Fenomeni Cadaverici Trasformativi Speciali

La corificazione è la trasformazione dei tessuti del cadavere, tumulati in casse d’acciaio o di zinco, per l’arresto dei fenomeni colliquativi, in tessuti simili al cuoio. In questa fase la cute si mantiene morbida e di colore giallastro. Si manifesta tra il primo e il secondo anno.  

La corificazione è la trasformazione dei tessuti del cadavere, tumulati in casse d’acciaio o di zinco, per l’arresto dei fenomeni colliquativi, in tessuti simili al cuoio. In questa fase la cute si mantiene morbida e di colore giallastro. Si manifesta tra il primo e il secondo anno.  

La corificazione si verifica cioè perché il sistema di tumulazione oggi in uso è quello che prevede l’utilizzo di bare di zinco che risponde innanzitutto a esigenze di natura igienica. La permanenza della salma nello zinco in pratica modifica quello che è il normale processo trasformativo del cadavere. La putrefazione determina infatti la fuoriuscita di liquami che ristagnano nella cassa, in cui d’altra parte non c’è ricambio di aria in quanto viene saldata. Quando andiamo ad esumare il cadavere il cadavere corificato ha delle caratteristiche particolari: la cute si conserva bene e ha un colorito per lo più  brunastro di diverse gradazioni e di solito si riescono addirittura a definire i lineamenti del defunto. Si possono notare anche dettagli esterni che erano sfuggiti ad un primo esame necroscopico, o addirittura caratteristiche interne: il pancreas è uno di quegli organi che “vanno via” per primi, ma il muscolo cardiaco no; ecco perché ad esempio se c’è una zona infartuata particolarmente importante si può ancora apprezzare. Questo perché si ha una sorta di rallentamento del processo putrefattivo. Quando si esuma un cadavere e si dice che se ne sono conservate le fattezze, in realtà sono fenomeni che potrebbero essere imputabili alla corificazione.

Un altro fenomeno trasformativo speciale è la mummificazione. Questa consiste nell’essiccamento dei tessuti del cadavere dovuto a rapida disidratazione; necessita di ambiente caldo, asciutto e ventilato. La cute assume un aspetto giallo-bruno e il processo putrefattivo si arresta. Richiede almeno un anno.

Innanzitutto bisogna distinguere tra mummificazione ottenuta tramite trattamento conservativo [dovrebbe essere quella caratterizzata da eviscerazione e riempimento delle principali cavità corporee che si fa anche ai papi] e quella naturale. In Italia ad esempio, la prima è obbligatoria nei casi in cui la salma debba essere trasferita da un comune ad un altro. La mummificazione naturale invece è quella che ci interessa e che abbiamo spesso osservato: si ottiene nei casi in cui il corpo sia esposto in un ambiente caldo secco e ventilato. Ciò comporta una rapida perdita dei liquidi corporei da cui risulta la conservazione della cute con aspetto giallo-brunastro della stessa, meno scuro tuttavia di quello che caratterizza la corificazione. In Italia è un fenomeno che osserviamo in qualche circostanza. Un caso famoso è quello delle mummie della cappella dei cappuccini a Palermo in cui il processo di mummificazione avveniva proprio per le caratteristiche dell’ambiente in cui le salme venivano messe. La mummificazione degli antichi egizi invece non era naturale, ma prevedeva l’eviscerazione e poi il trattamento del cadavere con particolari sostanze. La cosa interessante quando ritroviamo tali mummie è la possibilità di fare paleopatologia che in alcuni casi porta a scoperte interessanti come quelli avutisi grazie agli studi su cadaveri morti di peste nere (tra 1300 e 1400) che fecero luce sulle modalità di trasmissione della Yersinia Pestis, non imputabile al morso di ratti, come si pensava, ma trasmessa per via aerogena

Un altro fenomeno speciale è quello della saponificazione caratterizzato dalla formazione di saponi derivanti dalla degradazione degli acidi grassi del cadavere per azione batterica. Si verifica in cadaveri sommersi o inumati in terreno umido. Il cadavere assume colorazione bianco – grigiastra e consistenza pastosa. Avviene a circa sei settimane dal decesso.

Si tratta di un fenomeno che si riscontra nei cadaveri parzialmente o totalmente immersi in acqua o in terreni paludosi. I saponi non sono altro che chetoni degli acidi grassi. Ed anche in questo caso si ha appunto un rallentamento del processo putrefattivo. Il colorito del cadavere è grigiastro ma ciò che lo caratterizza maggiormente, specie quando sia morto annegato, è l’odore sgradevole: la puzza è talmente forte che vi consiglio accuratamente di non tenere mai i vostri vestiti nei pressi di un cadavere del genere, perché sareste costretti a buttarli, perché non se ne andrà mai. A parte ciò, il cadavere si conserva molto bene tanto è che si possono apprezzare sia a livello esterno che interno elementi interessanti anche dopo un po’ di tempo.