L'adrenalina (o epinefrina) risulta essere un mediatore chimico tipico della classe dei vertebrati, un ormone e un neurotrasmettitore che appartiene a una classe di sostanze definite catecolammine, contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico che un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo.
L'adrenalina (o epinefrina) risulta essere un mediatore chimico tipico della classe dei vertebrati, un ormone e un neurotrasmettitore che appartiene a una classe di sostanze definite catecolammine, contenendo nella propria struttura sia un gruppo amminico che un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo.
L'adrenalina è stata ritenuta per moltissimi anni il neurotrasmettitore principale del sns (sistema nervoso simpatico), nonostante fosse noto che gli effetti della sua somministrazione fossero ben differenti differenti da quelli ottenuti tramite la stimolazione diretta del sistema simpatico.
È noto che l'adrenalina, oltre che nella parte midollare del surrene (essa è una ghiandola endocrina che, come suggerisce il nome, è situata sopra il rene. Si tratta, in realtà, di due piccole ghiandole di 4-6 grammi, di forma piramidale, presenti bilateralmente la colonna vertebrale rispettivamente a destra ed a sinistra), viene liberata anche a livello di sinapsi del snc (sistema nervoso centrale), dove svolge il suo ruolo come neurotrasmettitore.
L’adrenalina è un ormone naturale che accresce la velocità e la forza del battito cardiaco, provoca la dilatazione delle vie aeree, migliorando la respirazione e fa restringere (ovvero ha effetto vasocostrittivo) i vasi sanguigni della pelle ed i vasi sanguigni dell'intestino in modo che un accresciuto flusso di sangue raggiunga i muscoli, consentendo loro di far fronte alle maggiori necessità richieste dallo sforzo fisico necessario in quel momento.
Vi è un esame di laboratorio per l’adrenalina, ma occorre ricordare che non è un esame di routine: per farne una valutazione di solito si dosa l'acido vanilmandelico urinario che è un metabolita.
I valori di riferimento sono generalmente inferiori a 0,5 mcg/ml di sangue.
I valori superiori a quelli di riferimento possono essere determinati dal feocromocitoma, dall’infarto, dall’ ipertensione, dal morbo di Cushing, dalla nefrangiosclerosi.
I valori inferiori a quelli di riferimento possono essere invece determinati da infezioni di grave entità, dal morbo di Addison, dal morbo di Parkinson, dalla sindrome di Waterhouse, dalla surrenalectomia.