Le alterazioni emodinamiche sono delle vere e proprie alterazioni che riguardano diversi ambiti come ad esempio l’alterazione dell’equilibrio dei fluidi e della coagulazione, dovute ad edema, causate da embolia ed altre cause.
Quando parliamo di equilibrio ci riferiamo ad un termine che vede origine molto antiche infatti questa parola deriva dal latino aequilibrium ed era un termine che scaturiva da un'immagine molto conosciuta: sui due piatti della bilancia sono posti pesi uguali, e quindi si trovano in equilibrio.
Le alterazioni emodinamiche sono delle vere e proprie alterazioni che riguardano diversi ambiti come ad esempio l’alterazione dell’equilibrio dei fluidi e della coagulazione, dovute ad edema, causate da embolia ed altre cause.
Quando parliamo di equilibrio ci riferiamo ad un termine che vede origine molto antiche infatti questa parola deriva dal latino aequilibrium ed era un termine che scaturiva da un'immagine molto conosciuta: sui due piatti della bilancia sono posti pesi uguali, e quindi si trovano in equilibrio.
L'emodinamica è una branca della fisiologia nello specifico fisiologia cardiovascolare che studia il comportamento del sangue in movimento nei vasi, permettendo così di ridurre il pericolo dell'instaurarsi di patologie legate alla circolazione sanguigna.
L’emodinamica utilizza delle leggi fisiche per analizzare e per studiare il flusso del sangue ovvero la meccanica dei fluidi all'interno delle vene.
L’emodinamica si serve per fare analisi di metodiche di indagine invasive, come la coronarografia e non invasive come l'ecocardiografia color Doppler, così da studiare morfologia e funzione della circolazione cardiaca.
Alterazioni di questa condizione di equilibrio a livello della microcircolazione posso verificarsi a causa di un
Aumento della pressione idrostatica: in iperemia attiva si verifica un aumento della pressione all’estremità arteriolare che incrementa la tendenza di fluidi e sali a uscire nello spazio extracellulare.
Diminuzione della pressione colloidale ematica: quando ho variazioni di struttura dell’endotelio capillare ho la conseguente uscita di macromolecole nello spazio extracellulare con la diminuzione della pressione colloido-osmotica del sangue e quindi una minore tendenza di acqua e Sali a rientrare nei vasi.
Aumento della pressione colloidale interstiziale: sempre a causa delle variazioni strutturali dell’endotelio le macromolecole che vanno nello spazio extracellulare, assieme ai prodotti del danneggiamento cellulare e di microrganismi presenti nel focolaio infiammatorio tendono a aumentare la pressione colloido-osmotica dello spazio extracellulare e quindi a trattenere fluidi che altrimenti rientrerebbero per gradiente nei vasi venosi della microcircolazione.
All’estremità arteriosa dei capillari ho una pressione idrostatica di 35 mm-Hg che tende a far uscire i fluidi. All’estremità venosa invece la pressione idrostatica è di 12 mm-Hg che tende a far entrare fluidi nei vasi.