Prevenzione dell’Arteriosclerosi
Le patologie cardiovascolari ancora oggi rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali arrivando a rappresentare in Europa il 43% della mortalità totale maschile e il 55% della mortalità totale femminile, nonostante il continuo progresso medico in tale campo. Le patologie cardiovascolari si manifestano in modo diverso, tuttavia, possiamo ricordare le principali che sono:
– Malattia coronarica (scompenso cardiaco).
– Aneurisma aortico e Dissecazione aortica.
– Arteriopatia periferica.
– Ictus.
Tali patologie, apparentemente diverse tra di loro, hanno invece un comune denominatore ed una sostanziale comune origine eziopatogenetica determinata da un sottostante danno a livello endoteliale con conseguente disfunzione endoteliale e sviluppo di processo aterosclerotico. La genesi e l’entità di tale danno sono strettamente collegate a quello che è il controllo dei fattori di rischio che vengono solitamente divisi in tre categorie:
– Fattori di rischio non modificabili (età, sesso, familiarità, storia di CVD).
– Fattori di rischio parzialmente modificabili (dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete Mellito).
– Fattori di rischio modificabili (dieta, tabagismo, attività fisica).
Come si evince da tale classificazione i fattori di rischio modificabili (parzialmente o totalmente) sono numerosi e per tale motivo grande importanza ha assunto negli ultimi anni il ruolo della prevenzione in ambito cardiovascolare. Come diceva un vecchio slogan pubblicitario:
“Prevenire è meglio che curare” e tale slogan in ambito cardiovascolare risulta particolarmente adatto e veritiero. Infatti, una prevenzione cardiovascolare condotta in maniera ottimale sul territorio porterebbe a vantaggi notevoli in termini non solo sanitari ma anche sociali ed economici. Risale al 1994 la prima consensus conference su tale argomento, ed è in tale occasione che quindi si è iniziato a porre dei target da perseguire per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. A tale consensus conference ne sono seguite una nel 1998, una nel 2003 sino ad arrivare all’ultima tenutasi nel 2007 nella quale, rispetto alle precedenti consensus, si è posta particolare enfasi sul ruolo dell’attività fisica, sul controllo del peso ed in generale sullo stile di vita del paziente, come vedremo in seguito.
Inoltre, si è posta particolare attenzione sulla individuazione delle priorità e degli obiettivi da raggiungere. Infatti, il primo passo di una buona strategia di prevenzione cardiovascolare consiste nell’individuare innanzitutto quelli che sono i soggetti a più alto rischio ed in tale senso vengono considerati tali:
1. Pazienti con MCV clinicamente nota.
2. Soggetti asintomatici ad elevato rischio di sviluppare MCV a causa di:
– Fattori di rischio multipli che determinano un aumento del rischio cardiovascolare globale.
– Diabete di tipo 2 e di tipo 1 associato a microalbuminuria.
– Livelli notevolmente più elevati dei singoli fattori di rischio, specie se associati a danno d’organo.
3. Parenti stretti di pazienti con insorgenza precoce di MCV o di soggetti a rischio particolarmente elevata. Per tutti gli altri soggetti, per stimare il loro rischio cardiovascolare globale, si possono utilizzare quelle che sono le carte SCORE utilizzate a livello europeo, o le carte CUORE, utilizzate a livello nazionale. Stimato il rischio cardiovascolare del soggetto ed individuati quindi i soggetti che sono a più alto rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare, bisogna intervenire singolarmente o in sinergia su quelli che sono i fattori di rischio modificabili che ricordiamo essere:
– abitudine tabagica.
– pressione arteriosa.
– profilo lipidico.
– profilo glicidico.
– obesità.
– sindrome metabolica.
– fattori psicosociali.