È dovuta alla presenza, nel sito del focolaio infiammatorio, di:
- Parassiti
- Batteri
- Tessuto necrotico
- Corpi estranei
- Cristalli insolubili
- Patologie come Artrite reumatoide e malattie autoimmuni
Differenze tra infiammazione acuta e infiammazione cronica
La sostanziale differenza rispetto la infiammazione acuta sta nella cellularità dell’essudato, in cui prevalgono linfociti, macrofagi (monociti) e fibroblasti. Il maggior numero di cellule tuttavia viene raggiunto da macrofagi che a differenza dei granulociti, si moltiplicano nel sito infiammatorio.
Alterazioni dell’endotelio
Le alterazioni dell’endotelio vasale inducono l’esposizione sulla sua superficie di molecole di adesione per monociti e linfociti, un processo che persiste nel tempo.
Trasformazione del connettivo
Il connettivo si trasforma in tessuto di granulazione, caratterizzato dalla presenza di monociti macrofagi, linfociti, fibroblasti attivati e angiogenesi di nuovi vasi.
Produzione di kemochine
I macrofagi producono kemochine che attivano i linfociti, che a loro volta producono sostanze che attivano i macrofagi a produrre sostanze per la demolizione della matrice extracellulare e i detriti in essa avviluppati mediatori dell’infiammazione. Enzimi litici per batteri resistenti agli enzimi dei granulociti (come il micobatterio) e sostanze inerti (talco, cellulosa, sali di Si).
Comportamento dei fibroblasti
I fibroblasti sono adibiti alla formazione di un guscio di matrice connettivale la cui funzione è di circoscrivere il sito infiammato.
Infiammazione Cronica
Si può presentare sotto due forme: una forma diffusa e una forma granulomatosa.
Infiammazione cronica diffusa
Nella forma diffusa abbiamo come nella forma acuta le alterazioni morfologiche si trovano diffuse, ma sempre ad un distretto dell’organismo.
Infiammazione cronica granulomatosa
Nella forma granulomatosa invece l’alterazione si trova circoscritta sotto forma di granuloma. Sul piano patogenetico il granuloma e la forma diffusa sono la stessa cosa, anche se sul piano morfologico l’aspetto è differente anche se le cellule sono le stesse: macrofagi, linfociti, plasmacellule, fibroblasti, le altre vanno diminuendo. Se prevale un aspetto immunitario i linfociti saranno di più, saranno meno per il contrario.
Cause dell’infiammazione cronica e acuta
Le cause del processo infiammatorio cronico sono le stesse di quello acuto, ma la differenza sta nel fatto che le suddette cause persistono. Si arriva al processo cronico perché le cause sono tali da indurre l’attivazione di alcune cellule immunitari tipo dei linfociti T, che producono alcune chemochine al posto di altre per cui ad un certo punto stimolano la crescita dei macrofagi e l’attivazione di linfociti anzichè il richiamo di leucociti. Non si ha più la produzione di quelle sostanza vasodilatatrici, mentre le chemochine che determinano l’attivazione di alcuni tipi cellulari determinano la cronicizzazione.
Un macrofago viene attivato dall’interferone gamma (citochina prodotta assieme ad altre dai linfociti attivati), il macrofago fagocita e produce altri mediatori dell’infiammazione fra cui TNF, IFN, IL-Iα, che attivano i linfociti e continua il ciclo.
I linfociti T attivati da un antigene ad esempio, producono varie citochine fra cui IFNγ ne attiva il macrofago (questo può essere attivato anche da altro ad esempio fibronectina, dalla presenza di corpi estranei). Il macrofago attivato produce varie sostanze: tossiche, proteasi, fattori chemiotattici, NO, fattore della coagulazione. Ma produce anche fattori di crescita, fattori angio-genetici, collagenasi, citochine fibrogeniche (attivano le cellule stellate del fegato ad esempio). Insomma si forma un tessuto che determina una infiammazione diffusa formata da macrofagi, linfociti, istiociti, plasmacellule.
Abbiamo una tendenza alla fibrosi, che a lungo andare può provocare danni secondari.
Granuloma macrofagico e granuloma complesso
Noi abbiamo delle citochine ad azione chemiotattica, prima arrivano i polimorfonucleati poi i mononucleati, macrofagi. Altri sono fattori di crescite e quindi li fanno dividere, altri ancora sono fattori immobilizzanti cioè fattori che impediscano alle cellule arrivate dal circolo ematico di ritornarci. Tutto questo forma un focolaio di macrofagi. Infatti quando abbiamo un focolaio infiammatorio cronico la prima cosa che si forma è un granuloma macrofagico, se è circoscritto.
Abbiamo l’agente flogogeno, questo viene fagocitato ma non viene digerito, il polimorfonucleato muore; la risposta acuta non ha successo. Allora l’agente patogeno persiste, si può avere una risposta immune mediata da cellule (linfociti, macrofagi), oppure un sequestro all’interno dei macrofagi. Abbiamo quindi un richiamo di macrofagi grazie alle citochine, le cellule restano li, alcuni formano un sincizio (cellule epiteliali giganti). Si forma un granuloma macrofagico. Questo può evolvere: diviene un granuloma complesso se accorrono molti linfociti, quindi se c’è una risposta immunitaria, matura e diviene epitelioide (macrofagi differenziati). Tutti i granulomi di origine biologica tendono a formare granulomi epitelioidi, se invece lo stimolo immunitario è basso e i macrofagi sono stati attivati per altra via il granuloma sarà da corpo estraneo, pochi linfociti e si attiveranno molti fibroblasti.