L’obiettivo primario del trattamento del paziente iperteso è di conseguire la massima riduzione del rischio di morbosità e mortalità cardiovascolare globale a lungo termine. Elevati valori pressori costituiscono un fattore di rischio per la cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiaco, le malattie cardiovascolari, le arteriopatie periferiche e l’insufficienza renale sia nell’uomo che nella donna. I livelli di pressione arteriosa (PA) sono inversamente correlati con la funzione cognitiva e l’ipertensione è associata ad aumentata incidenza di demenza.
La mortalità per cardiopatia ischemica ed ictus aumenta in modo progressivo e lineare a partire da livelli di PA sistolica di 115 mmHg e di PA diastolica di 75 mmHg. Dallo studio Framingham, si rileva come valori pressori pari a 130-139/85-89 mmHg sono risultati associati ad un incremento 2 volte superiore del rischio relativo di malattia cardiovascolare rispetto ai valori di PA al di sotto di 120/80 mmHg.
L’ipertensione arteriosa isolata deve essere classificata sulla base dei valori di PA sistolica indicati per l’ipertensione sisto-diastolica, ma, in concomitanza di ridotta PA diastolica (60-70 mmHg), indicativa di una pressione pulsatoria ampia, deve essere considerata a maggiore rischio. La decisione di iniziare un trattamento farmacologico dipende non solo dal livello di PA, ma anche dal rischio cardiovascolare globale che deve essere valutato mediante anamnesi accurata, esame obiettivo ed esami di laboratorio al fine di identificare sia la presenza di malattia cardiovascolare manifesta, sia la coesistenza di altri fattori di rischio cardiovascolare, nonché la presenza di malattia cardiovascolare subclinica e/o danno d’organo.
I gradi dell’ipertensione
L’ipertensione arteriosa è suddivisa in gradi (da 1 a 3) a seconda dell’entità dell’ipertensione così come risulta nella Tabella sottostante.
I gradi 1,2,3 corrispondono alla classificazione di ipertensione lieve, moderata e grave.
PA sistolica
(mmHg)
PA diastolica
(mmHg)
Ottimale <120 e <80
Normale 120-129 e/o 80-84
Normale-Alta 130-139 e/o 85-89
Ipertensione di grado 1 150-159 e/o 90-99
Ipertensione di grado 2 160-179 e/o 100-109
Ipertensione di grado 3 _180 e/o _110
Ipertensione sistolica
Isolata_140 e <90
Il trattamento della pressione arteriosa deve riferirsi alla gestione globale del paziente con consigli dettagliati sullo stile di vita e col ricorso ponderato alla terapia medica, quando necessario. Cardiopatia Ipertensiva o CIp, vediamone le tipologie:
Cardiopatia ipertensiva sistemica (sinistra), I criteri minimi per la diagnosi di CIp sistemica sono i seguenti:
1) ipertrofia ventricolare sinistra (generalmente concentrica), in assenza di altra patologia cardiovascolare che ragionevolmente possa causarla.
2) storia di ipertensione.
Cardiopatia ipertensiva polmonare (destra) (cuore polmonare): La dilatazione del ventricolo destro e l’ aumento di spessore delle sue pareti, dovute a patologie ventricolari sinistre e a malattie cardiache congenite, non rientrano nella definizione di cuore polmonare.
Per cuore polmonare acuto si intende la dilatazione del ventricolo destro che fa seguito ad embolia polmonare massiva. Il cuore polmonare cronico indica l’ ipertrofia ventricolare destra (e la successiva dilatazione), secondaria a sovraccarico pressorio prolungato, per ostruzione delle arterie ed arteriole polmonari o per compressione o obliterazione dei capillari (ad esempio nell’ enfisema).