La pedagogia è il sapere dell’educazione, la teorizzazione di quei processi sociali, culturali, e individuali che producono inculturazione, apprendimento, e formazione personale, presenti in tutte le culture e nelle società e che passano da un piano di organizzazione pratica a uno di riflessione teoretica. L’avvento della teoria pedagogica non cancella le pratiche educative tradizionali o in evoluzione ma produce una tensione verso queste: il fatto che la pedagogia stia avendo sempre più un’impronta teorica e riflessiva fa si che ci sia una volontà di revisione e di ricostruzione delle pratiche educative.
In poche parole fa della pedagogia un vero e proprio sapere scientifico dotato di autonomia e specificità teorica. Per quanto i principi guida dell’organizzazione teorica della pedagogia fossero di stampo teologico, scientifico, ideologico il tipo di discorso attraverso il quale si è edificata la teoria pedagogica è di stampo filosofico, solo a partire dal 900’ il nesso pedagogia filosofia è stato rimesso in discussione e sottoposto ad analisi.
Tra l’800 e la prima metà del 900 la pedagogia seguiva uno dei tre modelli:
– Hebertiano: assegna alla pedagogia l’identità di filosofia applicata, di un sapere teoretico filosofico, risolto in teoria dell’azione rivolta a soggetti e a istituzioni, e scandito a sua volta tra psicologia ed etica. Da questa identità emerge un’idea di educazione realistica e idealistica insieme, che unisce pensiero e scienza e che può dare vita ad una vera e propria scienza dell’educazione di cui ogni educatore deve possedere i principi e applicarli nei processi che egli governa, a cominciare da quello dell’istruzione.
– Positivistico: la pedagogia è una scienza di sintesi delle altre scienze, che curva in direzione educativa, cioè applicandole ai processi di formazione individuali e sociali, ma sempre ricavando da esse i modelli e le prassi di intervento. La pedagogia è scienza in quanto assorbe le scienze e si modella come sapere pratico su quelle scienze, mantenendo tra di esse il ruolo di sintesi e di collante in funzione della prassi educativa.
– Idealismo: la pedagogia è una filosofia tout court a discapito di chi la crede dipartita sul dualismo realismo-idealismo hebertiano e degli scientismi e tecnicismi del positivismo.
Certo è che le tre concezioni non sono antitetiche quanto complementari perché mantengono l’approccio filosofico come motore del discorso pedagogico.
L’immagine della pedagogia che emerge da tali concezioni quella di un sapere speculativo, di principi certi che si pongono come fini da cui si ricavano modelli e strategie di realizzazione. Fare pedagogia così significa muovere da principi e applicarli alla fenomenologia dei processi educativi, mantenere un’unità di senso e di prospettiva in questa operazione di passaggio dal modello alle pratiche.
Oggi, dalla seconda metà del 900 tutto il sapere della pedagogia e il ruolo della pedagogia generale viene a ridisegnarsi e riorganizzarsi rispetto al proprio modello epistemico, a partire dagli anni sessanta finisce il modello speculativo e nasce un nuovo paradigma che dalla pedagogia va alle scienze dell’educazione. I piloti del passaggio sono Mialaret, Visalberghi e Piaget.
Quest’ultimo afferma che l’epistemologia genetica rinnova la visione della mente, ne indica i processi cognitivi e ne scandisce le tappe evolutive, delineando momenti e forme del suo sviluppo, essa fissa così nuovi canoni per la pedagogia che si fa scienza sperimentale per statuto e cognitiva per oggetto. La grande novità che possiamo notare è che la pedagogia assume una nuova identità in quanto diventa una scienza sperimentale e cognitiva.
Sebbene ancora negli anni ottanta vi è un dibattito nel quale si discute la pedagogia come scienza distinta e separata dalle scienze dell’educazione, è negli anni novanta che la pedagogia si propone il ruolo di raccordo, coordinamento e orientamento in ogni sapere dell’educazione, essa attraversa e anima le scienze dell’educazione come saperi tesi alla prassi. E’ importante sottolineare che questa nuova identità non perde di vista l’impronta filosofica della pedagogia, custode e attenta del suo iter di riflessività e delle forme che tale iter può assumere.
Così per questa dimensione critica e riflessiva si parla di pedagogia critica ritenendo essa comprendere teoria epistemica e filosofia ermeneutica. Si parla invece di pedagogia generale ritenendo essa essere luogo ove riorganizzare un sapere nel suo ruolo storico-sociale e culturale e nel suo senso obiettivo-costante.
Ancora si parlato di spazio teorico della pedagogia da rifondare volta per volta, settore per settore dislocando il pedagogico generale dentro i vari domini del pensare-agire educativo, in modo da tenere ferma la riflessività e anche la generalità, ma senza arroccamenti nell’autonomia.
La nuova identità della pedagogia non è più quella di una scienza normativa, bensì interpretativa, essa infatti compie un lavoro ermeneutico dentro il complesso sistema dei saperi educativi rivolto a decantare il pedagogico in ogni situazione, in ogni condizione. Rimane importante definire come la pedagogia, e con quali strumenti essa può coordinare le scienze educative: lo fa attraverso tre attività fondamentali:
– Accompagnare: si tratta di porsi dentro i vari saperi come un’ombra o un lievito e disporsi in essi come terzo occhio che li orienta e li guida, per evitare che restino su un terreno strumentale-tecnico o extrapedagogico.
– Intenzione: se l’accompagnamento è l’azione con la quale si coordinano i mezzi e i fini l’intenzione sono i criteri in base ai quali si opera per il raggiungimento dei fini. Per la nuova pedagogia il fine è educativo – formativo e i criteri e principi stanno passando dall’educativo (criteri tradizionali) al formativo (criteri più attuali). E’ alla formazione che è assegnato il ruolo di pilota verso il raggiungimento del fine pertanto è intorno alla formazione che viene a svolgersi il ruolo della pedagogia che ne sottolinea la quota, l’autonomia e la struttura.
– Decantare: il lavoro di intenzionalità non si perde e sfuma nel generale e nell’astratto perché questo va calato dentro i vari problemi e percorsi del sapere-agire pedagogico, va rivissuto in situazione e nei molteplici casi e riaffrontato costantemente come orizzonte di ogni problema (dimensione critica).
La pedagogia è scienza e arte della formazione del soggetto in educazione considerato nei suoi aspetti fisico, intellettuale, morale, sociale, emotivo, affettivo ed essa determina i fini che si debbono attuare mediante il processo educativo e i metodi per conseguirli al meglio. La pedagogia si apre a tre dimensioni:
– Teoretica: in quanto il suo ambito di riflessione va dalla natura dell’uomo all’esperienza educativa e ai valori concepiti come mete e fini da realizzare
– Scientifica: intesa come apertura alle altre scienze umane, indispensabile per la conoscenza e la determinazione particolare della realtà (individuale e sociale e socio-culturale) in cui si opera
– Tecnica: costituita dalla scelta di particolari strumenti e metodi educativi come esito di un’attenta analisi e di confronto tra i risultati ottenuti secondo le due precedenti dimensioni.