Il trapianto si realizza fra un ricevente in insufficienza renale cronica terminale (End Stage Renal Disease-ESRD) ed un donatore istologicamente compatibile. Il trapianto di rene, come quello di fegato, può essere eseguito da donatore vivente o da donatore cadaverico. Nel primo caso, un soggetto sano dona uno dei due reni, solitamente il sinistro, ad un ricevente compatibile. Nel secondo, si trapiantano organi prelevati da donatore cadaverico deceduto per morte cerebrale. Il rene viene trapiantato in sede eterotopica in fossa iliaca destra o sinistra, anastomizzando i vasi renali con i vasi iliaci esterni e l’uretere con la vescica. In Italia è permessa solo la donazione fra consanguinei e, in casi particolari, fra non consanguinei compatibili, purché venga accertata l’assoluta gratuità della donazione.
Il trapianto di rene, quale opzione per il trattamento dell’ESRD, varia da Paese a Paese, sia come numero totale di trapianti eseguiti che come rapporto fra trapianto da donatore vivente e trapianto da donatore cadaverico. Particolari restrizioni legali e determinate barriere culturali sui criteri per la diagnosi di morte cerebrale o sulla donazione da vivente sono importanti fattori che ne condizionano la realizzazione. Nei Paesi come la Spagna, con una efficientissima rete di donazione di organi (organ procurement), si registrano da un lato liste di attesa con pochi pazienti, dall’altro una bassissima percentuale di trapianti da donatore vivente. Al contrario, nei Paesi con basso organ procurement, si registrano lunghe liste d’attesa ed alte percentuali di trapianti da donatori viventi, come negli Stati Uniti d’America, dove in alcuni Centri il trapianto da donatore vivente è il 60% dell’attività.
In Europa, la donazione da vivente non supera il 10%. Singolare è l’esperienza del Giappone dove esistono barriere culturali e, fino ad oggi, restrizioni legali sull’accettazione dei criteri di morte cerebrale. Qui, è particolarmente sviluppata la donazione da vivente e, soprattutto, il prelievo degli organi a cuore fermo. Questo viene realizzato con una particolare tecnica di perfusione con incannulamento endovascolare percutaneo direttamente in ambiente rianimatorio, con risultati in termini di numero di organi prelevati e di loro sopravvivenza inferiori a quelli che si ottengono con il prelievo a cuore battente.