Parliamo di identificazione odontologica forense e parliamo anche di autopsia orale. Per voi è assodato il concetto di autopsia, nel senso che l’autopsia riguarda una serie di rilievi tecnici sul cadavere o su dei resti umani sui quali vengono effettuate da parte del medico legale una serie di valutazioni, rilievi tecnici e accertamenti.
Parliamo di identificazione odontologica forense e parliamo anche di autopsia orale. Per voi è assodato il concetto di autopsia, nel senso che l’autopsia riguarda una serie di rilievi tecnici sul cadavere o su dei resti umani sui quali vengono effettuate da parte del medico legale una serie di valutazioni, rilievi tecnici e accertamenti. Quando parliamo di svolgere lo stesso accertamento autoptico sul terzo inferiore del volto, cioè sulle mascelle noi possiamo parlare di autopsia orale ovvero accertamento autoptico odontoiatrico che dovrebbe svolgere l’odontoiatra perché non parliamo soltanto di rappresentare il dente presente e mancante, caratteristica che può essere rilevata da voi tutti medici anche nel corso di un’autopsia, bensì parliamo di accertamenti e di rilievi tecnici che vanno molto più lontano rispetto alla semplice formula dentaria, cioè il num di denti presenti, il numero di denti assenti, o otturati, o con capsule e protesi ecc. che chiamiamo anche odontogramma. L’odontogramma è il motivo per il quale, come una chiave in una serratura, l’odontogramma di un soggetto identificherà quello e quello soltanto come soggetto, ed ecco perché possiamo parlare di una identificazione odontologica forense e non c’è certamente una identificazione su altre caratteristiche anatomiche se non quella delle impronte digitali e quella del DNA. L’identificazione di un cadavere e non parliamo soltanto di una identificazione di un cadavere in cattivo stato di conservazione, cioè una persona subisce dopo la morte una serie di fenomeni degenerativi progressivi che sono condizionati dal tempo, dalla temperatura corporea dell’ambiente, dal luogo dove viene a essere ritrovato, ambiente umido, secco ecc. Quindi si verificheranno una serie di fenomeni degenerativi che altereranno progressivamente le caratteristiche somatiche del soggetto, fino ad arrivare alla scheletrizzazione, cioè quando rimarranno soltanto i tessuti più duri cioè le ossa e i denti. Questo impedirà la possibilità di riconoscere visivamente il soggetto. Per cui quella che è la cosiddetta identificazione presunta, dove ipotizzando l’identità di un soggetto, vengono invitati a visionarlo i possibili amici e parenti è un accertamento che non sottende a quelle regole rigide scientifiche che invece richiede questo tipo di accertamento. Quando noi parliamo di identificazione definitiva, dobbiamo necessariamente avvalerci di metodi scientificamente certi, per cui tra questi abbiamo soltanto 3 metodi.
La comparazione del DNA della salma rispetto ai parenti
La comparazione delle impronte digitali che tuttavia, sempre laddove siano rilevabili, presenta dei limiti perché richiede la presenza di un archivio di impronte digitali di tutti i soggetti e questo da noi non c’è, perché esiste solo per i soggetti che hanno avuto un arresto, sono stati sottoposti a misure restrittive dalla polizia giudiziaria, e di conseguenza quei reati sono stati registrati in un archivio. Ad esempio credo che nessuno in questa aula abbia mai dato o rilasciato impronte digitali in una questura o in una stazione dei carabinieri, per cui le impronte digitali rilevate su una salma rimarrebbero binario morto perché non avremmo un database su cui compararlo.
E se anche fosse possibile, il rigore metodologico impone di confermare l’identità o con il metodo dentale o con il metodo genetico, oppure con entrambi, perché un’altra regola non giuridica ma scientifica è quella che un metodo non esclude l’altro e il rispetto dei diritti universali dell’uomo e quindi il rispetto del rigore negli accertamenti anche tecnico-forensi impone di utilizzare tutti i metodi possibili per identificare e avere quindi una conferma incrociata dell’identità. In seguito a disastri di massa sono stati identificati decine e decine di vittime grazie a una intersecazione dei metodi, perché a seconda della tipologia del disastro ci si può avvalere di qualche informazione proveniente dalla parte odontoiatrica accoppiata con la parte genetica che diventa poi la conferma definitiva in alcuni ambiti, per cui in genere è l’accoppiamento dei metodi e quindi l’approccio multidisciplinare la soluzione alla identificazione umana forense. Aspetto che però richiede la conoscenza e richiede la presenza di persone competenti perché l’odontoiatria forense in italia non ha mai avuto la massima espressione innanzitutto perché gli odontoiatri vogliono fare attività clinica, dall’altra manca la cultura di registrare accuratamente la scheda del paziente, che è quell’elemento fondamentale per arrivare all’identità. All’estero e specialmente negli stati uniti anche la persona più comune è a conoscenza dell’identificazione con il metodo dentale, da noi questa cultura non ha mai avuto la massima espressione, in più nei ruoli tecnici delle forze di polizia ci sono i biologi, ci sono i clinici, ci sono i medici, ma non ci sono mai stati gli odontoiatri con questa specializzazione. Per questo motivo in Italia l’odontologia forense non ha mai avuto una grande diffusione con tutte le conseguenze che possono derivare soprattutto oggi, in cui se troviamo dei cadaveri in puglia, in Calabria, in Italia in generale, la possibilità che quel cadavere sia italiano è al 50 %, 50 % che sia di un’altra nazionalità europea. Peraltro ormai la libera circolazione, la possibilità di viaggiare e il turismo è tale per cui non abbiamo più neanche periodi specifici in cui trovare un turista e di conseguenza in quel momento dobbiamo rilevare tutte quelle informazioni che devono poi essere utilizzate per l’identità. L’identificazione presunta riguarda l’ausilio di una serie di informazioni che sono ritrovate sul cadavere o vicino il cadavere, per esempio il riconoscimento di eventuali indumenti, oggetti e gioielli indossati dalla persona scomparsa o ritrovata cadavere, tatuaggi, orologi indossati, disegni di oggetti fatti da parenti o amici, che possono poi corrispondere all’oggetto effettivamente ritrovato sulla salma, sono tutte informazioni secondarie che rappresentano informazioni di tenere comunque in considerazione per quel processo di identificazione. Attenzione. L’identificazione non è una diagnosi, va intesa come un procedimento di indagine all’interno della quale ogni piccola informazione con rilievi individualizzanti (orologio, gioielli, tatuaggi, cicatrici, indumenti) che sono informazioni importanti, per poi arrivare a individuare l’eventuale identità del soggetto all’interno di coloro che risultano scomparsi. Quando oggi si va a fare una denuncia ai carabinieri per la scomparsa di un parente o di un amico, dal 2010 il sistema si è standardizzato su determinate domande che il carabiniere pone durante la denuncia. In particolare chiederà come era vestito l’ultima volta che è stato visto, se porta occhiali, se portava un orologio non hanno rilevanza all’interno delle scienze forensi ma ne fanno parte integrante in quel processo più globale che è il processo di attribuzione personale di resti scheletrici e rappresentano quelle informazioni che dall’interpol vengono dette secondarie perché la somma di questi piccoli tasselli ci portano sempre più vicino all’identità. In particolare quando il soggetto decide di suicidarsi in macchina e la macchina si incendia, si crea un forno che supera i 1000°C e i denti hanno delle caratteristiche anatomiche che resistono ai fini dell’identificazione a queste temperature (perché superando i 1000°C anche i denti diventeranno polvere, farina) e potranno conservare alcune proprietà individualizzanti soprattutto se sottoposte a radiografia. E sono soltanto i denti ad avere quella particolare resistenza, perché sono il tessuto più mineralizzato del nostro corpo, e di conseguenza quello che più di tutti resiste alle elevate temperature. E non solo i denti, ma anche tutta una serie di metalli che il dentista utilizza per riabilitazione protesiche e per esempio l’implantologia, che sono viti in titanio che noi mettiamo nelle mascelle. I caratteri somatici vengono persi e di conseguenza i distretti da utilizzare sono i denti, che rimangono sempre ben conservati, e poi la conferma del dna.
Nelle scienze forensi e nell’odontologia forense ci sono 2 date che hanno cambiato radicalmente l’attenzione posta da tutti gli altri colleghi a questa disciplina. Innanzitutto l’11 settembre 2001, che è stato un evento che ha cambiato completamente la storia di tutto, però nel nostro ambito dell’odontologia forense ha rappresentato un’evoluzione perché ci si è dovuti sottoporre alla raccolta di container e container di materiale che aveva al suo interno anche materiale biologico in qualche maniera individuato, isolato e poi restituito perché fu promesso agli americani che ogni piccolo frammento delle vittime sarebbe stato restituito ai parenti. Questo ha innescato un lavoro immane che è terminato forse un paio di anni fa in maniera completa, costato una quantità indescrivibile di milioni di dollari, che tra l’altro oltre a raccogliere quello che c’era sulla strada hanno più volte scavato la terra, strati su strati, quindi è stato un investimento immane. Un esempio dell’attività riguardava un tapis roulant sul quale veniva fatta scorrere tutta quella poltiglia di calcinacci materiale edile misto però a ossa, denti e via dicendo. Accanto c’erano degli antropologi che sono quelli che hanno l’occhio più attento a individuare resti umani che andavano poi a prelevare i frammenti per fare di ciascuno di essi il DNA. Un’altra data ancora più importante è lo tsunami del 26 dicembre 2004, che rappresenta una svolta sotto il profilo multinazionale perché come accade anche nella medicina legale, e negli accertamenti medico legali, voi sapete che la costituzione dello stato italiano ha valore nei paesi in cui lo stato italiano può esercitare la sua potestà, per cui vale in Italia, vale nelle ambasciate, nelle acque appartenenti al nostro territorio. Gli altri paesi hanno un’altra giurisdizione e hanno anche altre leggi e hanno delle gestioni giudiziarie diverse. Lo stesso accadeva nell’ambito dell’identificazione e odontoiatria forense: c’erano dei codici dentali inglesi diversi da quelli francesi, i norvegesi ne usavano un altro, lingue diverse, software diversi, non si poteva dialogare. Non poteva continuare in questa direzione per far fronte a questo disastro naturale, e i 2 anni successivi di attività di identificazione dei 230mila cadaveri hanno imposto la necessità di dialogare tra i 32 paesi coinvolti. Ecco perché questo disastro rappresenta una svolta per noi, per le peculiarità di questo disastro, cioè il fatto che le vittime sono prevalentemente occidentali, di cui si conservano tante informazioni dentali ante-mortem, le vittime hanno subito una serie di alterazioni per le quali il riconoscimento somatico non era possibile, perché hanno avuto una serie di alterazioni ma i denti sono rimasti perfettamente conservati. Le vittime sono state completamente alterate dai fenomeni cadaverici, sottoposte a umidità, calore quindi erano completamente irriconoscibili, né era pensabile in quel momento partire con un prelievo del DNA, perché il numero di vittime era così consistente che stoccare una quantità di profili biologici e lasciarli appesi a un binario morto sarebbe stata una manovra inefficace. Diverso invece, come infatti poi è avvenuto, è stato l’impiego del metodo dentale che in questo caso invece è il metodo che più di tutti ha identificato le vittime dello tsunami. Ed è stato proprio questa caratteristica a far rivalutare agli inquirenti e anche ai colleghi delle altre discipline forensi, la figura dell’odontoiatra forense che in questo caso è stato colui che ha lavorato più di tutti. In questo caso i biologi e i tecnici per le impronte digitali praticamente aiutavano i dentisti che sono accorsi lì a fare le loro fotografie e radiografie per le autopsie orali. Perché una delle cose che vi evidenzierò è l’aspetto della conservazione dei denti e delle strutture degli interventi odontoiatrici, sono quegli elementi che più di tutti resistono alle alte temperature, ai fenomeni ambientali, alla degenerazione post mortem. E in particolare, l’odontoiatra quando fa un accertamento autoptico non si limita solo a guardare, ma si occupa anche di completare l’accertamento con le radiografie dei denti che sono l’elemento imprescindibile dell’autopsia orale, cioè se noi abbiamo l’obbligo di svolgere una anamnesi prima di visitare il paziente e di arrivare a una diagnosi, non fare l’anamnesi significherebbe essere negligenti, per lo stesso principio non completare l’accertamento autoptico con le radiografie alla bocca sarebbe un grave atto di negligenza perché sono proprio le radiografie a darci quelle informazioni oggettive sulla presenza di alcuni denti e sulla forma di alcuni trattamenti odontoiatrici, ma anche la possibilità di poter svolgere poi la comparazione tra le radiografie rilevate sul cadavere e le radiografie che ci verranno eventualmente inviate di quando il paziente era in vita.
Un altro aspetto che grazie all’impegno di questa università si sta portando gradualmente alla rivalutazione dell’odontoiatria forense per identificare i cadaveri è legato al problema delle persone scomparse e ai cadaveri senza nome. In tutto il mondo esiste il problema delle persone che volontariamente o non, scompaiono. In Italia ad oggi ci sono 25mila denunce di soggetti scomparsi, questo non è solo un fenomeno italiano ma di tutto il mondo. A un certo punto, perché le famiglie delle persone scomparse avevano bisogno di risposte, è stata istituita una figura speciale nel governo che è stata denominata “commissario straordinario per le persone scomparse” che è stata istituita nel 2007 e che ancora oggi esiste, sono cambiati i commissari negli anni, e ha svolto un censimento dei cadaveri senza nome. Facendo un censimento attraverso interrogazioni agli istituti di medicina legale è venuto fuori che complessivamente oggi ci sono ancora 870 soggetti da identificare. Soggetti sui quali è stata svolta l’autopsia giudiziaria, ma nella stragrande maggioranza dei casi non sono stati effettuati quei rilievi imprescindibili per l’identificazione, perché tra l’autopsia giudiziaria e l’autopsia ai fini dell’identificazione abbiamo delle finalità diverse, perché la finalità dell’autopsia giudiziaria è quella di identificare la causa della morte, che poi ha una serie di impieghi giudiziari importanti, ma l’autopsia invece finalizzata all’identificazione di cadavere ha un fine diverso e quindi la salma prima di essere chiusa in una bara deve essere sottoposta ai rilievi che permettono la raccolta di tutte quelle informazioni che poi possono essere impiegate per l’identificazione. Quindi se l’autopsia completa non è stata svolta, può capitare di esumare una salma che era stata già messa a riposo e dover quindi sostenere tutta una serie di aspetti che potete immaginare oltre ai costi: dover aprire una bara, sottoporre nuovamente, dopo un paio di anni ad un accertamento odontoiatrico completo e raccogliere quelle informazioni che dovevano essere raccolte nel momento in cui è stata svolta l’autopsia, perché l’autopsia per definizione dovrebbe essere un accertamento non ripetibile. Se invece andiamo a vedere l’elenco delle 870 salme si può facilmente vedere come in alcuni istituti e solo in quelli l’autopsia è stata svolta in maniera completa e quindi la stragrande maggioranza di queste salme andrebbero in linea teorica sottoposte a esumazione e a nuovo completamento dell’accertamento autoptico. Perché poi abbiamo necessità di identificare una salma? I motivi sono molteplici: prima di tutto perché è un importante aspetto dei diritti universali dell’uomo e questo vale soprattutto per gli immigrati, quelli che vengono dall’est, molti di loro finiscono in mare, non vengono identificati e vengono seppelliti in cimiteri dei cosiddetti cadaveri senza nome, poi ci sono tutta una serie di aspetti giudiziari, assicurativi, civili, amministrativi che scaturiscono dall’avere una salma di cui non sappiamo l’identità. Innanzitutto se si tratta di una salma coinvolta in un reato è importante capire il nome del soggetto perché da quel nome poi prenderanno forma le indagini penali per andare a individuare le organizzazioni criminali che stanno dietro l’omicidio. Poi vi sono una serie di aspetti diciamo più pratici per esempio una persona sposata con un soggetto che scompare non si può sposare fino a che non viene rinvenuto il coniuge e non c’è un certificato di morte. In assenza di un corpo e di un nome su questo corpo quel soggetto non si può sposare e deve attendere 10 anni per avere un certificato di morte presunta se non viene ritrovata la salma. Poi ci sono una serie di aspetti assicurativi legati ad esempio agli infortuni o a polizze nel caso di morte, anche lì il soggetto deve essere stato ritrovato, nel caso di un soggetto scomparso bisogna aspettare il certificato di morte presunta.
Poi ci sono degli aspetti legati al rituale religioso, perché è vero che in Italia la religione principale è la religione cattolica, però all’estero le religioni sono diverse, e ogni soggetto ha diritto a vedersi processare il corpo all’interno di un rito religioso che si confà alla sua religione, questo sia per se stesso che per i parenti. Sono delle problematiche di una certa importanza in contesti multinazionali, basta che cada un aereo per capirci, all’interno ci sono ormai 4,5,6 nazionalità diverse in media. Per cui se dobbiamo prima fare accertamenti forensi e poi lasciare la salma ai parenti, la gestione della salma può cambiare per permettere ai familiari di sottoporla al rito religioso della loro religione. A titolo di esempio pratico: nel buddismo, anche colui che sta vicino alla salma deve essere buddista, poi non si può spostare la salma fino a che non viene un loro religioso, non hanno nessun problema con l’autopsia come invece hanno altre religioni, e è opportuno realizzare per i familiari un’apposita zona per poter pregare nella loro religione. La sepoltura deve avvenire entro 7 giorni, questo può creare non pochi problemi quando ad esempio è necessario completare l’accertamento autoptico o altri accertamenti, per cui si possono creare problemi, non badate al singolo caso ma provate a immaginare quando ci sono 100,200,300 cadaveri da sottoporre a tutti gli accertamenti non solo odontoiatrico ma anche antropologico, del patologo forense. Per esempio per l’indù la testa deve essere orientata a nord e i piedi a sud, sembra una cosa banale però questo può creare non poche problematiche. Tanto è vero che ci sono società internazionali che si occupano della gestione del disastro di massa, sono società private come ad esempio la kenyon international che è americana, ma ha anche una sede in Europa in Inghilterra che interviene a supporto in quei paesi dove l’organizzazione non è sufficiente a gestire il disastro. Quando cadono aerei in africa, in asia quei paesi dove l’organizzazione dello stato non è in grado di sopperire a tutta una serie di aspetti che sono il recupero delle salme, l’accertamento forense, rivestire le salme e truccarle per farle vedere ai parenti in una certa maniera, far arrivare i parenti, dare supporto psicologico ai parenti prima di sottoporli alla visione della salma, restituire la salma, conservare la salma nei frigoriferi, avere tutta la logistica per la gestione di 200 (in genere le persone in un aereo sono più di 100, 120, 150) con tutta la parte logistica non è facile. Ecco perché alcuni stati si rivolgono a delle organizzazioni private. E queste agenzie private la prima cosa che fanno, perché mi è capitato con la kenyon è un corso sulle caratteristiche e differenze religiose per evitare poi imbarazzanti problemi. Il discorso di mettere la salma a sud o a nord sembra una banalità ma in realtà può creare non pochi problemi. Gli occhi devono essere chiusi e il corpo coperto con un lenzuolo bianco. Per esempio le vittime ebraiche devono autorizzare l’autopsia altrimenti loro sono contrari, le braccia devono essere i lati del corpo con le dita dritte, i piedi devono stare verso la porta dove viene svolto l’accertamento autoptico, non bisogna lasciare la salma da sola, quindi sono tutti aspetti di grande rilievo quando abbiamo a che fare con un ambiente multinazionale e che non possiamo non conoscere, quindi non basterà neanche più essere esperto di scienze forensi, ma bisogna allargarsi anche a conoscenze culturali e religiose del paese dove si andrà a svolgere l’accertamento.
Andiamo avanti e entriamo nei vantaggi e svantaggi della identificazione odontoiatrica forense. In realtà, se fate un giro nella letteratura scoprirete come in linea di massima, come media, perché ogni disastro di massa è diverso dall’altro, quindi lo tsunami è diverso dalle torri gemelle, diverso da ciò che è successo in Giappone con il terremoto e i problemi di radiazioni, quindi non c’è uno standard, però in linea di massima la media è che l’identificazione avvalendosi del metodo dentale in genere si aggira sul 70-80% o da solo o coniugato con gli altri aspetti che dicevamo prima cioè gli aspetti secondari che abbiamo detto possono essere cicatrici, gioielli, tatuaggi, indumenti, tutta questa roba rigorosamente indossata. Quindi l’identificazione odontologica forense ha un vantaggio pratico che è quello di permettere in maniera molto rapida, efficace e economica di arrivare a identificare i soggetti o di arrivare a una identificazione quasi certa nella stragrande maggioranza dei casi perché i dati dentali sono molto diffusi, perché i materiali dentali che utilizziamo noi dentisti ci permettono anche di fare una verifica geografica dell’origine del soggetto, perché sono particolarmente resistenti rispetto a tutti gli altri distretti anatomici del nostro corpo.
Uno degli svantaggi che però io non ritengo tale e vi spiegherò il perché, è la stretta dipendenza da informazioni dentali ante-mortem. I soggetti che vengono dall’africa o dall’asia, Iran, Pakistan ecc., che arrivano attraverso il mare per cercare asilo politico e alcuni muoiono, noi di questi soggetti non abbiamo informazioni dentali, perché il dentista è sicuramente un traguardo più occidentale, da un punto di vista della cura, delle protesi, della ceramica ecc. E quindi in questi soggetti teoricamente la questura, il poliziotto scettico potrebbe dire: “noi del dentista forense che ce ne facciamo se non abbiamo la scheda del soggetto quando era in vita?” La risposta è molto semplice: in realtà noi abbiamo 2 procedimenti per arrivare alla identificazione: una è l’indicazione positiva, cioè certa e l’altra è l’identificazione detta generica cioè non abbiamo un nome e un cognome ma abbiamo una serie di informazioni che noi chiameremo profilo biologico, socioeconomico che permetterà agli inquirenti di andare ad attingere in maniera mirata in determinate aree geografiche di soggetti di cui abbiamo la denuncia di scomparsa. Sapere che il soggetto di cui abbiamo il cadavere va dai 50 ai 60 anni, proviene dal centro-europa, sono informazioni preziosissime. Come un vero e proprio lavoro di indagine ci portano a individuare l’identità del soggetto. Il principio di identificazione sia con il DNA, sia con i denti, sia con le impronte digitali è una comparazione di informazioni. Noi compariamo ciò che abbiamo ritrovato sulla salma: le impronte digitali, l’odontogramma, con le impronte digitali, l’odontogramma del soggetto scomparso. E attraverso la comparazione dei dati che chiameremo dati post-mortem quelli rilevati durante l’autopsia e ante-mortem quelli attinti dalla polizia giudiziaria, e le varie informazioni che possono derivare dalle cliniche odontoiatriche, dagli studi dentistici, ma anche dall’intervista dei parenti perché non è detto che l’informazione odontoiatrica debba avere un’origine tecnica.
I denti hanno caratteristiche di immodificabilità, repertabilità ed obiettività. Ciò significa anche avere una garanzia quando andiamo a fare le nostre radiografie, fotografie, cioè il fatto di essere refertabili si allarga anche ad altri aspetti di analisi perché i denti sono veicoli di informazione proprio attraverso un’analisi chimica dei materiali dei restauri presenti nel dente, ma anche il dente stesso quando anche non curato può essere sottoposto ad una analisi geologica del suo contenuto in stronzio che è un minerale e ci permetterà ad esempio di individuare l’origine geografica. L’aspetto obiettivo è l’altro elemento fondamentale, perché se non vi fosse obiettività questa scienza non potrebbe stare nelle scienze forensi, perché noi non possiamo fare una identificazione sulla base del riconoscimento visivo. Quando qualche giornalista mi intervista, come nel caso di Roberto Straccia, ragazzo di Pescara ritrovato a bari, e lo stereotipo dell’identificazione dentale è quello di riconoscere i denti. Allora, il processo non è così, noi non riconosciamo i denti, noi abbiamo bisogno di una obiettività che è quella di confrontare i dati dentali antemortem e post mortem e nel caso specifico l’obiettività non può basarsi solo su quello che ho visto io, ma deve basarsi su un’obiettività strumentale, quindi radiografie della bocca del soggetto cadavere, comparate con le radiografie del soggetto quando era in vita.
Vi è un elenco di tutti i rilievi e le analisi che fanno parte di quella che chiameremo autopsia orale ovvero accertamento autoptico odontoiatrico questo mi preme evidenziarlo perché proprio l’assenza dell’odontoiatra perché leggere tutto quello che possiamo fare vi permette di intuire tutto quello che verrebbe perso se non viene coinvolto l’odontoiatra perché la maggior parte delle cose che sono qui elencate non possono essere fatte dal medico legale sia per una questione di competenza ma anche per una questione strumentale e di conoscenza perché il profilo dentale cioè le caratteristiche socioeconomiche di un soggetto attraverso la visione e l’analisi dei denti richiede una competenza clinica dell’odontoiatra. Infatti io non esisterei anche se fossi un buon dentista perché buona parte delle informazioni sono la coniugazione della mia esperienza di odontoiatra clinico che si occupa di protesi dentali, di impiantologia, di paradontologia, fa igiene al paziente e quindi vede le pigmentazioni da tabacco, vede le pigmentazioni da altri alimenti, che mi accorgo se un paziente è trascurato, se mastica solo da un lato, se ha una seconda classe con i denti sventagliati ecc. queste informazioni sono in possesso dell’odontoiatra che deve anche fare il dentista curante per poi rivedere queste informazioni con una prospettazione forense, da cui poi viene fuori il profilo socioeconomico del soggetto, da cui, sembrerà strano ma vengono fuori una serie di domande che il poliziotto può porre ai familiari.
Potete immaginare in cosa consiste la visita odontoiatrica: apre la bocca, ispezioniamo, e in questo caso parliamo di qualcosa di abbastanza simile, cioè noi dobbiamo ispezionare le arcate dentarie di un cadavere dopo di che dobbiamo quindi scrivere su una cartella i denti che vediamo, i denti che non ci sono, i denti che sono con dei restauri, la differenza è che l’ispezione autoptica deve essere molto più dettagliata perché mentre io quando vedo un paziente non vado certamente a scrivere che l'otturazione sul molare è soltanto sulla faccia masticante del dente o sulla parte vestibolare perché sarebbe eccessivo, perderei ore, però sulla salma noi dobbiamo registrare in maniera molto più attenta ogni minimo dettaglio perché è un’informazione che non possiamo perdere. Per cui per esempio un’otturazione su un molare sulla faccia masticante che noi chiamiamo faccia occlusale, oppure può essere sul versante vestibolare, linguale, distale, mesiale per cui sono informazioni che vanno registrate. Poi faremo delle fotografie alle arcate dentali sup, inf, parti laterali. La cosa più importante e imprescindibile sono le radiografie. A quel punto possiamo valutare se prendere delle impronte o calchi o no, possiamo valutare con il medico legale di prendere dei campioni che possono essere o il dente o campioni del materiale dentale, l’otturazione per capirci, così come in alcuni singoli casi potremmo anche valutare se mancano dei denti, in cui c’è l’alveolo vuoto ma non hanno trovato il dente, potrebbe anche essere ipotizzabile tornare nel luogo dove è stato ritrovato il cadavere per andare a cercare quei denti che noi sappiamo esserci, perché l’alveolo è vuoto perciò sono stati persi post mortem. Una volta prese queste informazioni poi l’odontoiatra forense si occuperà di fare delle valutazioni su queste informazioni, cioè la valutazione della dentatura cioè il cosiddetto profilo socio-economico-alimentare, chiamiamolo pure profilo biologico. Poi possiamo fare la stima dell’età, che è un altro elemento potente di individualizzazione, è uno strumento importante. In altri casi quando ad esempio il soggetto è particolarmente decomposto e scheletrizzato, tutte le ossa del cranio possono essere ricomposte per andare poi a riformare una mascella, una mandibola, una volta ricomposti i vari frammenti io ci faccio la radiografia, quindi vedete che è un processo che si arricchisce mano a mano che riesco a recuperare informazioni sempre più attendibili. E queste informazioni possono servire anche in assistenza alla polizia giudiziaria, l’interazione con gli agenti di polizia o con i carabinieri è necessaria fino ad arrivare insieme alla identificazione del nominativo, perché l’interrogazione dei familiari del soggetto di cui si comincia a ipotizzare l’identità è un interrogatorio che può essere fatto anche con l‘assistenza del medico legale, dell’odontoiatra forense che fanno domande mirate che sono oscure al carabiniere ad esempio se aveva una protesi che si toglieva la notte, non la farebbe mai come domanda. Infine quando siamo completamente al buio e non siamo arrivati a nessuna informazione l’odontoiatra può collaborare o svolgere da solo se ha seguito corsi specifici la ricostruzione faciale o meglio approssimazione faciale in due o tre dimensioni con eventualmente l’ausilio di un antropologo. Altro non è che il disegno 2D ricavato dal cranio, che in genere è il risultato di una ricostruzione faciale in 3D fatta o manualmente con la creta che viene plasmata su una replica fedele in resina del cranio, che serve poi ad arrivare ad avere un viso che si avvicina al viso del soggetto, non sarà mai identico, ma l’obiettivo in questo caso è di poter diffondere su programmi tipo chi l’ha visto per intenderci, l’immagine ricostruita, approssimata per verificare se qualcuno riconosce in questo disegno il soggetto x. Infatti molte individuazioni avvengono così.
Diversi studi hanno confermato come le otturazioni in composito cioè quelle del colore del dente, quelle in amalgama hanno un aspetto grigiastro. L’amalgama in argento è un materiale che si usa ancora oggi, superato per motivi estetici, ma è ancora abbastanza frequente ed essendo una lega di metalli resiste anche di più rispetto ai composti che invece sono delle resine e quindi si bruciano. Quindi noi parliamo di un lavoro che doveva verificare la permanenza di caratteri individualizzanti nei materiali dentali. Le terapie canalari cioè le devitalizzazioni, che sono lo svuotamento del nervetto nella radice di un molare che poi puoi riempire con del cemento, che è radiopaco e anche questa è una preziosa informazione, perché sapere che quella radice bruciata che vedete lì è un dente che a vederlo così noi lo identifichiamo come molare ma confermare che quel molare ha anche una terapia canalare dentro è un’altra informazione preziosa, da lì possono derivare tutta una serie di conferme se riusciamo ad avere la scheda dentale del dentista curante. Può rappresentare un’informazione anche per escludere chi è scomparso ma a questo molare non ha una devitalizzazione. Quindi le informazioni sono sia in termini di esclusione che di inclusione. Ci può fare escludere anche 20,30 soggetti scomparsi perché non sono compatibili.
Dicevo prima dell’identificazione positiva certa e identificazione presunta o generica attraverso l’individuazione del profilo. L’identificazione presunta è l’accertamento che l’odontoiatra forense pur in assenza di informazioni dentali può ricavare fornendo comunque tutta una serie di informazioni preziose al carabiniere, quella che io ho chiamato biografia dentale. La biografia dentale permette di avere quelle informazioni che individualizzano una certa tipologia di popolazione: provenienza geografica, età, sesso, abitudini voluttuarie (fumatore, popolazioni che masticano il tabacco), alimentazione di un certo tipo, sono tutte caratteristiche che si possono evincere dalla bocca. Non è un riscontro banale il fatto che nella mia pratica clinica quando io vedo per la prima volta un soggetto io posso raccontare tutta una serie di aspetti della sua vita e spesso il paziente rimane sbalordito perché il dentista con esperienza è in grado di raccontare tante informazioni della vita privata del paziente attraverso le caratteristiche e il colore e la pigmentazione dei denti che vanno dall’alimentazione alle abitudini, cioè se fuma, se abusa di alcool ecc.
Uno degli aspetti che poi è stato sollevato dalle criticità del problema dello tsunami era come vi dicevo la standardizzazione dei codici perché ogni paese aveva delle schede autonome e aveva difficoltà a dialogare con gli altri paesi. Per esempio i nostri denti hanno un numero, per esempio quando noi dobbiamo curare un incisivo o un molare dobbiamo poter mettere sulla cartella il numero a seconda che sia un molare sup dx o un incisivo inf dx per cui ogni dente è individuato da un numero. Però anche in questo ambito abbiamo dei numeri diversi ad esempio gli americano usano i numero da 1 a 32, perché sapete bene che i denti sono 32, per cui loro iniziano in alto a dx con il numero 1, continuano in senso orario e finiscono sotto al dente del giudizio in basso a dx che per loro è il 32, quello che invece per noi è il 48 perché noi abbiamo un sistema con gli assi cartesiani per cui abbiamo diviso lo spazio in 4 quadranti e poi accanto il numero del dente. Quindi la standardizzazione aveva senso ed è stata in buona parte superata attraverso l’ausilio di una organizzazione internazionale che è l’interpol, una agenzia di polizia internazionale che in realtà non ha giurisdizione nei vari paesi membri ma svolge un’attività comunque di polizia ma più di coordinamento perché ormai determinati reati non son più nazionali: traffico d’organi, terrorismo, traffico di droga, di esseri umani, coinvolgono più paesi ed è stata necessaria un’agenzia che coordinasse le varie polizie. Per cui noi abbiamo una polizia internazionale che sta su quasi tutti i paesi, ha uffici in 166 paesi ma abbiamo ad esempio anche un’altra agenzia solo europea l’europol ideata per effetto dell’unione europea che serve anche per coordinare le varie agenzie, per esempio quando noi troviamo un cadavere che non è italiano ma può essere ad esempio tedesco qualcuno deve poter interagire e trasferire i dati con i colleghi della polizia tedesca e i dati non possono essere in italiano e le schede devono essere delle schede standard.
In realtà la bocca permette di ricavare tutta una serie di informazioni individualizzanti per esempio la posizione dei denti in chiusura, le cosiddette caratteristiche del morso, dove noi per morso intendiamo come si posiziona la mandibola rispetto alla mascella in chiusura, quindi la forma dell’arcata, il prognatismo, la progenia, retrogenia, sono tutte informazioni individualizzanti. Poi altre informazioni provengono dal numero di denti presenti o assenti, parzialmente erotti come ad esempio la questione dei denti del giudizio, il dente del giudizio è uno degli elementi più importanti quando vogliamo fare una valutazione di un soggetto se maggiorenne o minorenne, quindi viene studiato sia per verificare dove viene posizionato sia il grado di maturazione delle radici noi possiamo ricavare delle informazioni sull’età e alcuni aspetti relativi all’età sono veramente determinanti da un punto di vista giudiziario. Caso pratico: centri per l’identificazione e espulsione dove vengono veicolati di ragazzi extracomunitari che dicono di essere minorenni. Ora potrebbe essere espulso e riportato al paese d’origine o potrebbe rimanere in Italia e avere diritto alla scuola, assistenza familiare ecc. Noi parliamo di ragazzi che possono avere 17 anni o possono averne 19. Dare un’informazione certa e non presunta cambia radicalmente il destino di queste persone. Ci sono caratteristiche che al di là dei restauri possono essere ricavate quando noi facciamo l’accertamento sul cadavere perché possono essere stati registrati anche sulla cartella clinica. Pazienti che hanno un’alterazione dello smalto che noi chiamiamo amelogenesi imperfetta con chiazze bianche o zone di erosione dei denti dovuti all’abuso di alcuni farmaci o sostanze acide determinano delle alterazioni su un dente che per quanto sano, sono caratterizzanti. Sono caratteristiche che si possono ricavare anche dalle fotografie che il familiare ci porta, e da lì ricavare informazioni sulla posizione dei denti. E poi su tutta una serie di patologie (denti cariati, ascessi) che possiamo ricavare dalla radiografia.
Un’altra caratteristica interessante che è stata studiata anche da un collega di bari era il cosiddetto fenomeno dei denti rosa, la presenza di denti di colore rossastro su un soggetto può aiutare gli inquirenti e anche il medico legale sulla causa di morte. Perché quando le persone vengono sgozzate o si suicidano l’asfissia e il fatto di far permanere all’interno della camera bulbare il sangue, quel sangue darà un colorito rosa al dente, perché si crea un’emorragia dato che viene impedito il flusso di sangue verso il collo. Poi abbiamo una serie di caratteristiche tutte derivanti dalla protesi e su questo una piccola informazione ai medici: noi dentisti dal ’92 abbiamo dovuto ottemperare a una normativa di conformità alla normativa CEI per cui quando facciamo confezionare attraverso il laboratorio dell’odontotecnico le protesi dobbiamo rilasciare un’attestazione di conformità. Il paziente deve poter sapere quali materiali sono stati impiegati, se sono conformi, se non sono tossici e scrivere anche i lotti dei materiali, perché se per qualsiasi ragione dovessimo richiamare il paziente perché è stata scoperta una tossicità, dobbiamo poter richiamare il paziente e dirgli che è necessario dover rifare la protesi perché quella era una resina contaminata. Quindi questo ci permette di avere informazioni tecniche sulla protesi che possono poi essere comparate alla protesi che ritroviamo sul cadavere. Quando abbiamo ad esempio frammenti di un cadavere e protesi, il dentista forense può rimettendo insieme i pezzi di una protesi mobile, la può riappoggiare nella sua sede ritrovando la posizione originale e come in questo caso ricavare anche che questa mascella appartiene a questa mandibola e lo andiamo a ricavare semplicemente per la corrispondenza delle due protesi. Perché se non avessimo questa protesi dovremmo pensare da un punto di vista tecnico a questa mascella e a questa mandibola come appartenenti a due soggetti distinti e non necessariamente lo stesso. In assenza di questo rapporto, i due frammenti potrebbero anche essere diversi, potremmo sempre fare un DNA e avere una conferma, però in questa maniera siamo stati molto più veloci. Le dentiere alcune volte possono essere individualizzate con iniziali. Quando ad esempio una persona molto anziana viene ospitata in un centro anziani dove ce ne sono 70-80 e molti di loro avranno la dentiera, quindi in alcuni casi è opportuno avere delle iniziali. Così come in futuro ci sarà l’utilizzo del rfid un piccolo transponder che potrebbe essere integrato all’interno della dentiera ed è quello che sostituirà il codice a barre. Questo tipo di chip che è completamente innocuo, non è fonte di onde elettromagnetiche o elettroniche, già distribuito per uso umano negli stati uniti, viene posizionato nel sottocute del deltoide in quei pazienti che soffrono di patologie sistemiche e che vivono da soli per cui se ad esempio un anziano a 70 anni vive da solo e si ritrova ad avere un infarto in casa, e viene quindi portato in ospedale senza parenti, è importante che vengano individuate le sue caratteristiche e le sue allergie, o i farmaci che assume, passando un lettore vicino al chip, solo in questo caso emette un numero che è unico per ogni paziente, esattamente come un codice a barre. Quel numero nel database di tutti gli ospedali americani porterà all’identificazione di quel nome e cognome, con tutte le caratteristiche mediche. Per uso veterinario esiste da parecchio. Così come noi dentisti che ci occupiamo di implantologia, posizioniamo quelle viti in titanio che servono per mettere i denti artificiali e le viti non sono tutte uguali perché esistono tante marche, e quindi individuare la marca di quell’impianto è un’informazione individualizzante.
In questo lavoro presentato nel 2012 è interessante l’aspetto della multidisciplinarietà, cioè l’impiego di medico legale, odontoiatra forense, biologo forense, e antropologo forense per arrivare ad una identificazione positiva. Dovrebbero esserci queste 4 figure quasi sempre se non sempre. Perché noi abbiamo il medico legale che coordina ed effettua l’autopsia, abbiamo il biologo forense che è quello che si occuperà della comparazione genetica per fare il DNA, abbiamo l’antropologo forense che si occuperà di individuare eventuali lesioni sulle ossa e quindi eventuali casi di morte e di stabilire specialmente nei soggetti scheletrizzati la statura, il sesso, e poi l'odontoiatra forense che svolgerà quello che vi ho elencato.
Una delle cose che fa l’odontoiatra forense attrezzato, perché ovviamente io ho le mie due borse con cui mi porto dietro la mia attrezzatura, con una torcia piccolissima portatile che, come nei film che vedete come CSI, emana luce ultravioletta di una lunghezza d’onda ben precisa che serve per evidenziare i restauri. Vi dicevo prima che ormai da anni noi dentisti facciamo otturazioni del colore del dente e a volte siamo così bravi che potremmo anche non vedere che c’è un’otturazione occlusante specialmente in quei casi in cui il cadavere è scheletrizzato e particolarmente sporco, per terriccio ecc. Quindi durante gli accertamenti io utilizzo sempre la luce ultravioletta che mi tranquillizza sull’eventualità di restauri. E poi parte integrante della mia attrezzatura è un apparecchio portatile, forse non sapete che l’odontoiatra è l’unico medico che può detenere e utilizzare autonomamente apparecchi per radiodiagnostica. Il medico non lo può fare, lo può fare il radiologo l’unica deroga ce l’ha il dentista. Infatti il dentista ha l’apparecchio con il braccio mobile, qualcuno ha l’apparecchio per fare la radiografia panoramica della bocca, e comincia ad essere sempre più frequente anche la tac che il dentista può utilizzare in autonomo. Questo è un apparecchio che in Italia non è ancora commercializzato che è innovativo nelle sue caratteristiche perché oltre ad essere una fonte radiogena da cui escono i raggi x, ciò che lo rende particolarmente peculiare è il fatto che a differenza di ogni altro apparecchio radiologico questo apparecchio può essere tenuto in mano dall’operatore che viene protetto dai raggi x attraverso un disco. In questo caso l’operatore può rimanere lì e accoppiare i raggi x con questo oggettino che è un sensore digitale che noi dentisti utilizziamo, la vecchia nastrina qualcuno la usa ancora, per fare la radiografia ai denti che nel caso specifico dell’accertamento autoptico ha il vantaggio di essere portatile e di essere collegato ad un computer portatile. Per cui io ho apparecchi a batteria (torcia, sensore e computer portatile) completamente autonomi che possono funzionare anche nello scavo archeologico, nel cimitero in cui c’era soltanto un tavolo di marmo e niente altro. Io faccio la radiografia e ricavo queste nastrine qui e riesco a vedere anche là dove mancano i denti, non è casuale, abbiamo la conferma che il dente c’era e che è stato perso post mortem. Quando farò la formula dentaria da mandare all’interpol, questo dente verrà scritto con un codice non dente mancante, ma dente perso post mortem perché cambia completamente l’informazione.
Prima parlavo dello stronzio presente nelle ossa e nei denti, è un minerale che si trova nei tessuti duri del nostro corpo, la caratteristica importante dello stronzio sta nel fatto che noi assimiliamo in maniera permanente lo stronzio nei primi tre anni circa di vita. Per cui lo ritroviamo in ciò che beviamo e in ciò che mangiamo perché è il risultato di tutta una serie di elementi che derivano dall’ambiente e dagli alimenti di questo posto. Quindi come potete vedere in questa mappa geologica, con molta probabilità se facessero l’analisi dello stronzio a uno dei miei denti io avrei una percentuale che si avvicina a questa area verde che vedete qui. Questo permette di escludere che io possa essere di altre regioni. Ora l’analisi biologica dello stronzio non è attendibile al 100% però da delle indicazioni di massima.