Agente eziologico di classe A. E' un poxvirus, virus molto grande come il suo genoma ed è circondato da una membrana lipoproteica al suo interno ha un core biconcavo in modo tale da ospitare due corpi laterali (lateral bodies).
I poxvirus appartengono alla sotto famiglia delle poxvox virine.
Dal punto di vista clinico ci sono due forme cliniche chiamate:
Agente eziologico di classe A. E' un poxvirus, virus molto grande come il suo genoma ed è circondato da una membrana lipoproteica al suo interno ha un core biconcavo in modo tale da ospitare due corpi laterali (lateral bodies).
I poxvirus appartengono alla sotto famiglia delle poxvox virine.
Dal punto di vista clinico ci sono due forme cliniche chiamate:
vaiolo maggiore: forma più grave nella quale si distinguono 4 sottoforme:
-Forma ordinaria: classica il 90% dei casi
-Forma modificata: sintomatologia leggermente meno grave e si manifesta in persone precedentemente vaccinate che magari hanno una perdita del titolo
-Forma piatta: sintomatologia motlo grave con esito quasi sempre infausto
Forma emorragica:sintomatologia molto grave con esito quasi sempre infausto
vaiolo minore: tasso di mortalità bassissimo.
1. Ceppo Var (variola)
2. Ceppo india 1977 isolato dal paziente e sottoposto a passaggi successivi e conservato in laboratori deputati alla sorveglianza delle malattie infettive come il CDC di Atlanta (patologia eradicata)
Il genoma:
E' a DNA a doppio filamento, motlo grande con 187 putative proteine.
In questo genoma c'è anche un'organizzazione particolare ovvero i geni non fondamentali per la virulenza sono vicino al genoma.
Studi sull'organizzazione sono interessanti per renderlo più pericoloso di quanto non sia.
Nel 1976 a seguito a questa campagna di vaccinazione di massa l'unica zona endemica del vaiolo era l'Etiopia.
Nel 1977 l'ultimo caso acquisito naturalmente è avvenuto in Somalia.
Nel 1980 l'organizzazione mondiale della sanità dichiara di aver eradicato l'infezione dovuta al virus del Vaiolo.
Le caratteristiche che ci premono ricordare per lo sviluppo della patologia:
virus limitato all'uomo
la modalità più frequente con cui accade è la via inalatoria.
1. Dose molto bassa per stabilire il contagio
2. periodo d'incubazione di un paio di settimane (il paziente non manifesta sintomatologia e non è nemmeno contagioso)
3. dopo le due settimane comincia una fase prodromica che ha come caratteristica l'aspecificità della sintomatologia è assolutamente aspecifica perchè è simil-influenzale come dolori articolari, vomito, o dolori addominali, cefalea, febbre, durante questo periodo si ha lo sviluppo del virus nelle vie aeree superiori, da qui diffonde
4. Viremia transitoria – disseminazione agli organi interni, compresi i polmoni
5. Seconda viremia (dopo circa 12 gg): comparsa dei sintomi
6. Fase sintomatica: febbre, malessere
7. Moltiplicazione del virus nelle cellule epidermiche: eruzione cutanea
8. Evoluzione delle papule in vescicole e poi in pustole fase con gli eventi tipici del vaiolo come il rush cutaneo sulla mucosa orale che non essendo cheratinizzata si ulcera più facilmente ed inizia ad essere contagioso
Il periodo prodromico, durante il quale il paziente è costretto ad interrompere la sua normale attività, dura dai 2 ai 4 giorni. In questa fase il paziente può trasmettere l’infezione.
La malattia è caratterizzata poi dalla comparsa di un esantema maculo-papulare che compare prima sulla mucosa della lingua e nel faringe, che si ulcerano rapidamente per l’assenza dello strato corneo, da qui una grande quantità di virus viene rilasciato nella saliva.
L’esantema evolve in senso centrifugo dal capo e dagli avambracci verso il tronco e le gambe.
Generalmente l’esantema copre tutte le parti del corpo nel giro di 24 ore, con maggior densità nel viso e negli arti, meno sul tronco. Queste caratteristiche la distinguono dalla varicella, in cui la maggior concentrazione delle lesioni si ha sul tronco (distribuzione centripeta).
Le papule si trasformano progressivamente in vescicole e in pustole.
Contrariamente alla varicella, malattia con cui viene fatta diagnosi differenziale, l’esantema appare uniforme, evolve allo stesso stadio avendosi così o tutte papule, o tutte vescicole o tutte pustole, non come la varicella che si presenta con un esantema “a cielo stellato” con lesioni di diverso tipo di evoluzione.
Le vescicole e le pustole sono situate in profondità nel derma, sono dure, di forma circolare, ben riempite. Si palpano bene quasi come vi fosse un oggetto estraneo sotto la cute.
La fase pustolosa dell’esantema dura 5 giorni ed il paziente rimane contagioso.
Le pustole evolvono poi in croste che diventano poi escare. Le croste cominciano generalmente a formarsi l’ottavo-nono giorno dall’inizio dell’esantema. Anche questa fase dura circa 5 giorni ed il paziente rimane contagioso.
Anche nella fase durante la quale le croste cadono – che generalmente dura anch’essa 5 giorni – il paziente rimane contagioso. Quando tutte le croste sono cadute, non vi è più contagiosità. Sulla cute del paziente rimangono cicatrici infossate tali da dar luogo ad una cute butterata.
Nel 1953 in una cittadina inglese è avvenuto un evento epidemico di vaiolo aveva il 40% di soggetti vaccinati ma possono avere comunque una forma minore più lieve.
Questo soggetto essendo stato vaccinato, ha un rush cutaneo, ma non consulta il medico avendo la forma lieve ma è comuque contagioso e trasmette la patologia a sua moglie ed a due sue colleghi.
Alcuni di questi muoiono così come al moglie ma intanto hanno contagiato altre persone.
14 giorni dopo si ammalano i figli, si espande il focolaio epidemico però essendo vaccinati sviluppano una forma più lieve ma comunque contagiosa.
Insomma la cosa si risolve ma non si riuscì a tracciare l'iter di questo virus, cioè dal momento dell'arrivo del contagio.
Esempio di come si potrebbe manifestare un focolaio epidemico di una patologia non endemico.
L'ultimo caso fatale risale al 1978 un virus sfuggito da un laboratorio.
La diagnosi è difficile soprattutto in un'area non endemica perchè sintomatologia simile all'influenza ed il rush sembrerebbe simile alla varicella o alla scarlattina anche se distinguibili gli esantemi.
Il rush ha una localizzazione particolare con diffusione centrifuga, e la lesione và a concentrarsi nell'unica parte che non si può coprire.
Il trattamento non è estremamente efficace, pochi farmaci utilizzabili e poi si presta come agente bioterroristico perchè può essere disperso per aerosol cosa a cui si aggiunge un'elevata infettività, basta permanere per poche ore nella stanza dov'era il soggetto per infettarsi.
Poi siccome eradicato le nuove generazioni non sono vaccinate e comuqnue difficoltà nel diagnosticare la malattia perchè non più tipica delle nostre zone.
In più la sorta del vaccino si è drasticamente ridotta anche se conservata comunque per casi di bioterrorismo ma anche per quelli che ci lavorano con il vaiolo.
Preparazione di immunoglobuline (vaccinazione passiva), preparazione del personale ed immunizzazione del personale medico, paramedico e di laboratorio e personale militare quando ci sia la necessità.
Sono motivate queste paure? No.
Il problema è il trattamento, non ci sono trattamenti ufficiali approvati in alcuni casi è una terapia antibiotica ma se è un virus?
Perchè queste escoriazioni rischiano di creare infenzioni batteriche che vanno prevenute per eliminare utleriroi complicaizoni.
I farmaci antivirali? Il cidofovir che è un analogo di un nucleotide blocca la replicazione virale ha mostrato molta efficace.
Però questo farmaco ha effetti collaterali, ci vuole un somministrazione intravena etc.
La vaccinazione di massa qual'ora si verificasse un focolaio epidemico non è generalmente consigliabile perchè il rischio di manifestazioni ad iperattività al vaccino o eventuali effetti collaterali può superare il vantaggio della vaccinazione.
Basta una vaccinazione mirata, cioè agli individui esposti al contagio per esempio.
Ancora oggi la vaccinazione prevede l'impiego di un virus vivo ma attenuato
La vaccinazione viene fatta per scarificazione della cute con un ago biforcato si iniettava in una spalla del materiale infettivo e questo portava alla formazione di una pustola mimando in sede la forma del vaiolo, a questo si accompagnavano malesseri generalizzi e poi la pustola si formava la crosta e poi si guarisce.
Lasciava la cute butterata nel punto della scarificazione.
Quello che continua a circolare è il virus vaccinico e non quello Var cioè quello naturale.
Nel periodo dal 2005 al 2007 ci sono stati 5 casi di vaiolo acquisiti in laboratorio ottenuto da virus vaccinico e nel maggior parte dei casi coinvolgeva un virus ricombinante.