Il desiderio è concettualizzabile come un compromesso tra il soggetto con i suoi bisogni di base e l’ambiente, tenendo presente che l’individuo è esso stesso facente parte di quell’ambiente e che lo condiziona in maniera attiva, cioè non possiamo pensare all’ambiente in cui si trova il nostro soggetto senza considerare l’esistenza stessa del soggetto.
È dalla matrice dell’incontro dinamico tra il sé e l’ambiente che si sviluppano i desideri. I desideri pertanto hanno una genesi secondaria al bisogno. L’azione del desiderare è pertanto sinonimo di ricerca dell’oggetto. Un’azione quindi che può essere funzionale quando l’oggetto è congruo con il bisogno che andrà a soddisfare oppure non funzionale se l’oggetto ricercato non permette la soddisfazione adeguata di un bisogno.
Un oggetto non è soltanto qualcosa di fisico ma può essere un pensiero, un’astrazione, un concetto. In sintensi, in psicoanalisi emotocognitiva, un oggetto è definibile come tutto ciò che può essere rappresentato (cognitivamente e/o emotivamente).
Si definisce “desiderio primario” quel il desiderio che nasce direttamente dalla matrice della relazione tra l’organismo e l’ambiente. Ad esempio il cibo è l’oggetto di un desiderio che possiamo considerare primario rispetto al bisogno di nutrizione. La psicoanalisi emotocognitiva prende in considerazione l’esperienza soggettiva, non quello che sembra essere “oggettivo”.
Infatti non si parla del bisogno di cibo, come se vedessimo tutto dall’alto, ma del desiderio di cibo, mentre si può descrivere il bisogno di allentare uno stato di tensione legato alla sensazione di fame. Uno stesso desiderio di cibo può essere primario in funzione della soddisfazione del bisogno di nutrizione ma seconda rispetto alla soddisfazione di altri bisogni oppure funzionale rispetto ad un bisogno o disfunzionale (o non funzionale) rispetto ad un altro bisogno di base.
Il desiderio secondario è quel desiderio che nasce dalla matrice della relazione del soggetto con i suoi desideri che possono essere primari o secondari e l’ambiente. Ad esempio, per semplificare, se il bisogno di cibo rappresentasse un desiderio primario legato al bisogno di soddisfare la fame, il desiderio del denaro potrebbe essere visto (non in senso generale, ma sempre legato al soggetto che valutiamo) come il desiderio secondario che permette di realizzare il desiderio primario “cibo” per soddisfare il bisogno di nutrizione. Evitiamo di parlare di desideri terziari, ecc. Ogni desiderio che nasce sulla base di altri desideri è sempre secondario.