Possono interessare qualunque tratto e rivestono importanza specifica a seconda della sede e dell’interessamento del midollo e dei nervi spinali. Pertanto a seconda del tratto interessato si distinguono fratture cervicali, dorsali, lombari, sacro-coccigee.
Possono interessare qualunque tratto e rivestono importanza specifica a seconda della sede e dell’interessamento del midollo e dei nervi spinali. Pertanto a seconda del tratto interessato si distinguono fratture cervicali, dorsali, lombari, sacro-coccigee.
La frattura può interessare il corpo vertebrale anteriormente (soma vertebrale-fratture somatiche) o la parte posteriore: arco vertebrale, apofisi traverse, spinose etc. E’ chiaro che una frattura dell’arco può quando scomposta interessare il midollo spinale o le radici nervose adiacenti e pertanto configurare il quadro delle temibili fratture vertebrali mieliche o fratture con complicanze neurologiche. Una frattura mielica del tratto cervicale potrà dare quadri di tetraplegia (ad es. frattura cervicale conseguenza di un tuffo), una frattura del tratto dorsale quadri di paraplegia (ad es. caduta da un albero con frattura di D8-9). Frattura vertebrali più basse possono dare quadri di interessamento neurologico minori (il cono midollare termina a livello di D2, mentre il fascio di nervi spinali prosegue nel canale vertebrale fuoriuscendo attraverso i canali di coniugazione).
Il quadro clinico di una frattura vertebrale è caratterizzato da intenso dolore locale, impossibilità alla deambulazione e nel caso di compromissione midollare da quadro della paralisi o paresi. Lo stato di shock in questi casi determinerà una condizione di notevole gravità per il paziente che presenterà anuria e ileo paralitico.
Il trattamento di queste fratture (paralitiche) è nella maggior parte dei casi chirurgico in quanto si dovranno liberare dalla compressione meccanica la parte di midollo o le radici compromesse. Il trattamento deve essere immediato (riveste caratteri di emergenza). Una volta svuotato l’ematoma e liberate le radici e ricomposti al meglio i frammenti ossei si deve procedere ad una stabilizzazione di un ampio tratto vertebrale comprendente il focolaio di fratture.
Modernamente si utilizzano tecniche particolari derivate tutte dalla tecnica basilare di Cotrel-Dubousset che prevede la infissione di particolari aste metalliche (acciaio-titanio) modellate sul rachide e fissate ai peduncoli con particolari viti. Si tratta di una tecnica che viene utilizzata anche per la correzione della scoliosi, molto sofisticata perché precisa, e per la quale è prevista oggi anche un’assistenza computerizzata e videoassistita. Affianco a tale tecnica in particolari casi si possono utilizzare in alternativa anche particolari placche e viti applicate per via anteriore.
Un intervento effettuato nelle prime ore dal trauma in caso di frattura mielica può avere possibilità di successo e di recupero più o meno totale, ma se eseguito dopo alcune o molte ore dal trauma le possibilità di recupero diminuiscono sempre di più.
La riabilitazione è fondamentale per questi ammalati. Esistono particolari centri per fratturati mielici dove è possibile erogare un’assistenza adeguata intensiva. I cardini di questa si basano sui seguenti presupposti: occorre sostenere le funzioni vitali, controllare la diuresi e la canalizzazione dell’alvo (a volte sono utili le sonde rettali o lo svuotamento manuale), evitare le piaghe da decubito utilizzando particolari cuscini e materassini, reintegrare le perdite di liquidi e prevenire le infezioni curando una igiene massima. Superati lo shock iniziale e i primi giorni di meiopregia generale si verifica una ripresa organismica che porta a salvezza questi malati, ma non sempre ciò si raggiunge.