Francisella Tularensis

la Francisella Tularensis è l’agente eziologico della tularemia. Agente eziologico di classe A tra i più pericolosi. Cocco-bacillo, di dimensioni ridotte, gram negativo, aerobio obbligato, mobile, hanno un sottile strato di capsula lipidica, sporigeno, è un germe esigente non ideale per la coltivazione se si volesse usarlo come arma terroristica. E’ un parassita intracellulare e spiccata abilità di replicarsi all’interno del macrofago.

Molto resistente e quindi permanere nell’ambiente a lungo se si pensa che riesce a rimanere inalterato nella carne congelata. Il nome deriva dal primo isolamento nella cittadina della California ed il serbatoio naturale è un roditore. Anche in questo caso è una zoonosi ed il contatto all’uomo arriva tramite morso di questi roditori. Germe studiato solo di recente nel 1921 descritta la sua natura intracellulare e la sua capacità di replicarsi nel macrofago.

Molto aggressivo con repertorio di virulenza molto consistente ecco perchè di classe A. E’ altamente infettivo, bastano anche solo 10 cellule di francisella per causare patologia che può avvenire anche per inalazione.

Peculiarità:
• e’ caratterizzato da cellule molto piccole.
• che non si colorano bene.
• esigenti per la crescita per esempio hanno bisogno di cisteina nel terreno.

La trasmissione:
• cutanea: morso roditori.
• gastrointestinale: carne congelata non cotta bene.
• inalatoria: via preferenziale per il terrorista.

Le raccomandazioni del CDC di Atlanta è non manipolare il microrganismo direttamente sul campione perchè poche cellule per infezione, Patogenesi:
• Morso di zecca o del ragno (raro) dello scoiattolo e del gatto (raro) o roditori.
• Cibi contaminati.
• aerosol.

Fino ad oggi non dimostrata trasmissione interumana non ci sarebbe bisogno di contenimento in caso di focolaio. Genere studiato in tempi recenti poche conoscenze al riguardo. Si sa che nonostante non sia stata identificata una precisa esotossina ha questa grande capacità di replicarsi nel macrofago ed ha geni che sono raggruppati in quella che viene definita “isola di patogenicità”. Ha una sottile capsula per inibire la fagocitosi essendo un gram negativo ha il lipopolissaccaride però con proprietà atipiche perchè di solito il lipide A è la porzione tossica del lipo-polisaccaride saggiato in modello animale quello di francisella tularensis è tossico sia in vitro che in vivo si discosta un po’ dai gram negativi.
Lesione che segue al morso dell’animale infetto, si vede una patula ulcerata e nel caso del paziente può essere confinata e risolversi con trattamento antibiotico invece quella polmonare la morte è più veloce. Il microrganismo segue il solito percorso di yersina pestis cioè raggiunge i linfonodi.

Nella sintomatologia si vede ingrossamento linfonodi regionali, sintomatologia aspecifica, passando nel sangue dà batteremia e disseminazione agli organi con sintomi quali delirio, coma e morte nella fase sistemica. Le forme cliniche che possono essere sostenute da francisella sono varie associate a diversa gravità e a diversa mortalità:

• Infezione naturale, molto frequente, il morso del roditore,per fortuna il tasso di mortalità è il 5%.
• Forma tifoide che si manifesta con sintomi gastro-intestinali.
• forma opulo-gangliare molto rara.
• forma polmonare che può manifestarsi sia come complicazione della forma vista prima sia come forma primaria con mortalità elevata.

C’è un gene fondamentale grazie ai quali francisella tularensis può esplicare la sua attività in maniera indiretta esercitando un’azione di regolazione sulla trascrizione di geni questi sì direttamente coinvolti nella crescita cellulare guarda caso alcuni di questi fanno parte di questa isola di patogenicità. Le isole di patogenicità sono un raggruppamento di geni presenti nel genoma batterico che hanno due caratteristiche:
• una è che l’isola di patogenicità raggruppa una serie di geni coinvolti direttamente nella virulenza del microrganismo e il suo raggruppamento fa supporre che siano stati acquisiti orizzontalmente e trasmissibili. L’isola di patogenicità di tularensis ha una dimensione di circa 30 kb.
Questo meccanismo scoperto di recente ha aperto una nuova linea di ricerca volta a comprendere le conseguenze se ci sono microrganismi privi di questo gene ma mancano ancora tante conoscenze al riguardo.
Sul momento al paziente posso fare test sierologici come l’immunoprecipitazione che possono dare un sospetto diagnostico ma da confermare con la coltura.

Se si vede un incremento del titolo anticorpale almeno di 4 volte rispetto al controllo (il controllo è il prelievo appena il paziente arriva o se superiore a 1:160 che è un titolo standard) è un valore che può permetterci di aiutarci nell’accertamento diagnostico e quindi partire con una terapia ma per esser sicuri ci vuole sempre l’analisi colturale. I campioni i soliti della peste: sangue, prelievo da linfonodi,  Ci sono metodi sierologici diretti (il titolo anticorpale è un metodo indiretto) ma sono sempre di tipo coadiuvante nell’analisi. Poi và comunque identificare il ceppo effettivamente responsabile.

Trattamento: I farmaci di riferimento sono altri rispetto allo yersinia pestis perchè non posso partire con una terapia a largo spettro perchè magari è resistente a quell’antibiotico a largo spettro.

Si usano:
amminoglicosidi.
fluorochinoloni.

Vaccinazione raccomandata solo per personale di laboratorio anche se c’è un progetto in corso per allestimento di una vaccinazione per francisella tularensis quello attualmente disponibile è costituito da un ceppo a-virulento di francisella tularensis vivo ma da immunità parziale.

Quanto permane se disperso con aerosol sulle superfici? E’ sotto studio così come sotto studio il problema di disinfezione (candeggina al 10% seguita dall’alcol al 70% assicura una buona detersione delle superfici su questo microrganismo così con elevato di cloro con cui si trattano le acque possano prevenire la contaminazione delle acque). Idealmente secondo stime probabilistiche se venisse fatto un attacco bioterroristico con 50 kg di francisella tularensis disperse in un’area di 5 milioni di persone porterebbe a 250 mila casi.

Persiste nell’ambiente focolaio epidemico che non tende a risolversi superata la prima ondata episodi successivi di quest’epidemia che comporterebbe elevati costi per l’ospedalizzazione. L’aerosol da una forma polmonare con sintomatologia aspecifica ma il trattamento in tempo permetterebbe di evitare la compromissione respiratoria che porterebbe a morte. Rispetto all’antrace è più controllabile e meno grave e con tasso di mortalità meno elevato.