Genetica del Comportamento

Selezione artificiale: Modificazione delle caratteristiche genetiche di piante coltivate e di animali da allevamento, ottenuta facendo riprodurre gli organismi in modo controllato. Scopo principale della selezione artificiale è quello di produrre organismi con determinate caratteristiche, confacenti ai bisogni dell'uomo.

Selezione artificiale: Modificazione delle caratteristiche genetiche di piante coltivate e di animali da allevamento, ottenuta facendo riprodurre gli organismi in modo controllato. Scopo principale della selezione artificiale è quello di produrre organismi con determinate caratteristiche, confacenti ai bisogni dell'uomo. In tal senso, ad esempio, si possono produrre piante con fiori più profumati da utilizzare a scopo ornamentale, ma anche più resistenti ad alcune malattie o che fruttificano in modo particolarmente abbondante; oppure, si possono selezionare bovini ad elevata produttività di latte o di carne, oppure animali da impiegare in competizioni sportive (cavalli da corsa o cani da caccia).

Nel periodo precedente alle scoperte del monaco austriaco Gregor J. Mendel, gli allevatori selezionavano da ciascuna generazione gli animali o le piante che mostravano maggiormente le caratteristiche desiderate e li incrociavano tra loro. Questo metodo, conosciuto come selezione di massa, benché abbia prodotto alcuni risultati notevoli, presentava anche numerosi problemi: si trattava di un processo lento e insicuro, che peraltro non garantiva il miglioramento dei caratteri della specie, ma solo di isolati individui; operando incroci all'interno di piccole mandrie o greggi, nel caso di animali, o di piccole coltivazioni, nel caso di piante, gli allevatori o i coltivatori talvolta perdevano in una generazione quanto avevano guadagnato in molte generazioni precedenti; insieme al miglioramento di un carattere (ad esempio, la produzione del latte nelle mucche), talvolta si assisteva al peggioramento di altri (ad esempio, la fertilità o la resistenza alle malattie); specialmente negli incroci tra organismi vegetali, gli ibridi, riproducendosi a loro volta, spesso non producevano successive generazioni dotate delle caratteristiche di interesse, ma regredivano all'aspetto di uno o dell'altro genitore; il reincrocio, cioè l'incrocio tra un ibrido e uno degli individui parentali, impiegato comunemente per fissare i caratteri desiderati nella discendenza, produceva spesso organismi scarsamente fertili e vigorosi.

Gli studi di Mendel dimostrano che i caratteri ereditari sono trasmessi come unità discrete (oggi chiamate geni) e non si mescolano nelle generazioni successive, né vengono eliminati da altri caratteri. In sostanza, le leggi di Mendel insegnano che dall'analisi dei risultati di un incrocio è possibile prevedere quali tipi di discendenza compariranno nella generazione successiva e in quali proporzioni. Sebbene Mendel avesse lavorato su caratteri semplici e qualitativi (piante basse o alte, semi lisci o rugosi e così via), i genetisti del XX secolo hanno dimostrato che anche la trasmissione dei caratteri quantitativi (ad esempio, l'altezza degli esseri umani, che può variare in un'ampia gamma di valori) può essere spiegata con la combinazione di più fattori mendeliani. Inoltre, con l'introduzione di metodi statistici, i moderni sistemi di incrocio hanno portato a notevoli miglioramenti in una grande varietà di organismi di importanza agricola. Nonostante tutte queste innovazioni, tuttavia, alcuni metodi di base, come la scelta di genitori con caratteri desiderabili e la selezione di individui particolari della discendenza ottenuta, sono rimasti gli stessi dal XVIII secolo a oggi.

Schizofrenia

Termine utilizzato per la prima volta da Eugen Bleuler, all'inizio del Novecento, che viene usato per indicare un gruppo di psicosi caratterizzate da uno stato di disgregazione della personalità (fenomeno chiamato dissociazione), che determina l'alterazione del rapporto con la realtà e altri disturbi comportamentali.
Nello schizofrenico i meccanismi di associazione mentale, che permettono normalmente di collocare ogni evento in un preciso contesto della realtà, appaiono vaghi e determinano nel malato convinzioni, riferimenti, simboli diversi da quelli che seguono la logica solitamente condivisa. Si assiste a una rottura tra la sfera del pensiero e quella delle emozioni. La capacità di adattare i diversi sentimenti alle diverse occasioni appare molto ridotta; essi sembrano rigidi, fissi, cosicché lo schizofrenico finisce spesso per reagire in modo sproporzionato ed eccessivo agli stimoli esterni.
Manifestazioni tipiche della schizofrenia sono il transitivismo, in cui il malato trasferisce su persone o oggetti esterni idee o fenomeni che in realtà hanno origine nella sua mente; l'ambivalenza, cioè la presenza contemporanea di personalità diverse e spesso in contrasto tra loro; l'autismo, che rappresenta una estrema forma di distacco dalla realtà, in cui il paziente sembra perdere ogni coinvolgimento emozionale e arriva a estraniarsi completamente da essa.
Connessi al quadro patologico di base, sono vari disturbi tra i quali allucinazioni, deliri (in cui la mente segue idee fisse che non hanno relazione con la realtà), stati catalettici, catatonia, momenti di blocco psicomotorio alternati a una normale funzionalità del corpo.
La schizofrenia, che si sviluppa quasi sempre prima dei 40 anni, in genere si manifesta per la prima volta durante l'adolescenza o la prima età adulta e tende poi a ripetersi con episodi successivi.

La schizofrenia non è imputabile a una singola causa, ma è piuttosto il risultato dell'interazione tra diversi fattori biologici e ambientali.
I primi comprendono componenti genetiche, coinvolte non esattamente nella comparsa della malattia, ma piuttosto responsabili della predisposizione a essa; il fattore ereditario sembra essere alla base della malattia nel 40% dei casi. Tra le cause scatenanti, negli individui predisposti, vi sarebbero alcune disfunzioni biochimiche e fisiologiche a carico del sistema nervoso centrale. Alcune recenti ricerche hanno dimostrato la presenza nel cervello di alcuni soggetti schizofrenici di anomalie strutturali o di quantità anomale di dopamina, una molecola che interviene nella trasmissione degli impulsi nervosi.
Tra i fattori ambientali vi possono essere problemi psicologici di varia natura, tra i quali una difficoltà di comunicazione nell'ambito familiare o situazioni particolarmente logoranti in campo anche lavorativo e, più in generale, sociale. La percentuale di individui che ogni anno manifesta sintomi di schizofrenia nella popolazione oltre i 15 anni va dallo 0,03% allo 0,12%; il grado di diffusione nel mondo varia tra lo 0,01 e il 3%.

In psichiatria si distinguono due forme principali di disturbi depressivi: la depressione maggiore, caratterizzata da più episodi depressivi ricorrenti, e il disturbo maniaco-depressivo, costituito dall'alternanza di episodi depressivi e maniacali.
Studi condotti sulle famiglie di pazienti depressi fanno ipotizzare che il rischio di sviluppare un disturbo depressivo sia trasmesso per via genetica. La maggiore incidenza nelle donne è invece di difficile interpretazione, dovuta forse a fattori ormonali, o a motivi psicologici, legati al ruolo sociale occupato dalle donne (caratterizzato in molte culture dal ritiro e dalla passività, elementi che favorirebbero la sintomatologia depressiva) e dalla frequente sottovalutazione dei sentimenti depressivi negli uomini. Alcuni studi hanno rivelato nei pazienti depressi un'anomalia dei neurotrasmettitori noradrenalina e serotonina a livello delle sinapsi nervose presenti nel cervello, ma questi risultati sono tuttora controversi.