Appartenenza alla Stessa Specie
I criteri per stabilire se uno o più individui appartengono alla stessa specie sono vari. Vanno specialmente ricordati i seguenti: morfologico, fisiologico, cariolorico, ecologico, sierodiagnostico. Il primo si basa sull’aspetto presentato dagli individui, per cui quando questi hanno caratteristiche molto somiglianti si ascrivono ad una stessa specie, quando le hanno sensibilmente diverse a specie differenti. E’ evidente che detto criterio é molto soggettivo, e si presta ad incorrere in molti errori.
Il criterio fisiologico, che forse é quello che dà più affidamento, si basa sulla fecondità reciproca, nel senso che si ritengono appartenere alla stessa specie individui che si dimostrano interfecondi, e che danno luogo a prole feconda. Se le specie sono vicine, come é del Cavallo e dell’Asino, gli individui possono essere interfecondi; danno, tuttavia, luogo a prole sterile. Infatti dall’unione della Cavalla con l’Asino nasce il Mulo, che però non é capace di riprodursi; dall’unione del Cavallo con l’Asina nasce il Bardotto, pur esso sterile.
Il criterio cariologico tiene conto del numero dei cromosomi, che é costante e caratteristico in tutti gli individui di’una data specie. Esso, tuttavia, può avere solo valore negativo, e non positivo, in quanto se fra individui posti a confronto il numero risulta diverso, ci si può senz’altro orientare verso l’appartenenza a specie differenti, ma se é eguale non può subito ammettersi l’appartenenza alla stessa specie. Si vedrà avanti che lo stesso numero cromosomico può riscontrarsi anche nelle specie più lontane.
Il criterio ecologico si basa su questioni attinenti a distribuzione geografica, a sopportazione specifica di fattori di ambiente, a forme diverse di nutrizione. il criterio é tutt’ altro che preciso, e spesso dà, luogo a seri errori di valutazione. Secondo il criterio sierodiagnostico apparterebbero alla stessa specie individui il cui sangue mescolato insieme non darebbe luogo ad agglutinazione delle cellule sanguigne; l’ag¬glutinazione deporrebbe per l’appartenenza a specie differenti. A tale criterio si deve attribuire scarsissimo valore, dato che é ormai ben noto che anche fra individui, che certamente appartengono alla stessa specie, può aversi l’agglutinazione del sangue; basti al riguardo pensare ai gruppi sanguigni determinati nella specie umana.
In seno alla specie poi si possono distinguere razze e varietà. La razza si può ritenere costituita da un insieme di individui molto simili fra di loro, ma che differiscono per uno o più caratteri ereditari, morfologici, fisiologici, dagli altri individui della stessa specie. E’ ben chiaro che individui appartenenti a razze differenti della stessa specie sono tra loro interfecondi; si tenga presente al riguardo tutte le razze canine e tutte le razze umane; anche fra gli individui delle razze aventi caratteri morfologici molto differenti c’é interfecondità, e nasce prole feconda.
Quando le differenze, che manifestano gruppi di individui di una data specie, stanno in rapporto con talune condizioni ambientali peculiari di determinate zone geografiche, e senza che ciò comporti una modificazione delle condizioni ereditarie, si parla di varietà. I discendenti presentano quei caratteri particolari solo se rimangono nelle condizioni di ambiente che hanno provocato il loro manifestarsi. Ai fini della denominazione per la razza e per la varietà, dopo l’indicazione della specie, si aggiungono rispettivamente i termini razza e varietà.