie all’impiego di magliette e calzoni appositi, si ricorre all’utilizzo di camici con allacciatura anteriore, quelli con allacciatura posteriore, benché più scomodi da indossare, garantiscono una maggiore protezione. Il camice non va indossato fuori dall’area di lavoro, altrimenti viene a mancare la ragione del suo impiego: un camice contaminato può a sua volta contaminare altri ambienti o addirittura il materiale su cui si opera. Anche l’uso del camice, in modo particolare con allacciatura anteriore, calzato sopra ad indumenti personali, non è corretto. E’ fondamentale cambiare spesso il camice ed ogni qualvolta vi sia una contaminazione.
Camice ad allacciatura posteriore, Per togliersi correttamente questo tipo di camice operare come segue:
• togliersi i guanti esterni e slacciare i lacci del camice,
• afferrare la parte posteriore del camice all’altezza della spalla con la mano opposta e tirare il camice in avanti in modo da inguainare la manica. Trattenere la manica verso l’interno del camice.
• Ripetere l’operazione con l’altra mano e ripiegare il camice in modo che la parte esterna si trovi ora all’interno. I camici impiegati nella manipolazione di sostanze pericolose non devono mai essere indossati al di fuori dall’area a rischio.
Soprascarpe: I soprascarpe servono per proteggere “prodotto”, personale ed ambiente al fine di prevenire, in particolari situazioni di lavoro, che la contaminazione venga portata dalle scarpe dentro e fuori dall’area di rischio. Vanno calzati e tolti prima di entrare ed uscire dalle zone a rischio in cui si opera.