La sindrome di Sjogren è una patologia autoimmune che riguarda la secrezione lacrimale e la secrezione salivare. Quindi è detta anche “sindrome sicca”. Questi pazienti per un processo autoimmune, ci è una ridotta produzione di lacrime e di saliva. Per cui questi pazienti hanno difficoltà a deglutire e non è una cosa da poco! Questi pazienti girano con una bottiglietta d’acqua nella borsa e sono costretti per pochi minuti a sorseggiare. La mancanza di salivazione predispone anche alla carie. A livello dell’occhio si mettono le lacrime artificiali.
La diagnosi si fa per la sintomatologia piuttosto tipica. In genere si tratta di donne che riferiscono secchezza della fauci e questa sensazione di sabbia negli occhi. In genere sono donne con altri problemi. La sindrome di Sjogren in quanto tale non associata ad altre malattie sarà presente del 30% dei casi. Ma nella maggioranza dei casi ci sta un’altra patologia che in genere è l’artrite reumatoide. Ma non sempre è l’artrite reumatoide, può essere anche il LES, oppure altre patologie autoimmuni. La xerostomia ( = impossibilità a salivare) comporta difficoltà nella masticazione e nella deglutizione fu descritta per la prima volta da Mikulicz. La mancanza di produzione di lacrime è stata scoperta invece da Sjogren, che descrisse questo caso associato all’artrite reumatoide.
le ghiandole salivari più coinvolte sono le parotidi, esse infatti si gonfiano e questi pazienti assumono anche un aspetto particolare. Per fare la diagnosi bisogna fare il prelievo bioptico. Si preleva una ghiandola salivare minore sotto-mandibolare, ed è quelli che ci consente di fare diagnosi con sicurezza. Come patologia comunque non dovrebbe dare grossi problemi, è senza dubbio fastidiosa, ma problematica no. Se non fosse per il fatto che è spesso associata a linfoma. Perciò questi pazienti vanno seguiti con attenzione. Dal punto di vista laboratoristico gli anti-Ro e gli anti-La ci possono dare una mano nella diagnosi e sono presenti nel 60% dei casi. La sicurezza si ha con la biopsia, con infiltrato linfocitario nella ghiandola.
Non è una malattia molto frequente (prevalenza intorno allo 0,5% della popolazione).
C’è un test molto semplice per vedere se il soggetto produce o meno le lacrime. Questo è il test di Schirmer che consiste nel mettere una striscia di carta bibula nel sacco congiuntivale e se la quantità di lacrime impegna meno di 8 mm per 5 minuti allora il test è positivo, cioè la quantità di lacrime prodotta è insufficiente. Per quanto riguarda la xerostomia è molto suggestiva la descrizione che il paziente fa del suo problema, teoricamente si potrebbe fare una scintigrafia salivare (rarissima) o anche un’ecografia (più comune). Quello che poi si fa è la biopsia ghiandolare. Bisogna fare un minimo di diagnosi d’esclusione perché alcune patologie possono dare quadri simili (es. sarcoidosi). Dal punto di vista farmacologico è sempre la solita terapia. Nel caso specifico poi si usa l’acqua per il problema salivare, le lacrime artificiali e poi la terapia con anti infiammatori, steroidi etc.