Esame Apparato Cardiocircolatorio

L’apparato cardiovascolare è rappresentato dal cuore e dai vasi sanguigni, il cui compito è quello di sostenere la circolazione di sangue nell’organismo e quindi di assicurare un normale scambio di ossigeno, anidride carbonica, elettroliti, fluidi, principi nutritivi e prodotti del catabolismo tra il sangue ed i fluidi interstiziali cellulari.

SEGNALAMENTO: È fondamentale perché ci sono certe razze particolarmente predisposte a determinate malattie, in oltre esistono predisposizioni di sesso ecc. Per esempio la specie:

Cane: CMD (cardiomiopatie dilatative) soprattutto nelle razze giganti con peso superiore a 15 kg, mentre nelle razze toy sono più frequenti le endocardiosi mitraliche,

Gatto: frequente cardiopatia ipertrofica restrittiva,

Cavallo: insufficienza aortica, fibrillazione atriale, sindrome vagale, trombosi iliaca da strongili,

Bovino: valvulopatia tricuspidale, miocarditi virali e batteriche, cardiopatie tossiche, pericarditi da carbonchio, imperfetta chiusura dei setti,

Suino: murble heart disease (dovuta a problemi con la vitamina E e il Selenio) endocardite da mal rossino. Inoltre pare che il cane e il cavallo siano più esposti al valvulopatie di sx mentre bovini e suini a valvulopatie di dx Anche il sesso del soggetto può essere un fattore predisponente per esempio: i cani maschi sono più esposti a endocardite mitralica rispetto alle femmine che invece sviluppano con maggiore frequenza la sindrome del seno malato (nodo seno atriale che non scarica bene). E cosi le scrofe sono più esposte dei verri a insufficienza cardiaca congestizia, mentre le vacche sono più colpite da pericarditi rispetto ai tori. Altro fattore è la razza: tra i cani i boxer sono più frequentemente colpiti da chemodectomi e stenosi aortica valvolare (questa colpisce anche coker e dobermann), mentre i danesi i terranova e i mastini sono più esposti a cardiomiopatia dilatativa (CMD), il barboncino a dotto arterioso pervio. Tra i suini, i pietrain e i landrance sono più esposti a collasso cardiocircolatorio e miopatie carenziali.

L’età In generale si può dire che i giovani sono più esposti a cardiopatie congestizie e parvovirosi, mentre gli anziani a patologie valvolari, e miocardiopatie.

ANAMNESI Ambientale: è importante sapere se l’animale vive in una zona dove sono presenti insetti che possono veicolare affezioni come per la filaria del cane Individuale: bisogna sapere se l’animale è affetto da altre patologie. Per esempio l’ipertiroidismo causa tachicardia e ipertrofia cardiaca e aumento della contrattilità per azione degli ormoni tiroidei, mentre l’ipotiroidismo si accompagna a bradicardia. Anche malattie surrenali che, renali o gastroenteriche possono influenzare quest’apparato. Oppure determinati stati fisiologici come gravidanza e lattazione possono aggravare i sintomi delle patologie cardiache.

Collettiva: deficit nutrizionali e metabolici spesso sono comuni in tutti i soggetti di una mandria cosi come pure le malattie infettive e queste condizioni possono causare malattie cardiache. Domande da porre al proprietario: Quali sono stati i primi sintomi? Da quanto si sono manifestati? Evoluzione dei sintomi? Eventuali terapie e risposta del soggetto?

Dall’anamnesi del paziente possono essere desunte alcune informazioni indicative dell’eventuale presenza di un’affezione cardiovascolare, quali: • Dispnea: negli animali la dispnea si manifesta sotto forma di alterazione del respiro. Quando essa è correlata ad affezioni cardiache rappresenta la manifestazione clinica di edema polmonare. L’edema polmonare interstiziale riduce la compliance polmonare ed è evidente clinicamente come tachipnea od aumento della frequenza respiratoria. L’edema polmonare grave allaga gli alveoli e causa un’alterazione del rapporto ventilazione\perfusione. L’ipossiemia che ne deriva induce fame d’aria, che si rende evidente con tachipnea e polipnea. La dispnea può anche manifestarsi in assenza di congestione polmonare se è ridotta la gittata cardiaca. Ciò si osserva talvolta in pazienti affetti, ad esempio, da grave stenosi polmonare; alterazioni della respirazione possono manifestarsi a seguito di esercizio fisico o addirittura a riposo. L’improvvisa comparsa di alterazioni del respiro spesso indica la presenza di pneumotorace, embolismo o edema polmonare. Le affezioni delle basse vie aeree o le malattie ostruttive respiratorie causano tipicamente una dispnea di tipo espiratorio. La dispnea inspiratoria invece è indicativa di malattia delle vie aeree o di forme ostruttive. La dispnea che si manifesta durante la notte e l’ortopnea sono entrambe indicative di insufficienza cardiaca sinistra. • Facile affaticamento ed intolleranza all’esercizio fisico: possono essere indicativi di affezioni respiratorie o cardiovascolari.

I meccanismi di compenso possono essere sufficienti ad evitare l’insorgenza di segni clinici a riposo, ma non risultano adeguati allorché l’apparato cardiopolmonare deve sostenere un’attività fisica.

• Tosse: è un comune segno clinico di malattia cardiaca nel cane, più raramente nel gatto. La tosse è generalmente classificata in base a : i momenti della giornata in cui si manifesta; la sua produzione durante esercizio o attività fisica; se è di tipo produttivo o non produttivo.

Questa caratterizzazione della tosse può agevolare l’attribuzione della tosse ad affezioni respiratorie oppure cardiache. Sia la tosse di origine cardiaca sia quella di origine respiratoria, possono essere stimolate dall’attività o dall’esercizio fisico. Quando l’animale è in decubito aumenta il volume ematico a livello toracico, conseguentemente, cresce la pressione venosa e polmonare e ciò favorisce lo sviluppo di congestione polmonare ed edema. Per tale motivo, la tosse udita durante le ore notturne può indicare un’affezione cardiaca. La tosse provocata dalla compressione sui bronchi principali da parte dell’atrio sinistro aumentato di volume o dovuta ad affezioni tracheo-bronchiali è solitamente di tipo non produttivo o secca. Al contrario, la tosse indotta da malattie delle basse vie aeree è più spesso grassa e di tipo produttivo. Se la tosse è correlata alla presenza di edema polmonare non manca il riscontro di dispnea all’esame ispettivo. I cani espettorano raramente.

Di sicuro valore diagnostico per stabilire la causa di tosse nel cane sono l’esame fisico e l’esame radiografico del torace.

• Edema: 4 sono i meccanismi fisiopatologici alla base dell’edema: aumento della pressione idrostatica (come nel caso di insufficienza cardiaca congestizia); caduta della pressione oncotica ematica (come nel caso di ipoalbuminemia); ostruzione del drenaggio linfatico; lesione della pareti dei capillari (come nel caso di flogosi).

Quando l’edema, versamento pleurico ed ascite sono correlati ad un’affezione cardiaca essi rappresentano la conseguenza di insufficienza cardiaca destra. In questo caso l’accumulo di fluidi è determinato da un aumento della pressione idrostatica capillare dovuta all’ipertensione venosa.

• Scarso accrescimento e scadente stato di nutrizione: è di comune riscontro nei giovani animali affetti da cardiopatie congenite, mentre nel caso di adulti affetti da malattie cardiache croniche l’anamnesi riferisce spesso di uno scadimento dello stato di nutrizione.

• Ricorrenti episodi di ipertermia e zoppia migrante: dovuti a battere mie periodiche, endocarditi e polisinoviti.

• Episodi sincopali: sono comuni negli animali affetti da cardiopatie. Quando presente, questo elemento è indicativo di affezione cardiaca ed in particolare dell’evenienza di episodi aritmici. La sincope si manifesta in corso di blocco atrioventricolare completo. È comune nel cavallo portatore di fibrillazione atriale cronica funzionale, nel corso della quale il tono vagale può indurre una prolungata fase di asistolia in grado di determinare l’episodio sincopale. Nell’insufficienza cardiaca acuta sono presenti: improvvisa perdita di coscienza; perdita della stazione quadrupedale accompagnata o meno da convulsioni; pallore delle mucose; morte o completo recupero dopo l’episodio sincopale. • Morte improvvisa ed inattesa: le cardiopatie, e più precisamente le miocardiopatie, possono causare morte improvvisa sia nei grandi che nei piccoli animali.

Le cardiopatie congenite possono essere correlate ad alterazioni dell’aspetto esteriore come ad esempio: mantello arruffato nei vitelli affetti da cardiopatia; macroftalmia, comunemente associata a difetto del setto interventricolare nel bovino.

ESAME OBIETTIVO PARTICOLARE: L’esame delle mucose comprende quella congiuntivale, nasale, orale e quelle della vulva e del prepuzio. Il loro aspetto è indicativo dello stato della circolazione arterio-capillare-venosa e, accanto alla valutazione dell’irrorazione cutanea e dello stato di idratazione, rappresenta una parte essenziale e facilmente indagabile del circolo periferico. Le mucose normalmente nel cane e nel cavallo sono rosa pallido, più pallide ancora nel bovino e nella pecora. Queste divengono pallide e fredde se è presente anemia o quando si verifica vasocostrizione cutanea, come nel caso dello shock ipovolemico.

Mediante l’esame delle mucose si può rilevare la presenza di:

• Pallore indicativo della presenza di anemia, shock

• Iperemia derivante da congestione vasale

• Petecchie emorragiche

• Cianosi: è la colorazione bluastra della cute e delle mucose dovuta ad incremento di emoglobina ridotta (insatura) o di pigmenti emoglobinici anomali, nel sangue che perfonde l’area esaminata. La cianosi di origine centrale è dovuta a diminuzione della saturazione di ossigeno a livello di sangue arterioso dovuta a shunt destro-sinistro o alterazioni della funzione respiratoria. Se l’anomalia è collegata a malattie respiratorie o affezioni cardiache congenite peggiora con l’attività fisica. Poiché responsabile della cianosi è la quantità assoluta di emoglobina ridotta a livello ematico, più alto è il tenore in emoglobina, maggiore è la tendenza a sviluppare cianosi. La cianosi periferica si manifesta quando si registra un aumento dell’estrazione di ossigeno da sangue a normale grado di saturazione oppure per una diminuzione di flusso ematico in un distretto periferico, come nel caso di tromboembolismo dell’arteria iliaca esterna nel gatto. Altre cause di cianosi periferica comprendono: esposizione a basse temperature, diminuzione della gittata sistolica, shock ed ostruzione venosa ed arteriosa. L’ostruzione al deflusso venoso generalmente comporta la presenza di congestione e cianosi delle estremità dovute alla stasi ematica.

• Ittero in caso di emolisi

• Erosioni od ulcerazioni

• Edema della congiuntiva, come nel caso di insufficienza cardiaca congestizia

• Secchezza, come nella disidratazione in corso di stati febbrili

• Epifora Nei casi di lieve disidratazione, le mucose appaiono asciutte e di colore rosa chiaro o lievemente più pallide della norma. Il dolore addominale di forte intensità provoca eccitazione del sistema nervoso simpatico che comporta stimolazione degli alfa-recettori e contrazione della muscolatura lisca vasale. Ciò determina il pallore delle mucose orali. Anche le anomalie eritrocitarie possono indurre modificazioni delle mucose esplorabili. Anche le anomalie del processo emostatico possono essere individuate all’esame delle mucose. Si possono osservare petecchie ed ecchimosi a livello delle mucose esplorabili in caso di piastrinopenia o disfunzione piastrinica.

CAPILLARI: Il tempo di riempimento capillare rilevato a livello delle mucose è un utile indicatore dello stato di perfusione dei tessuti periferici e del sistema cardiovascolare. Per rilevarlo occorre comprimere lievemente con il pollice la mucosa gengivale soprastante un dente incisivo per far impallidire il tessuto sottostante. L’intervallo di tempo trascorso affinchè l’area ischemica ritorni al colore originale, corrisponde al tempo di riempimento capillare. Normalmente è pari a 1-2 secondi; Disidratazione 2-4 secondi; grave disidratazione 5-6 secondi. L’ispezione e la palpazione della cute forniscono informazioni relative allo stato del circolo periferico. La rilevazione della temperatura della cute delle diverse aree corporee è volta a stabilire se la temperatura locale è normale, aumentata o diminuita. Il caso di shock la cute degli animali può apparire fredda e umida. Il riscontro di cianosi e di chiazze color porpora scuro in corrispondenza delle orecchie e dell’addome è correlato a lesioni vascolari locali in corso di setticemia. Nelle fasi iniziali dello sviluppo di gangrena locale, la cute assume un aspetto bluastro ed è anelastica e fredda. Lo stato di idratazione o di disidratazione viene valutato mediante ispezione e palpazione della cute e l’esame dell’occhio. Normalmente la cute è elastica e, se pizzicata o tirata con le dita, tende a ritornare nella posizione precedente quando rilasciata.

Nei soggetti disidratati la cute si mantiene sollevata in plica per un certo periodo di tempo. Il grado di disidratazione può anche essere valutato esaminando lo spazio presente tra globo oculare ed orbita (enoftalmo è l’occhio infossato per perdita di fluido periorbitario e oculare).

• Persistenza della plica per meno di 2 secondi = perdita 4-6% del peso corporeo

• Persistenza della plica per 2 – 4 secondi = perdita 6-8% del peso corporeo

• Presenza della plica per 6 – 10 secondi = perdita 8-10% del peso corporeo

• Presenza della plica per 10 – 12 secondi = perdita del 10-12% del peso corporeo L’aspetto delle mucose apparenti rispecchia lo stato del circolo capillare. Nelle arteriole e nei capillari il movimento del sangue oltre che continuo è anche uniforme per l’assenza in essi dell’onda pulsatoria. Questa però in seguito a notevoli ed improvvise oscillazioni della pressione, come nell’insufficienza aortica, può diffondersi fino ai capillari stessi, dando luogo così al polso capillare.

Nei casi più gravi questo fenomeno si manifesta con un ritmico arrossamento delle mucose apparenti che è sincrono con le pulsazioni arteriose. La prova della fragilità capillare, forse attuabile in semiologia canina, consiste nello stringere un tubo di gomma attorno al braccio al di sopra della piegatura del gomito e lasciarvelo per una decina di minuti. Se non vi sono alterazioni capillari, non si produce al di sotto del tubo che una cianosi la quale subito si dilegua; se le pareti dei capillari invece sono lese (diatesi emorragiche) compaiono delle punteggiature emorragiche.

ARTERIE: Del polso arterioso si valutano la frequenza, il ritmo, l’ampiezza ed il tipo. Il polso viene palpato ponendo i polpastrelli sulla cute in corrispondenza dell’arteria ed esercitando una lieve pressione fino a quando non si percepisce l’onda pulsatoria.

• Nel cavallo il polso arterioso si ricerca in corrispondenza dell’arteria mascellare interna che si individua percorrendo con i polpastrelli il margine interno della mandibola e comprimendo il vaso con indice e medio e poggiando il pollice sull’esterno della mandibola.

• Nel bovino il polso viene rilevato in corrispondenza dell’arteria mascellare esterna. Il vaso si può trovare sul margine esterno della mandibola e lo si comprime in maniera analoga a quanto si fa nel cavallo ma invertendo la posizione delle dite (indice e medio sul margine esterno della mandibola e pollice su quello interno) oppure si può palpare sulla coccigea ventrale

• Nel giovane vitello, nella pecora, nella capra, nel suino e nei piccoli animali il polso viene rilevato a livello dell’arteria femorale (è opportuno rilevare il polso contemporaneamente su entrambe le arterie poiché talvolta vi sono differenze nel tipo e nella durezza tra arteria destra e sinistra)

Può essere necessario palpare il polso e contemporaneamente auscultare il cuore:

• Per accertarsi quale sia il primo dei toni cardiaci ponendo in relazione il rilievo palpatorio con quello auscultatorio in corrispondenza dell’apice cardiaco

• Per verificare se vi sia un sollevamento dell’arteria in coincidenza con ciascuna fase sistolica cardiaca

• Per mettere in relazione le alterazioni dell’ampiezza o del ritmo sfigmico con i reperti ascoltatori.

• Per correlare eventuali anomalie a livello delle vene giugulari con le fasi del ciclo cardiaco.

Frequenza: Per frequenza circolatoria si intende il numero delle pulsazioni nell’unità di tempo. Il polso deve essere palpato per un periodo di tempo non inferiore ad un minuto poiché le anomalie del ritmo possono non essere costanti. Le frequenze più basse si registrano nei grandi animali ed in soggetti tranquilli ed allenati. Negli animali più giovani ed in quelli non abituati a manovre di contenimento ed alla presenza dell’uomo, la frequenza può risultare più elevata. Quando si rileva tachisfigmia è indispensabile procedere simultaneamente al rilievo della frequenza cardiaca e sfigmica per rilevare eventuali deficit del polso. La frequenza può essere superiore o inferiore alla norma e così si parla di polso frequente (o tachisfigmia) e di polso raro (o bradisfigmia). La tachisfigmia si osserva soprattutto nello stato febbrile. Sino a quando il miocardio rimane integro la frequenza del polso appare modica anche a temperatura elevata e sussiste un rapporto abbastanza costante fra aumento della temperatura e della frequenza circolatoria. Non appena il miocardio ha subito delle alterazioni, come nelle malattie setticemiche, la frequenza del poso diviene notevole e non è più proporzionale all’aumento termico. Nel caso in cui la frequenza cardiaca aumenta mentre la temperatura diminuisce, la prognosi diviene infausta. Quasi tutte le malattie del cuore come la miocardite, pericardite, endocardite e i processi morbosi che ostacolano il riempimento diastolico del cuore, causano un aumento della frequenza circolatoria compensatoria.

Anche l’anemia causa aumento della frequenza per compensare la minore ematosi. Infine causa di tachisfigmia può essere anche il dolore intenso a causa dell’eccitazione riflessa dei nervi vasomotori che induce vasocostrizione arteriosa periferica aumentando la resistenza. La bradisfigmia può dipendere da eccitazione diretta o riflessa del vago, nel cavallo è spesso associata a idrocefalo cronico o tumori endocranici per l’aumento della pressione endocranica che questi causano, inducendo cosi eccitazione del centro vagale. Le malattie del cuore possono causare riduzione della frequenza a causa della compromissione della conduzione dello stimolo oppure per la minore eccitabilità miocardica che ne può conseguire. Altre condizioni a cui si associa bradisfigmia sono: ittero, cachessia, uremia, lesioni anatomiche del sistema di conduzione cardiaco e extrasistoli a ventricolo semivuoto.

La bradicardia da esaltazione degli effetti cronotropi negativi del vago si può distinguere da quella da cause miocardiche attraverso l’iniezione di atropina oppure il movimento in seguito a questi infatti se si tratta di cause vagali la frequenza diverrà normale, in caso di problemi miocardici invece ciò non succederà.

• Cavallo adulto 24 – 44

• Puledro da una settimana a 6 mesi 60 – 100

• Bovino adulto 60 – 80

• Vitello fino a 10 gg 80 – 100

• Pecora, capra 70 – 90

• Suino adulto 60 – 90

• Suino fino a 10 gg 100 – 120

• Cane taglia grande 60 – 140

• Cane taglia media 70 – 160

• Cane taglia piccola 80 -180

• Cucciolo 110 – 220

• Gatto adulto 120 – 240

• Gattino 160 – 220

Ritmo: un ritmo regolare è caratterizzato da pause uguali tra due successive onde pulsatorie. Per riscontrate eventuali anomalie, occorre accertarsi se il ritmo di base sia regolare, interrotto occasionalmente da eventi anomali, oppure se non esista alcun ritmo regolare di base. Nel primo caso si può ritenere che il controllo dell’attività cardiaca sia mantenuto da un solo pacemaker con alcune saltuarie interruzioni nella trasmissione degli stimoli. Se invece non è identificabile un ritmo a livello del polso e se le modificazioni non sono prevedibili ciò significa che il cuore non si trova sotto il controllo di un singolo pacemaker.

Ampiezza e tipo: l’entità del sollevamento del polso è in funzione della differenza tra pressione sistolica e diastolica. Se la pressione diastolica è diminuita e la sistolica è normale, la pressione a livello del polso sarà aumentata e la percezione dell’ampiezza può risultare amplificata. Questa condizione corrisponde al polso ipercinetico. In seguito a significative diminuzioni della pressione diastolica, come nel caso di insufficienza della valvola aortica o di pervietà del dotto arterioso, la pressione a livello del polso diviene molto elevata e il poso diviene ipercinetico o saltellante. L’ampiezza dipende dalla distensione più o meno grande delle pareti arteriose al passaggio dell’onda pulsatoria ed allo stato di ripienezza dell’arteria. Essa è in rapporto perciò al complesso: energia cardiaca + quantità di sangue + elasticità della parete arteriosa. Si ritiene normale il polso di media grandezza. Il polso grande e pieno, si riscontra in tutti i casi in cui l’attività del cuore sia aumentata come febbre e nell’ipertrofia del cuore sinistro. Il polso piccolo, debole o vuoto viene osservato nella insufficienza cardiaca, nella stenosi dell’aorta e della mitrale, nella paralisi vasomotoria. Il polso frequente è necessariamente nello stesso tempo anche piccolo. Il polso è ineguale quando le onde pulsatorie non sono della stessa grandezza (depone per insufficienza cardiaca). Nel caso in cui un onda pulsatoria alta sia seguita da una bassa, quindi onde di non uguale grandezza, si parla di polso alternante o ineguale.

Nei casi di rigurgito mitralico, il polso può registrare un sollevamento estremamente rapido a causa dell’accorciamento del tempo di eiezione ventricolare dovuto all’insufficienza della valvola mitrale. Quando si riduce la resistenza vascolare sistemica, come nei casi di ipertiroidismo, febbre o anemia si ha spesso il riscontro di un polso ipercinetico. Un polso arterioso ipocinetico o molle è solitamente determinato da diminuzione della gittata del ventricolo sinistro. Le più comuni alterazioni correlate con la diminuzione della gittata sistolica sono l’ipovolemia, l’insufficienza cardiaca sinistra ed il tamponamento cardiaco. In questi casi si manifesta anche generalmente una tachicardia compensatoria che contribuisce a ridurre ulteriormente l’ampiezza del polso. Nel caso di stenosi subaortica, il polso arterioso risulta ipocinetico ed anche il sollevamento avviene lentamente (polso parvus et tardus). Il polso può essere assente, se in prossimità della sede di palpazione è presente un ostacolo al flusso ematico (tromboembolismo arteria iliaca gatto).

Polso della podoflemmatite: è un polso grande e duro soprattutto a livello della digitale comune e metatarsale dorsale laterale. Polso differente: caratterizzato da ampiezza diversa in due arterie contro laterali (per esempio in caso di aneurisma Polso paradosso: è caratterizzato da un’abnorme caduta della pressione arteriosa durante l’ispirazione per cui i polsi periferici scompaiono durante la sistole.

Cause possono essere:

• tamponamento cardiaco

• enfisema

• insufficienza ventricolare sx si verifica a causa del sequestro di sangue a livello polmonare, ciò causa minore ritorno venoso e caduta della pressione con scomparsa dell’onda sfigmica.

Celerità: il polso è celere o saltellante quando l’arteria si solleva rapidamente e pure rapidamente si abbassa. È caratteristico dell’insufficienza delle valvole semilunari aortiche causato delle oscillazioni di pressione che si verificano nell’aorta in questi casi: alla fine della sistole refluisce nel ventricolo sinistro una parte del sangue contenuto nell’aorta, il che determina un’improvvisa caduta della pressione, d’altra parte poi nel ventricolo sinistro si accumula un’abnorme quantità di sangue che spinta con la sistole nell’aorta determina un improvviso e forte rialzo della pressione. Il polso lento è caratterizzato dal lento innalzarsi e lento abbassarsi della parete arteriosa, un segno caratteristico dell’insufficienza aortica è anche il segno di De Musset caratterizzato da moimenti a scatto della testa e delle estremità sincrone al sollevamento del polso.

È caratteristico della stenosi aortica per impedito reflusso del sangue dal ventricolo, dell’ipertensione arteriosa e della arteriosclerosi per l’anelasticità del vaso e aumento della pressione arteriosa. Polso dicroto: è una condizione in cui l’onda pulsatoria vene avvertita come il susseguirsi di due onde (la seconda più piccola della prima) o meglio dopo la normale onda viene percepito un sollevamento e rilasciamento dell’arteria causata dalla reazione elastica della parete arteriosa che segue alla brusca tensione che le semilunari subiscono al momento della loro chiusura. Diventa percepibile quando c’è una maggiore cedevolezza della parete arteriosa come in caso di paralisi vasomotoria. Durezza:è in diretto rapporto con la pressione del sangue e con il grado di contrazione delle pareti arteriose. Quando il polso non scompare sotto una forte pressione si dice che è duro o iperteso.

La durezza del polso dipende da aumento della forza cardiaca e da ipertensione delle pareti arteriose per aumentata eccitazione della innervazione vasomotrice. Il polso molle od ipoteso è il contrario del precedente: l’arteria si lascia comprimere facilmente. Esso è in rapporto a debolezza cardiaca, diminuzione del tono della parete arteriosa, paralisi vasomotoria. Un polso molle e nello stesso tempo piccolo, si chiama filiforme. Il deficit di polso si osserva quando la frequenza sfigmica è inferiore a quella a livello cardiaco. Ciò si verifica quando si generano contrazioni cardiache sufficienti a determinare i toni, ma la gittata sistolica non è tale da produrre un polso rilevabile. Ascoltando mediante lo stetoscopio un grosso tronco arterioso come l’aorta addominale, auscultabile apponendo lo stetoscopio nella regione dorsale a sinistra della colonna vertebrale, si ode normalmente un rumore, tono vasale, che è dato dalla rapida distensione delle pareti arteriose, che segue alla sistole cardiaca. In condizioni patologiche, come nella stenosi arteriosa, si possono udire rumori vasali per i caratteri acustici, analoghi a quelli cardiaci, ma differenziabili da questi ultimi perché continui. In caso di stenosi dell’ostio aortico, insufficienza aortica o mitralica si avvertono rumori cardiaci trasmessi sincroni con una fase della rivoluzione cardiaca (sistolici o diastolici).

VENE: L’esame delle vene si esegue mediante: palpazione, ispezione e ispezione combinata delle vene e dell’itto cardiaco (polso venoso). Le giugulari si possono osservare più agevolmente se l’animale ha la testa abbassata soprattutto nella specie bovina, forse per l’insufficienza delle valvole venose in questa specie. Si considerano: turgore, aumento volume, diminuzione turgore, pulsazioni venose e ondulazioni venose. L’esame delle vene giugulari fornisce numerose informazioni relative alle funzioni del compartimento destro del cuore. L’esame consiste nella valutazione del grado di riempimento dei vasi e il polso giugulare.

Riempimento venoso: la pressione venosa centrale determina l’entità del riempimento della vena giugulare. Nel cavallo e nel bovino adulti essa si distende circa 5-8 cm sopra la base del cuore. Quindi nell’animale in stazione, la vene giugulare si distende nel solco giugulare lungo il suo tratto distale per circa ¼ di lunghezza. Le modificazioni della posizione della testa possono alterare queste proporzioni e quando la testa è portata in basso, sotto al livello del cuore, la distensione delle giugulari può estendersi fino al ramo della mandibola.

Quando la causa del turgore od aumento di volume risiede nel cuore o nei polmoni, l’ostacolo al deflusso venoso si ripercuote a tutto il circolo di ritorno e la causa determinante va considerata perciò come causa con ripercussione generale. I sintomi in questo caso saranno rappresentati da turgore delle grosse vene (giugulari), ma anche delle vene di medio e piccolo calibro, e nello stesso tempo si potrà apprezzare anche arrossamento e cianosi delle mucose apparenti ed edemi sottocutanei. Causa con ripercussione locale può essere rappresentata da una adenopatia o da una neoplasia, che comprime una o più vene. Cause con ripercussione generale: 1 malattie del cuore che diminuiscono l’efficienza del muscolo cardiaco, in questi casi il sangue ristagna nell’atrio (perché il ventricolo non si svuota), nelle vene cave e nelle collaterali. Soprattutto nelle miocardiopatie e insufficienze valvolari non compensate 2 versamenti pericardici che ostacolano il riempimento diastolico 3 malattie polmonari, queste causano ristagno nel piccolo circolo e nel ventricolo destro.

Nella bolsaggine del cavallo si nota soprattutto nelle vene speroniana, safena interna e cefalica per ostacolato circolo di ritorno dovuto all’enfisema cronico 4 diminuzione dell’espansione del polmone (tetano, ascite, meteorismo) 5 aumento della pressione endotoracica causata da versamenti (pericardici e pleurici), pneumotorace ed enfisema polmonare Diminuzione o scomparsa del normale turgore In certi processi morbosi c’è questa scomparsa e il turgore non riappare neanche in seguito a compressione prolungata e intensa del vaso (col dito), introducendo un ago in vena si può osservare la fuoriuscita di sangue in gocce, ciò si verifica soprattutto in caso di shock. Pulsazioni venose Si rilevano a livello delle giugulari soprattutto nel bovino. Polso giugulare: alcune fasi del ciclo cardiaco determinano pulsazione della vena giugulare o meglio una variazione del grado di distensione vascolare. Si verifica una rapida diminuzione del grado di distensione della giugulare in concomitanza con la discesa di sangue nel ventricolo durante la fase del riempimento rapido ventricolare (onda y). Nel flebogramma, ovvero la registrazione grafica delle pulsazioni di una vena tali pulsazioni sono più evidenti nelle vene più vicine al cuore, per cui la registrazione viene condotta in genere sulla giugulare, (il flebogramma si esegue con un’apposita capsula, entro la quale si hanno parallele variazioni di pressione queste vengono trasmesse ad un elemento sensibile che le trasforma in impulsi elettrici i quali, adeguatamente amplificati, raggiungono un registratore che provvede a trasformarli in un tracciato) sul flebogramma possiamo riconoscere una serie di onde che ritmi¬camente si ripetono essendo dipendenti dalla attività cardiaca.

Nel flebogramma giugulare normale si rileva anzitutto una ondulazione di tutto il tracciato dovuta alle fasi del respiro e che è più o meno ampia a seconda dell’am-piezza degli atti respiratori stessi. Su tale ondulazione emergono delle onde denominate a, c, v, x, y. La prima onda (onda a) è positiva, è presistolica e si ritiene sia dovuta ad un arresto del deflusso del sangue verso il cuore durante la sistole atriale. La seconda onda (onda c) è positiva, è sistolica, per alcuni sarebbe dovuta all’urto della carotide sulla giugulare, per altri all’urto dell’aorta che si dilata sulla parete atriale o sulla parete della cava craniale ed infine per la maggior parte sarebbe dovuta all’aumento della pressione nell’atrio destro determinata dall’urto che i lembi della tricuspide esercitano chiudendosi sulla sovrastante massa sanguigna. La terza onda (onda v) è positiva, è diastolica ed ha come la precedente e ha genesi non perfettamente chiara; per alcuni infatti essa sarebbe dovuta ad una reazione che l’elasticità della parete dell’atrio eserciterebbe sul troppo rapido afflusso diastolico, per altri sarebbe dovuta alla stasi consecutiva al progressivo riempimento diastolico atriale e per altri ancora sarebbe dovuta al movimento in avanti della base del cuore all’inizio della diastole.

Tra le onde positive c e v vi è una deflessione negativa (onda x) che indica lo svuotamento della giugulare durante la diastole atriale. Tra le onde positive v ed a vi è una deflessione negativa (onda y) dovuta allo svuotamento della giugulare durante la diastole ventricolare. Ispezionando la giugulare si rileverà che su di esso si sviluppano oscillazioni di due tipi: pulsazioni: ampie e lente su cui si inseriscono pulsazioni più rapide e frequenti. Le oscillazioni lente costituiscono l’ondulazione respiratoria: esse sono legate alle variazioni di pressione che si hanno in ambito toracico durante le fasi del respiro; nella inspirazione la parete della giugulare si abbassa e durante la espirazione si solleva. I movimenti rapidi sono legati invece alla attività cardiaca. Questi sono rappresentati da due rapidi sollevamenti separati da un brevissimo intervallo e seguiti da un collabimento più lento della vena che peraltro non in tutti i soggetti è ugualmente apprezzabile. La genesi di detti movimenti si riconosce abbastanza facilmente se, mentre si ispeziona la giugulare, si palpa il polso arterioso o meglio si ascoltano, con fonendoscopio, i toni cardiaci.

Il primo sollevamento, che corrisponde all’onda a del flebogramma, precede il polso arterioso ed il primo tono cardiaco e può essere chiamato polso venoso presistolico; il secondo sollevamento, che corrisponde all’onda c del flebogramma, è contemporaneo al polso arterioso ed al primo tono cardiaco e può essere chiamato polso venoso sistolico normale; il terzo movimento, che corrisponde all’onda x del flebogramma, avviene contemporaneamente al polso arterioso ed al primo tono cardiaco si sviluppa in senso negativo, viene denominato polso venoso negativo. In sostanza quindi in condizioni normali si possono osservare a livello delle giugulari tre movimenti rapidi che si susseguono nel seguente ordine:

1) il polso auricolare o presistolico;

2) il polso sistolico ventricolare normale;

3) il collabimento venoso o polso.venoso negativo. All’insieme di questi movimenti si può dunque attribuire il nome di polso venoso normale.

Polso venoso patologico Numerose sono le malattie cardiache, che determinano modificazioni delle pulsazioni venose giugulari, come la fibrillazione atriale, la fluttuazione atriale ed il blocco d’emergenza. In questa sede tratteremo però soltanto quelle modificazioni del polso giugulare che si osservano nella insufficienza della tricuspide e nella stasi venosa, apprezzabili anche con il semplice esame ispettivo della vena. Nel tracciato flebografico le due condizioni morbose presentano caratteri analoghi, si ha cioè la scomparsa dell’onda a e della deflessione negativa x. Quest’ultima è sostituita da una linea che congiunge le onde c e v in senso più o meno rettillineo, nell’insufficienza della tricuspide, in ragione di tale modificazione l’onda a scompare perchè per la stasi la contrazione atriale diviene scarsamente efficiente e pertanto non fa risentire i suoi effetti a monte l’onda x scompare perchè al momento della sistole ventricolare le giugulari, nella stasi non si svuotano, nella insufficienza della tricuspide si riempiono del sangue che refluisce dal ventricolo. Con l’esame ispettivo delle giugulari è possibile riconoscere le suddette alterazioni. Nella stasi verrà a mancare la pulsazione presistolica ed il collabimento sistolico o polso venoso negativo e si osserverà invece più evidente la pulsazione sistolica. Per il motivo che è la stasi a determinarlo, esso viene denominato polso venoso sistolico da stasi.

Va rilevato però che ciò si verifica sino ad un determinato grado di stasi, oltre il quale, per essere la parete della vena abnormemente distesa e non suscettibile di ulteriore distensione, tale polso venoso non è più apprezzabile, il che può accadere ad esempio nella pericardite traumatica in fase avanzata. Una pulsazione sistolica è tuttavia evidente, come abbiamo in precedenza detto, anche in condizioni normali. Per stabilire se si tratta di polso venoso sistolico normale o di polso venoso da stasi viene generalmente suggerita la compressione della giugulare fra il suo 3° medio ed il 3° inferiore: se a valle del dito premente scompare il turgore e la pulsazione, si deduce che non vi è stasi e che trattasi di polso venoso sistolico normale, il contrario invece se persiste e il turgore e la pulsazione.

Detta prova però nel bovino generalmente non risponde, per il motivo che può risultare positiva anche nei casi di turgore normale. In considerazione di ciò riteniamo più utile ricorrere ad un’altra prova, pure molto semplice, e cioè al sollevamento della testa e del collo del soggetto: se trattasi di turgore e polso normali si osserverà il collabimento della vena, e naturalmente anche la scomparsa del polso; se trattasi invece di stasi vera e di polso da stasi, la vena, pur diminuendo di volume, rimarrà sempre turgida ed il polso anche se meno alto ed accentuato sarà pur sempre apprezzabile. Nella insufficienza della tricuspide si osserverà ugualmente la scomparsa dei polsi presistolico e negativo; il sollevamento sistolico invece, dovuto al reflusso venoso, sarà sempre ben evidente (polso venoso positivo da insufficienza della tricuspide).

La differenziazione tra polso venoso da stasi e polso venoso positivo da insufficienza della tricuspide non è sempre facile, soprattutto quando la stasi sia di modesta entità con ventricolo destro efficiente. L’ascoltazione del cuore e la messa in evidenza di un soffio sistolico sul focolaio della tricuspide chiarisce generalmente il reperto. Talvolta nei soggetti che presentano distensione bilaterale delle vene giugulari è possibile apprezzare la trasmissione del polso carotideo attraverso le vene giugulari stesse. Questo segno clinico può essere agevolmente differenziato dal vero polso giugulare comprimendo la vena con il pollice. Se la pulsazione continua ad essere percepibile cranialmente al punto dove viene esercitata la pressione si può concludere che il sollevamento è da mettere in relazione con il polso carotideo. L’esame del polso venoso risulta negativo quando la vena, compressa con il dito a metà altezza del collo, si inturgidisce al di sopra della sede della compressione e tende a svuotarsi al di sotto di essa in occasione del successivo battito cardiaco.

L’esame del polso venoso risulta positivo nei casi più avanzati di stasi venosa: il tratto di vena giugulare sottostante al punto dove avviene la compressione non tende a svuotarsi e continua a presentarsi come prima di esercitare la pressione con il pollice. Nello shock circolatorio ed in caso di disidratazione le vene giugulari si presentano collassate, quindi in prossimità del punto dove si esercita l’emostasi vi è un lieve o nessun inturgidimento.

Lo stato funzionale del sistema venoso può essere valutato mediante l’osservazione dei principali vasi venosi di superficie come le vene giugulari, le piccole vene sottocutanee e altri vasi. Il turgore venoso è costantemente presente quando il flusso di sangue verso o attraverso il ventricolo destro è rallentato da incompleto svuotamento nel corso della precedente contrazione sistolica. Ciò si può verificare in corso di: arresto cardiaco, distrofia del miocardio, neoplasie cardiache o mediastiniche, endocarditi, difetto del setto interventricolare, malattie del pericardio, cuore polmonare, fibroelastosi endocardica. La stasi venosa cronica determina l’insorgenza di segni clinici determinati dall’aumento della pressione idrostatica a livello venoso e dalla riduzione della gittata sistolica. Se è coinvolto principalmente il cuore destro saranno presenti edemi periferici diffusi (anasarca), ascite, idrotorace e idropericardio. In caso di riempimento delle giugulari si può praticare la prova del reflusso epato-giugulare che è un segno classico che va ricercato nel paziente nel quale si sospetta uno scompenso delle cavità destre del cuore. Consiste nel comprimere l’ipocondrio destro del paziente in corrispondenza del fegato. Nel paziente scompensato questa manovra fa salire la colonna di sangue che distende le giugulari, che a loro volta sono già distese. Alcuni vasi arteriosi o venosi possono essere esaminati direttamente per la ricerca di eventuali lesioni.

Queste includono:

• Trombosi arteriosa: nei grossi animali può derivare frequentemente da arterite mentre nel gatto le malattie del miocardio possono essere fattori predisponenti del tromboembolismo arterioso. In caso di arterite parassitaria possiamo avere: ostruzione dell’arteria mesenterica craniale da parte di strongylus vulgaris nel cavallo può determinare coliche ricorrenti o ischemia e necrosi di un tratto intestinale; l’occlusione di un arteria coronaria induce infarto del miocardio; l’ostruzione determinata da embolismo delle arterie polmonari determina ipossia ipossica; la presenza di trombi a livello dell’aorta terminale causa paresi degli arti posteriori, assenza di polso arterioso, pallore e diminuzione della temperatura delle estremità.

• Trombosi venosa: è indotta solitamente da flebiti che possono essere determinate da processi infiammatori contigui al vaso, o di origine setticemica.

• Embolismo arterioso: viene riscontrato nella maggior parte dei casi in sede necroscopica Anomalie delle pareti vasali: le anomalie delle pareti vasali possono coinvolgere anche i capillari e le arteriole. Ciò avviene in caso di malattie setticemiche o virali e in caso di porpora emorragica. La conseguenza è un aumento della permeabilità vasale che induce lesioni emorragiche sia sotto forma di petecchie sia di ecchimosi.