Cosa si intende per infezione odontogena
Per infezione odontogena si intende un’infezione del distretto testa-collo.
Odontogena significa che viene dai denti.
La caria – tra le maggiori cause di infezione odontogena
La caria rappresenta uno dei momenti eziologici più frequenti alla base delle infezioni odontogene. Queste infezioni oggi sono piuttosto rare perché fortunatamente ancora abbiamo le armi terapeutiche per bloccarle prima (prevenzione, terapia antibiotica).
In epoca pre-antibiotica le infezioni odontogene erano piuttosto virulente con un tasso di mortalità elevatissimo del 54%. Con l’avvento dell’era antibiotica negli anni 50 la mortalità è drasticamente diminuita a circa il 10% e oggi è ancora più bassa però, quando un’infezione odontogena è severa, è difficile riprendere il paziente che molto spesso va in setticemia. c’è un altro fenomeno che è la resistenza agli antibiotici che è colpa dei medici.
I commensali del cavo orale che possono diventare anche patogeni sono:
- aerobi= che di solito danno inizio all’infezione. Successivamente la flora muta verso una flora anaerobia. Tra i più comuni e iniziatori troviamo lo streptococco.
- anaerobi= che si infilano nelle zone più pericolose, nelle tasche parodontali, sono quelli che fanno diventare le infezioni più resistenti e virulente .
Patogenesi delle infezioni odontogene
È dovuta frequentemente a lesioni cariose che provocano:
- l’invasione della polpa.
- la necrosi della polpa, la polpa è la prima barriera, evoca dolore che scompare dopo la morte del dente. Diventa così un ascesso quindi un’infezione periapicale.
- L’infezione periapicale produce un altro segno importante che è il precontatto.
- Dopo c’è l’invasione della midollare ossea quindi si ha un’osteomielite. Trattandosi di un processo acuto evolutivo c’è la lisi degli spazi midollari e poi corticali perché il processo tende a trovare una via d’uscita.
- Dopo aver lisato la corticale raggiunge il periostio.
- Il periostio è rigido però ha innervazioni quindi compare nuovamente il dolore.
- Successivamente c’è la lisi del periostio e l’invasione dei tessuti molli.
L’invasione di questi tessuti produce la riduzione del dolore.
Ascessi parodontali
Per una mera classificazione la patogenesi delle infezioni odontogene spessissimo è quella che vi ho detto, altre volte l’invasione della midollare dell’osso può essere dovuta ad ascessi parodontali.
Di solito però gli ascessi del parodonto drenano direttamente quindi meno frequentemente vanno a dare una penetrazione dei tessuti ossei. Ovviamente anche altre esposizioni possono provocare infezione nel distretto testa-collo. Non è sempre un ascesso diretto, ci può essere anche un’infiammazione peri-apicale la quale può ascessualizzarsi oppure risolversi se facciamo terapia.
Il granuloma apicale
In una neoformazione cistica odontogena infiammatoria quando il processo non è acuto perché le difese dell’organismo sono tali da non renderlo acuto, invece di avere un’infiammazione peri-apicale, un ascesso peri-apicale, un’osteomielite, si ha molto spesso la formazione di un granuloma apicale cioè un tessuto infiammatorio cronico all’apice del dente che non fa male e rimane là per tempo.
Questo granuloma apicale può riacutizzarsi e diventare infezione acuta oppure può evolvere, se rimane cronica, verso la formazione di una cisti infiammatoria.
Per fare diagnosi? Questa è una fase piuttosto pericolosa ed è la fase cellulitico flemmonosa che precede la fase ascessuale. Questa fase flemmonosa come ve l’aspettereste? Mettiamo il caso che questo paziente arriva sulla poltrona odontoiatrica dopo essere stato dal medico curante, quando lo toccate presenta i segni dell’infiammazione (rubor, dolor, calor, tumor, functio laesa) può avere frequentemente febbre e i contorni della tumefazione sono mal definiti, inoltre la superficie è calda e dura e quindi anche dolente. L’ascesso è la fase successiva alla flemmonosa.
Trattamento dell’Ascesso
Il trattamento è chirurgico, il paziente non deve essere trattato sempre e solo pensando all’antibiotico, l’antibiotico è una terapia di supporto a quello che dobbiamo fare noi quindi una volta individuata la causa dobbiamo toglierla incidendo dove è possibile tanto non succede niente.
Se il paziente però presenta febbre alta e vedete che cominciano ad esserci altri segni come la tachicardia, la compromissione delle vie aeree, da qua a 24h lo dovete ospedalizzare perché altrimenti vi giocate il paziente e andate in galera. Una volta arrivato in ospedale il paziente deve essere sottoposto a una terapia chirurgica che a volte è semplice, facendo una semplice incisione per il drenaggio, inoltre si mettono delle stecche in bocca per aprire e vincere il trisma, e facendo successivamente la terapia antibiotica il quadro si risolve senza nessuna fistole.
Quando il paziente invece è ospedalizzato viene portato in sala operatoria e vengono messi i drenaggi tipo Penrose di gomma o peggio ancora va aperto il collo perché si deve trovare la via d’uscita all’infezione. Se non avete il drenaggio tipo Penrose prendete un guanto, tagliate un dito e lo usate come drenaggio. Viene fatto in punti strategici.
Per quanto riguarda la terapia antibiotica per il cavo orale è inutile fare farmaci di ultimissima generazione quando si è visto che i farmaci efficaci per il cavo orale sono i soliti:
- amoxicillina,
- clindamicina e lincomicina,
- metronidazolo.
Spesso si deve fare l’antibiogramma però dobbiamo ottenere un liquido purulento che sia il meno contaminato possibile. Il risultato si ha in 4-5 giorni.
Il prelievo andrebbe fatto prima di cominciare la terapia antibiotica ma questo è praticamente impossibile perché il paziente arriva già con una terapia antibiotica nella maggior parte dei casi. Quando invece abbiamo rialzi febbrili importanti un’altra cosa che si può fare è l’emocoltura. Il prelievo va fatto prima del picco febbrile quando ci sono tossine o batteri nel sangue (batteriemia).