Sindrome da Ipertensione Endocranica
La Sindrome da Ipertensione Intracranica è l’insieme dei sintomi e dei segni dovuti alla presenza di un processo espansivo all’interno della cavità cranica.
Le tre componenti che si trovano nella scatola cranica sono:
– Parenchima (80%);
– Liquor (8%);
– Sangue (12%).
La sindrome da ipertensione endocranica è dovuta all’aumento di uno di questi componenti.
Cos’è la PIC?
La PIC, cioè la pressione vigente all’interno della scatola cranica, è determinata dal rapporto tra parenchima, sangue e liquor. Queste tre componenti sono in un certo equilibrio nelle persone che non hanno processi espansivi.
Le costanti di Monroe e Kellie
Monroe e Kellie hanno determinato una costante, che è data dalla somma dei volumi dei vari componenti. L’ipotesi di Monroe-Kellie prevede che, perché la pressione sia costante, la somma dei volumi deve mantenersi invariata.
Vp + Vs + Vl = K
K indica la costante di Kellie, e corrisponde alla pressione. Un aumento di volume di uno di questi tre componenti (parenchima, sangue, liquor) determinerà un aumento dello spazio occupato.
Le variazioni volumetriche encefaliche
In condizioni iniziali però l’aumento dello spazio, dovuto per esempio all’aumento del parenchima per un tumore, è in parte compensato dalla diminuzione dello spazio a disposizione dei ventricoli e del sangue. Quindi anche in chi ha un processo espansivo, soprattutto se accresce lentamente, l’encefalo ha all’inizio una fase di compenso per cui non si determinerà una sindrome da ipertensione endocranica. In totale nella scatola cranica c’è un volume di 1600 cc. Se noi prendessimo un cervello in mano, peserebbe 1500 g.
Le variazioni volumetriche in un primo momento sono tamponate da meccanismi di compenso. Sarà così fino a quando sarà consentito dalla Compliance, che rappresenta la capacità del sistema di subire ulteriori aumenti volumetrici senza che aumenti la pressione. Esaurite le capacità di compenso l’ipertensione endocranica diventerà evidente e aumenterà molto rapidamente.
I normali valori della pressione che si trova all’interno dell’encefalo sono inferiori a 15 mmHg.
Quindi l’aumento di pressione intracranica si può verificare sia in condizioni patologiche che in condizioni fisiologiche.
La pressione intracranica e quella intraspinale sono circa uguali.
Si definisce pressione intracranica lievemente aumentata quando è compresa tra 15 e 20 mmHg. È moderatamente aumentata se compresa tra 21 e 30 mmHg. La sindrome da ipertensione endocranica grave si verifica quando la pressione supera 30 mmHg.
Superato il punto critico della capacità di compliance si sviluppa una sindrome da ipertensione endocranica. In genere è dovuta a:
– Processi espansivi intracranici (tumori, ascessi, emorragie e tutte le lesioni occupanti spazio);
– Ostacolo alla circolazione liquorale;
– Edema cerebrale.
In presenza di qualsiasi processo espansivo il cervello sano reagisce sviluppando un edema. L’edema cerebrale non si trova nel processo espansivo ma si trova nel cervello intorno al processo espansivo. L’edema cerebrale è una delle cause di aumento della pressione intracranica quasi indipendente dalla causa primaria. Tutti i processi espansivi endocranici si complicano con un edema cerebrale. Gli edemi cerebrali sono di due tipi: vasogenici e citotossici. È una reazione del cervello normale, che peggiora ulteriormente la situazione.
DIAGNOSI della Sindrome da Ipertensione Endocranica
La diagnosi è clinica, prevalentemente basata sulla ricerca di sintomi e segni. Oltre a ciò ci sono diagnosi neuro radiologiche basate su Rx, TAC e NMR. L’Rx può indicare dei segni di erosione di strutture della base, che sono dei segni della sindrome da ipertensione endocranica. Molto più spesso si esegue una TAC, che mette in evidenza cosa sta succedendo. Ancora meglio fa la risonanza. In pronto soccorso si fa soprattutto una TAC perché è più rapida e permette di fare diagnosi.
TRATTAMENTO della Sindrome da Ipertensione Endocranica
Se possibile bisogna rimuovere la causa (ematoma, tumore). Soprattutto bisogna trattare l’edema cerebrale, che è una risposta del cervello sano. Si cerca di agire riducendo l’edema, che aggrava la situazione. Quindi si agisce sul cervello sano per dare un poco di spazio in più a quello patologico. L’edema cerebrale si combatte con i diuretici osmotici (glicerolo, mannitolo). L’unico problema si verifica se è rotta la barriera ematoencefalica, che normalmente è integra. Infatti in questo caso si provocherebbe uno stravaso del mannitolo all’interno degli spazi perivascolari, causando un ulteriore aumento della pressione endocranica in un secondo momento.
L’altro farmaco d’eccellenza che viene sempre usato è il cortisone di lunga durata (18-24 ore), come il desametazone.