Colonscopia
la colonscopia deve essere considerata il più importante mezzo per lo studio del colon, quindi la tecnica più efficace per lo screening del CCR. Essa è gravata da qualche complicazione che l’utente deve conoscere (la complicanza maggiore è la perforazione descritta in 2-3 casi per 1000 esami e il sanguinamento in caso di polipectomia); richiede un impatto organizzativo importante che solo pochi Paesi possono garantire. Viene proposta ogni 10 anni a partire dai 50 anni come opzione di screening nell’ambito del rapporto medico-paziente.
Questa procedura, proposta dai gastroenterologi americani come possibile strategia preferenziale, ma per la quale non vi sono ancora dati di efficacia, ci sembra poco proponibile nel nostro Paese sulla popolazione generale, almeno in questo momento, per problemi organizzativi, anche se può essere offerta in realtà selezionate. Analoghe condizioni valgono per la strategia di una sola colonscopia nell’arco della vita, attualmente oggetto di un trial di fattibilità in USA.
Non sono disponibili studi sulla riduzione della mortalità usando la colonscopia. Gli argomenti a suo favore sono indiretti. Se la rettosigmoidoscopia, che esamina meno della metà del colon, consente una riduzione della mortalità del 50%, la colonscopia, esaminando tutto il viscere dovrebbe consentire risultati più soddisfacenti con un modesto disturbo addizionale della colonscopia rispetto alla rettosigmoidoscopia. Secondo i dati del National Polyps Study, la colonscopia ha dimostrato di ridurre del 76% l’incidenza del CCR in una popolazione sottoposta a sorveglianza perché affetta da polipi e quasi di azzerare la mortalità.
Uno studio multicentrico italiano in corso di pubblicazione mostra una riduzione di incidenza del 66% rispetto a quella attesa nella popolazione generale, in soggetti sottoposti a colonscopia e polipectomia tra il 1980 e seguiti fino al dicembre 1996. Un altro studio americano condotto in soggetti asintomatici afferenti agli ospedali per veterani negli Stati Uniti ha dimostrato che lesioni polipose (di qualsiasi natura) sono presenti in circa un terzo della popolazione, mentre i polipi avanzati sono molti di meno (8%).