Patologia Infettiva

Per osteomielite si deve intendere una infezione dell’osso; osteoartrite è una infezione ossea che interessa anche un’articolazione. Esse sono dovute a comuni germi patogeni e molto spesso sono difficili da debellare.

Per osteomielite si deve intendere una infezione dell’osso; osteoartrite è una infezione ossea che interessa anche un’articolazione. Esse sono dovute a comuni germi patogeni e molto spesso sono difficili da debellare.

L’osteomielite acuta ematogena è una entità nosografia ben precisa caratterizzata da infezione di un osso primitivamente, in genere femore o tibia. Si verifica in età giovanile, la fonte di infezione è il sangue, i germi in questione sono piogeni (stafilococchi) e si manifesta con febbre alta, dolore locale, impotenza funzionale. In realtà si tratta di una malattia relativamente frequente in passato, ma che oggi è da considerarsi rara.

Non così si può invece dire per le osteomieliti e le osteiti secondarie. Interessano l’osso o un’articolazione in conseguenza di un evento patologico pregresso: trauma, intervento chirurgico.

Si parla pertanto di osteiti post-traumatiche e osteiti postchirurgiche. Clinicamente si manifestano con febbre, tumefazione locale, fistolizzazione con fuoriuscita di materiale purulento, impotenza funzionale.

Una infiammazione dell’osso è molto spesso difficile da debellare per i seguenti motivi:

· l’irrorazione dell’osso e di un’articolazione molto spesso in questa patologia non è sufficiente a diffondere in modo estensivo gli antibiotici utilizzati;

· si creano nelle microscopiche nicchie nel contesto del tessuto osseo in cui i germi possono sopravvivere (nidus di focolai di germi antibioticoresistenti).

La presenza di mezzi di sintesi o di protesi interne favorisce il crearsi di zone a scarsa irrorazione nel contesto dell’osso ove permangono anche per lunghi periodi i germi responsabili dell’infezione.

In tali casi oltre ad instaurare una terapia antibiotica mirata (dopo prelievo per esame culturale e antibiogramma) è necessaria un’opera di bonifica chirurgica del focolaio accompagnata alla rimozione del mezzo di sintesi o della protesi.

Sotto questo aspetto va ricordato che la chirurgia ortopedica è considerata unanimemente una chirurgia pulita e che un’infezione secondaria rappresenta molto spesso il fallimento di un intervento (ad es. di protesi di anca o di ginocchio), pertanto l’attenzione mondiale è rivolta soprattutto a prevenire le infezioni chirurgiche e a svolgere il normale lavoro chirurgico in un ambiente idoneo. Ciononostante il tasso di infezioni secondarie è in ortopedia dello 0.2-0,5%.

Un’artrite settica di un ginocchio o di una spalla possono seguire ad una semplice puntura evacuativa o ad una semplice infiltrazione di sostanze medicamentose (ad es. di cortisone) e pertanto occorre prestare la massima attenzione alla esecuzione di tali pratiche.

Compito precipuo dell’infermiere di reparto, di sala gessi o di sala operatoria è di curare che la strumentazione e il materiale utilizzato per tali pratiche sia opportunamente sterile. L’utilizzo di presidi disposable (siringhe, telini, tamponi etc.) ha oggi ridotto grandemente il tasso di infezioni conseguenti a tali gesti.

Il morbo di Pott è tra le localizzazioni extraarticolari della Tubercolosi Ossea (TB) la più frequente: è interessata la colonna vertebrale, frequentemente a livello dorsale ed è caratterizzata da una progressiva distruzione di uno o due o più corpi vertebrali contigui. La caratteristica della TB vertebrale è che il processo infettivo interessa anche lo spazio discale oltre al corpo vertebrale (è ciò assume valore discriminatorio con la diagnosi di metastasi ossea vertebrale); la distruzione locale ossea determina una cuneizzazione delle vertebre interessate con accentuazione cifotica e deformità in gibbo del rachide. Nei casi gravi si ha compromissione neurologica (paralisi degli arti inferiori), frequenti anche le complicanze respiratorie.

La localizzazione extrapolmonare ossea della TB è un’evenienza che in questi ultimi anni si sta osservando sempre con maggiore frequenza: essa è legata alla immigrazione di popolazioni africane provenienti da zone ove tale patologie è endemica.

La terapia è quella classica polichemioterapica (associazione di più farmaci) coadiuvata da atti chirurgici e presidi ortopedici.