Fisiologia Ossea ed Articolare

Il tessuto osseo possiede un ricambio metabolico molto accentuato e pertanto subisce un continuo rimaneggiamento nel corso della vita dell’individuo.

Alla base di questo rimaneggiamento vi è l’influenza di diversi fattori: ormonali, alimentari (ad es. vitamine, sali minerali etc.), ambientali, ereditari, meccanici etc.

Il tessuto osseo possiede un ricambio metabolico molto accentuato e pertanto subisce un continuo rimaneggiamento nel corso della vita dell’individuo.

Alla base di questo rimaneggiamento vi è l’influenza di diversi fattori: ormonali, alimentari (ad es. vitamine, sali minerali etc.), ambientali, ereditari, meccanici etc.

L’assetto definitivo dello scheletro viene realizzato intorno ai 20 anni epoca in cui tutti i nuclei di accrescimento sono scomparsi e l’altezza dell’individuo è quella definitiva. La fusione del doppio contorno dell’ala iliaca esplorabile radiograficamente (test di Risser) indica che l’accrescimento corporeo (età ossea) è terminato.

Diversi sono gli indici bioumorali che ci possono fornire indicazioni sullo stato dell’apparato scheletrico: calcemia (adulto: 95-105 mg/lt, 95-115 mg/lt nel bambino), fosforemia (adulto: 28-45 mg/lt, 45-55 mg/lt nel bambino), idrossiprolinemia (e idrossiprolinuria: 20-30 mg/24 h), fosfatasiemia alcalina (20-30 UI/100 ml), fosfatasiemia acida (< 5 UI/100 ml), etc.

L’equilibrio calcico nell’organismo è mantenuto da delicati equilibri ove giocano ruoli

fondamentali la quantità di calcio ingerito, l’eliminazione di calcio con le urine e gli intestini, la quantità di calcio liberata e captata dall’osso, tutte funzioni sottoposte a controllo ormonale, fattori vitaminici etc. L’attività fisica riveste un ruolo fondamentale nel mantenimento della compattezza ossea.

L’osso è costituito strutturalmente da una matrice organica proteica (l’idrossiprolina è il costituente fondamentale) su cui si struttura secondo una configurazione trabecolare cristallizzata la parte propriamente calcica dell’osso formata da sali minerali (l’idrossiapatite è il componente fondamentale).

La formazione del tessuto osseo avviene inizialmente dalla costituzione di un tessuto cos. osteoide (è formato da particolari cellule dette osteoblasti) che si trasforma in tessuto osseo definitivo per precipitazione di sali di calcio. Ma nel tessuto osseo vi sono altre cellule differenziate dette osteoclasti deputate al riassorbimento dell’osso. L’osso normale è in un perenne equilibrio tra fenomeni di riassorbimento e di neoformazione ossea. In tal modo è possibile la guarigione delle fratture (consolidazione o calcificazione ossea).

In alcuni particolari periodi della vita (ad es. donne in menopausa, prolungata immobilità, senilità, particolari malattie etc.) prevalgono fenomeni di riassorbimento, si parla pertanto di osteoporosi (da menopausa per riduzione del tasso di ormoni estrogeni, senile etc.).

Il tessuto osseo può essere di tipo compatto (lamellare come ad es. la diafisi di un osso lungo) o di tipo spongioso (come ad es. di un corpo vertebrale).

L’accrescimento dell’osso avviene a livello della cartilagine di coniugazione, zona situata tra la metafisi e l’epifisi di un osso lungo, a livello dei nuclei di ossificazione nelle ossa corte. Le cellule osteoblastiche assumono un rilievo notevole in questi processi.

La cartilagine articolare è un tessuto bianco latte, brillante e liscio che riveste le estremità ossee facenti parte delle articolazioni. Particolare importanza assume nelle articolazioni ad ampio movimento (diartrosi) e permette il buon funzionamento di esse. I condrociti sono cellule particolari deputate alla formazione del tessuto cartilagineo (formato da tessuto collagene fibroso e da tessuto fondamentale in cui i mucopolisaccaridi assumono un importanza notevole). La cartilagine non è

vascolarizzata e trae nutrimento dal liquido sinoviale, pertanto essa non si rinnova nell’età adulta né a seguito di eventi traumatici.

Moderni studi di bioingegneria articolare hanno permesso oggi di poter attuare tecniche di rigenerazione di tessuto cartilagineo in laboratorio che può essere inserito in zone ove la perdita o la distruzione cartilaginea articolare compromette il movimento (interventi di autotrapianto cartilagineo nelle artrosi e nei difetti cartilaginei limitati).

L’invecchiamento della cartilagine (sfibrillamento, disidratazione, usura etc.) è alla base dei fenomeni degenerativi articolari (artrosi).

La membrana sinoviale riveste l’interno di una articolazione, si tratta di una membrana sottile e delicata deputata alla formazione di liquido sinoviale, giallo citrino, vischioso non coagulabile deputato al nutrimento della cartilagine e dei condrociti. L’acido ialuronico, liquido vischioso, è un costituente fondamentale del liquido sinoviale; l’albumina costituisce il 75 % delle proteine presenti.

I neuroni sono le cellule nervose costituite da un corpo cellulare, da più dendriti e da un assone; i dendriti sono ramificazioni che conducono le informazioni verso il corpo cellulare, l’assone viceversa conduce le informazioni dal corpo cellulare verso la periferia. Ogni cellula nervosa permette la contrazione di un certo numero di fibre muscolari che appartengono ad essa (questo insieme si definisce unità motrice). La placca motrice è una zona di intimo contatto tra estremità dell’assone e fibra muscolare. Il meccanismo della stimolazione motoria muscolare è simile a quanto avviene in un circuito elettrico mediato però da fattori chimici: all’interno della placca si libera l’acetilcolina sostanza che produce per modificazioni elettriche la contrazione delle fibre nervose. L’acetilcolinesterasi è un enzima che distrugge l’acetilcolina ed in tal modo permette una nuova contrazione. In condizioni normali una fibra muscolare si trova o in uno stato di eccitazione massima o in uno stato di rilasciamento completo (legge del tutto o nulla).

E’ dall’equilibrio di questi fenomeni che lo svolgimento del movimento avviene normalmente.

Il movimento di flesso-estensione di un arto avviene intorno ad un asse trasversale (ad es. la flessione dell’avambraccio sul braccio a livello del gomito).

Il movimento di abduzione e adduzione avviene attorno ad un asse verticale passante per l’articolazione (ad es. il movimento di allontanamento e avvicinamento al tronco dell’arto superiore).

Il movimento di rotazione avviene attorno ad un asse passante per la diafisi di un osso lungo (ad es. rotazione esterna e interna dell’arto inferiore).

Il movimento di supinazione avviene a livello del gomito e del polso: l’avambraccio e la mano ruotano in modo da presentare il palmo in avanti. A livello del piede la supinazione comporta una rotazione del piede in modo da appoggiare il lato esterno al suolo.

Il movimento di pronazione è caratterizzato da una rotazione contraria: a livello dell’avambraccio e della mano sarà il dorso della mano e del polso a guardare in avanti, a livello del piede questo appoggerà al suolo sul suo lato interno.