Malattia di Graves

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Che cos’è la malattia di Basedow Graves

La malattia di Graves è la causa più comune dell’ipertiroidismo.

Una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca la tiroide. Praticamente con questa malattia si produce un autoanticorpo TSI, che agisce nello stesso modo dell TSH ormone che stimola la tiroide; il risultato è quindi un eccesso di ormoni tiroidei e col tempo l’ingrossamento della ghiandola tiroidea.

Caratteristiche istologiche della malattia di Graves

La caratteristica istologica principale si riassume in due parole: “troppe cellule”.
Questo aspetto é dovuto sia ad un effettivo aumento del numero di cellule follicolari, che all’ aumento in altezza del loro citoplasma tale che le cellule diventano colonnari.

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Organi coinvolti dalla malattia di Graves

La malattia di Graves classica,comprende la triade:

  • gozzo iperplastico diffuso,
  • dermopatia,
  • oftalmopatia.

In realtà, la dermopatia é presente solo nel 10 – 15 % dei casi e la oftalmopatia può essere assente o poco evidente, cosicché la diagnosi si fonda solo sulla documentazione delle alterazioni morfologiche e funzionali della tiroide.

Soggetti facilmente colpiti dalla malattia di Graves

La malattia di Graves si manifesta caratteristicamente in donne giovani come stato tireotossico associato a modesto aumento di volume simmetrico della ghiandola.

Malattia di Graves – sintomi

I sintomi della malattia di Graves sono quelli dell’ipertiroidismo e quindi:

  • nervosismo,
  • dimagrimento ingiustificato
  • palpitazioni,
  • tremori,
  • aumento della sudorazione

La malattia di Graves aggiunge sintomi legati all’autoimmunità, in particolare l’oftalmopatia di Graves:

  • protrusione del bulbo oculare

Malattia di Graves – terapia

Sono stati individuati 3 metodi per la terapia del morbo di Graves:

  • terapia medica con tionamidi (Metimazolo): in genere è il primo approccio terapico, ma permette di ottenere risultati nel 30% dei casi
  • terapia chirurgica – asportazione della tiroide
  • terapia radiometabolica

Negli ultimi due casi, è il medico che deve valutare quale soluzione sia più adatta al paziente. entrambe le pratiche hanno effetti positivi, ma anche negativi.