Vizi di Refrazione
Cosa sono i Vizi di refrazione o difetti di vista
I Vizi di Refrazione, anche detti difetti di vista, sono una serie di disturbi che comportano il mancato allineamento dei raggi luminosi sulla retina.
Normalmente i raggi luminosi attraversano le diverse strutture diottriche presenti nell’occhio, ovvero cornea e cristallino, per raggiungere poi la retina; in questi disturbi, invece, viene meno questa congruenza dei raggi sulla retina, e di conseguenza l’immagine risulta sfocata. Per ovviare a questi difetti vengono utilizzate delle lenti correttive per riportare il fuoco nella posizione corretta.
La prima struttura che nell’occhio incontra i raggi luminosi è la cornea.
Una volta attraversata la cornea si trovano a contatto con:
- l’umor acqueo,
- il cristallino,
- l’umor vitreo,
- la retina.
La macula
A livello della retina c’è una zona di visione distinta, la zona centrale dal punto di vista funzionale, che è la macula.
La fovea
All’interno della macula c’è una piccola struttura al centro che è la fovea ed è a livello della fovea che devono cadere tutti i raggi luminosi.
Qui, nella porzione centrale come fotorecettori sono presenti esclusivamente i coni, nella porzione più esterna della retina ci sono esclusivamente bastoncelli, nella zona paramaculare abbiamo un insieme di entrambi. Ricordate che i coni sono i fotorecettori della visione distinta o diurna, i bastoncelli invece sono i fotorecettori della visione scotopica o notturna.
Nella macula avviene quella trasformazione dell’impulso luminoso in segnale elettrico e tramite il nervo ottico e le strutture che vengono definite le vie ottiche il segnale arriva fino alla corteccia cerebrale.
Questo il percorso che lo stimolo visivo percorre
Nervo ottico->chiasma ottico(decussano le fibre nasali ma non le temporali che rimangono omolaterali)->tratti ottici->corpi genicolati laterali e da da questi partono:
- le fibre commissurali per i riflessi;
- le radiazioni ottiche->da quest’ultimo si arriva al fondo della scissura calcarina all’area 17 di Brodman nella porzione occipitale dell’encefalo. A livello occipitale abbiamo quindi la corteccia deputata alla visione con un’area visiva primaria e una secondaria.
Le caratteristiche necessarie all’occhio per la messa a fuoco
Le immagini (i raggi luminosi), per essere visti bene, devono cadere a fuoco sulla retina. La capacità di cadere a fuoco dipende da due caratteristiche:
- dalla forma dell’occhio,
- dalla forma della lente.
Messa a fuoco con forma dell’occhio
Con forma dell’occhio si intende il diametro anteroposteriore che è quello che va dal centro della cornea fino al polo posteriore della retina, ovvero alla fovea (può essere anche denominato asse visivo). In condizioni normali questo diametro deve essere di circa 22mm ma rispetto a questa misura si possono avere degli occhi più lunghi o degli occhi più corti. Inoltre consideriamo i raggi luminosi come paralleli se questi provengono dall’infinito o comunque da una distanza superiore ai 3 metri. I raggi luminosi che invece provengono da una distanza inferiore a questa sono detti da “vicino” e arrivano al nostro occhio divergenti tra di loro. Quando parliamo di potere diottrico stiamo parlando della capacità degli strumenti ottici di far convergere i raggi luminosi. Ma in realtà la diottria va a misurare la divergenza, ovvero di quanto i raggi luminoso divergono tra di loro.
Detto questo, a parità di potere diottrico del sistema delle lenti, sia che i raggi vengano da lontano o da vicino, se cadono davanti alla retina vorrà dire che avrò un occhio troppo lungo, se cadono dietro ce l’avrò più corto rispetto al normale.
Messa a fuoco con forma della lente
Al contrario può avvenire che, con dimensioni “normali” del’occhio, noi possiamo comunque avere alterazioni della lente, ad esempio del cristallino, ovvero dell’accomodazione. Inoltre ci possiamo trovare davanti ad una situazione in cui, a distanza uguale, ovvero a diametro anteroposteriore uguale, i raggi luminosi cadono davanti o dietro la retina perché posso avere un sistema diottrico poco potente o troppo debole, ad esempio una cornea poco efficace.
La cornea
La cornea è un segmento di sfera ed in quanto tale ha la capacità di far convergere i raggi luminosi. Se il raggio di curvatura della cornea diminuisce diciamo che diventa più piatta e diminuisce la sua capacità di far convergere. Infatti, invece di far cadere i raggi a fuoco sulla retina, li farà cadere più lontani.
Il cristallino
Stessa cosa per il cristallino. Quando abbiamo parlato dell’accomodazione abbiamo detto che è la capacità del cristallino di far spostare il punto di fuoco del nostro occhio aumentando la curvatura della sua faccia posteriore. Di solito il suo raggio di curvatura è di 10mm. Grazie all’accomodazione, che rilascia le fibre zonulari, il cristallino da piatto diventa più grosso, aumenta così il suo potere di curvatura e quindi il potere di far convergere i raggi luminosi.
Emmetropia ed Ametropia
Quindi in condizioni fisiologiche questo punto di fuoco dovrebbe cadere sulla retina in accomodazione statica, ovvero con il cristallino non accomodato (piatto, teso) che quindi non influisce sul potere di convergenza totale. Se invece il punto di fuoco cade dietro o davanti alla retina, io mi sposto da quella condizione fisiologica, che chiamerò emmetropia, e mi troverò in una situazione che chiamerò ametropia. I vizi di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo ecc.) sono delle ametropie ovvero delle condizioni in cui il mio punto di fuoco non cade sulla retina ma in un punto diverso per diverse cause.
Accomodazione del cristallino
L’accomodazione è quel processo fisiologico di cui è responsabile il cristallino che permette di metter a fuoco i raggi luminosi sulla retina. Ovviamente il maggior potere accomodativo datoci dal cristallino serve quando i raggi provengono da vicino e sono divergenti propri perché il cristallino ingrossa le sue dimensioni, aumenta i diametro anteroposteriore, aumenta il suo raggio di curvatura e quindi il potere diottrico globale del sistema oculare.
Vizi di refrazione e i diversi punti da considerare
Quando studiamo i vizi di refrazione dobbiamo prendere in considerazione oltre al punto di fuoco altri tipi di punti soprattutto :
- il punto remoto,
- il punto prossimo.
Per capire cosa sono dobbiamo fare il discorso fatto finora al contrario e considerare quindi il punto di fuoco e pertanto la macula come punto di partenza dei raggi luminosi e quindi procedere a ritroso come se attraversassero il processo ottico e uscissero fuori dall’occhio.
Punto remoto dell’occhio
Il punto remoto del nostro occhio viene definito come quel punto massimo che noi riusciamo a mettere a fuoco in condizioni di accomodazione statica, cioè a cristallino a riposo, quindi senza accomodazione. In poche parole è il punto massimo che riesco a vedere da lontano. Il punto remoto di un soggetto emmetrope (che non ha un difetto visivo) viene considerato all’infinito. Infatti noi riusciamo a mettere a fuoco le stelle ed essendo queste ad una distanza che viene considerata come infinita vorrà dire che il nostro punto remoto è da considerarsi un punto all’infinito.
Punto prossimo dell’occhio
Il punto prossimo invece è il punto che riesco a mettere a fuoco in condizioni di massima accomodazione, quindi è il punto più vicino che riesco a mettere a fuoco. In un occhio emmetrope questo punto è a 25 cm.
Ergo nel soggetto emmetrope il mio range di visione tra vicino e lontano è tra 25 cm e l’infinito. Andiamo a vedere cosa succede nelle ametropie