La domanda alla quale è opportuno rispondere, considerati i buoni livelli delle terapie sostitutive e le ormai lunghissime sopravvivenze dei pazienti in emodialisi o in peritoneo-dialisi, è se convenga in ogni caso eseguire un trapianto di rene, soprattutto se si tratta di dover decidere di trapiantare un rene che rientri nei Criteri Estesi dei Donatori (Expanded Criteria Donor-ECD). In uno studio recente è stata valutata la sopravvivenza dei pazienti dall’inizio dell’ESRD, in funzione delle modalità di trattamento: permanenza in dialisi, trapianto di rene da donatore vivente, trapianto da donatore standard o, infine, da donatore ECD. L’età del paziente è stata messa in funzione del periodo trascorso in dialisi fino a 2 anni e fra 2 e 4 anni pretrapianto e per tipo di trapianto.
Sulla base di questi dati, i pazienti più giovani (di età fra i 18 ed i 39 anni) avevano una aspettativa di vita significativamente più lunga con un trapianto da donatore vivente (27.6 anni) o in caso di trapianto di rene da donatore ottimale (24.6 anni) anche dopo 4 anni di dialisi rispetto a coevi che ricevevano un rene da donatore ECD con solo 2 anni di dialisi (17.6 anni). Comunque, nei riceventi più anziani (65 anni), l’aspettativa di vita quando veniva trapiantato un rene da ECD dopo 2 anni di dialisi (5.6 anni) era comparabile ad un rene da donatore standard (5.3 anni) o da donatore vivente (5.5 anni) dopo 4 anni di dialisi. In altre parole, al soggetto più giovane va trapiantato, anche dopo 4 anni di dialisi, o un rene da donatore vivente o da donatore standard. Il soggetto anziano va, al contrario, trapiantato appena possibile anche con un rene da donatore ECD:
i risultati ottenuti con un rene da vivente o da donatore standard dopo 4 anni di dialisi erano sovrapponibili a quelli dell’ECD dopo 2 anni. Il dato era particolarmente valido per soggetti anziani con diabete, le cui peggiori condizioni vascolari predispongono ad un più alto numero di complicanze. La percentuale di mortalità dopo il trapianto è più alta ed è più breve il periodo di ritorno in dialisi. La maggior parte delle morti avvengono per accidenti cardio-vascolari e per infezioni. Né vi è alcuna misura terapeutica in grado di ridurre questo rischio. Come anche non è stata dimostrata alcuna differenza nella graft o patient survival fra reni da donatore standard o da donatore marginale.
Nel breve periodo dopo il trapianto il rischio di morte è più alto per i trapiantati di rene rispetto a chi resta in dialisi. Tale rischio è più alto nei soggetti che hanno ricevuto un rene da donatore “marginale” rispetto al donatore “ideale”. È stato calcolato che sono necessari 100 giorni per un trapianto da donatore ottimale e quasi il doppio per un rene da donatore “marginale” perché il rischio di morte dopo trapianto si equivalga a quello di chi rimane in dialisi. Dopo, però, il rischio di morte va sempre diminuendo rispetto alla dialisi, fino a diventare la metà per il trapianto da vivente ed il 75% per il cadaverico a 2 anni.