Primachina

primachina

La Primachina non viene somministrata a scopo terapeutico, ma profilattico quando ci si trova o si sta per recarsi in regioni dove la malaria è endemica. La profilassi antimalarica riduce il rischio di infezione.

primachina

Il Chinino è stato il primo farmaco usato a questo scopo e poi ne sono stati sviluppati diversi altri e la PRIMACHINA è uno di quelli meglio tollerati.
Quando i soldati americani venivano in Europa, e in particolare in Italia, veniva loro somministrata la primachina perché in Italia c’erano ancora consistenti sacche di endemia malarica. In particolare una reazione anomala alla primachina si osservava nei soldati americani di origine Africana, i cosiddetti Afro-Americani, mentre nei caucasici non c’era questo tipo di reazione.

Ipersensibilità alla primachina

L’ipersensibilità alla primachina in alcuni soldati causava una reazione imprevista, un’anemia emolitica grave, in corrispondenza con la somministrazione di questo farmaco, che normalmente era molto ben tollerato.
L’effetto indesiderato è grave, praticamente i globuli rossi vanno incontro a LISI. Le indagini su questa particolare ipersensibilità portarono a chiarire che i soggetti interessati avevano un difetto genetico, la carenza dell’enzima Glucosio-6-P-Deidrogenasi, che è un enzima importante nel metabolismo degli zuccheri, in particolare degli esosi. L’enzima catalizza il primo passaggio della via degli esosi-monofosfati che è la principale fonte di NADPH nei globuli rossi. Questo difetto è importante nel globulo rosso che è una cellula particolare in quanto avendo perso il nucleo ha un corredo enzimatico e proteico prestabilito, per cui il globulo rosso non può sopperire alla carenza di un enzima necessario per mantenere l’equilibrio ossido-riduttivo.

Enzimopenia

I globuli rossi soffrono per la mancanza di G-6-PD essenziale per la formazione del NADPH, necessario per la sopravvivenza della cellula.
Dopo questa prima osservazione si andò ad indagare sul possibile numero di soggetti che erano carenti di questo enzima e si vide che è l’ENZIMOPENIA, cioè la carenza enzimatica, più comune al mondo: anche in Italia è particolarmente comune in Sardegna, è molto frequente negli Africani (circa il 10%) e di conseguenza negli Americani di origine Africana. Si stima che all’incirca 200-400 milioni di persone in tutto il mondo abbiano questo difetto.
Il gene si trova sul cromosoma X ed è per questo che la reazione anomala si riscontra principalmente nei soggetti maschi che avendo un solo cromosoma X hanno una carenza grave, mentre le donne avendo due cromosomi X, anche se eterozigoti, hanno una carenza meno marcata dell’enzima.

L’enzima ed il gene corrispondente sono oggi ben caratterizzati e si conoscono oltre quattrocento varianti di cui quattro sono le più comuni. I portatori di allele difettivo vanno incontro ad un’anemia emolitica grave in concomitanza con il trattamento con numerosi farmaci e anche con l’ingestione di fave fresche. In Sardegna questo tratto è conosciuto come “favismo” proprio perché è noto che questi soggetti non devono mangiare le fave, addirittura c’è stato in periodo in cui era proibita la coltivazione delle fave perché si riteneva che anche i pollini potessero avere lo stesso effetto.
L’ipersensibilità si estende dall’antimalarico primachina e suoi derivativi, ai sulfamidici, a diversi antibiotici come il Cloramfenicolo, ai nitrofurani, a numerosi analgesici e antipiretici, a farmaci antiepilettici e in generale tutti gli agenti ossidanti, molti dei quali si trovano anche nella dieta.

La carenza di G-6-P-D è associata ad un’insufficiente produzione di NADPH e quindi a un danno ossidativo marcato proprio per la mancanza di un agente riducente. In pratica chi ha ereditato questo tratto deve prestare particolare attenzione nell’assumere numerosi tipi di farmaci.
Questo fu il primo esempio di FARMACOGENETICA, cioè la prima volta in cui fu possibile collegare un difetto genetico ad un’intolleranza ai farmaci.